A servizio dei più poveri

Napoli si è ritrovata per celebrare il 43° anniversario della nascita della Comunità di Sant’Egidio, martedì 22 febbraio, in Cattedrale, A concelebrare, con l’arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, i vescovi di Acerra mons. Salvatore Rinaldi, di Avellino mons. Francesco Marino e di Ariano Arpino mons. Giovanni D’Alise. In tanti per celebrare l’anniversario della nascita di quella che era una piccola comunità formata di liceali, oggi diventata una realtà diffu- sa in 73 paesi con 60.000 volontari. Tra i presenti, il Prefetto di Napoli Andrea De Martino, esponenti delle forze dell’ordine, oltre ai numerosi sostenitori della Comunità, nata nel 1968, per volontà di Andrea Riccardi, che si è posto come obiettivo principale il sostegno dei poveri e di tutte quelle categorie che incontrano difficoltà in una realtà come quella odierna, come anziani, immigrati, malati, bambini disadattati, nomadi, handicappati, tossicodipendenti e carcerati.
«Sono anni – ha detto il cardinale Sepe – che ho avuto modo di apprezzare la Comunità anche su altre frontiere cruciali per il mondo in cui viviamo: le frontiere della comunicazione del Vangelo e del dialogo tra le culture e le religioni. E le due cose sono profondamente connesse, in una realtà plurale come è quella in cui viviamo, quando l’immigrazione fa crescere comunità di religione e cultura diverse tra noi, quando lo sviluppo delle comunicazioni crea connessioni mai avvenute tra mondi lontani quando la Chiesa si trova ad essere una confessione in mezzo alle altre, anche se portare di un mes- saggio universale di salvezza e deve diventare una minoranza creativa e comunicativa del vangelo».
Una comunità che, come ha voluto ancora ricordare il Cardinale, ha visto Napoli come la prima città oggetto di missione dopo Roma, in cui era stata fondata. E proprio verso Napoli si è rivolto il pensiero del Cardinale, che ha ricordato il Giubileo che si terrà quest’anno: «Ho parlato col prof. Riccardi e pensiamo di fare a Napoli un convegno con tutte le associazioni che si occupano della povertà del Mondo, in occasione del Giubileo». Si è espressa fortemente la volontà di una Chiesa concreta, in occasione anche della celebrazione della Cattedra di S. Pietro, tant’è che è stato letto proprio il passo del Vangelo in cui Gesù affida la sua chiesa a Simon Pietro, su cui si è incentrata l’omelia del Cardinale. «Gesù interroga i suoi discepoli chiedendogli: chi è Gesù? E Pietro risponde dicendogli che è il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E’ una risposta fondata sulla fede, sull’Amore di Dio. E da lì è nato il primato della Chiesa, che è il servizio che questa ha svolto con tutti i successori di Pietro, un primato di Carità».
«Gesù – prosegue l’arcivescovo – ci interroga davanti al grande mondo in cui il suo nome significa cose diverse, e talvolta anche nulla. Gesù ci interroga davanti alle tragedie della storia, davanti al dolore del mondo, davanti al mistero della forza del male, davanti del male, davanti alla vita, ai dolori e alle spe- ranze della gente di Napoli»
«L’interrogativo di Gesù è profondo ed è rivolto ancora oggi a ciascuno di noi. Non basta rispondere una sola volta, ma siamo sempre interrogati nella vita e dobbiamo dare una risposta netta. Questo vogliamo proclamare oggi: la presenza di una Chiesa forte, fondata sulla pietra e non sulla sabbia, anche quando affronta momenti difficili la Chiesa non crolla e non crollerà mai». Il Cardinale ha voluto lanciare un messaggio molto forte, ribadendo il carattere concreto della Chiesa, che, come nel caso della Comunità di S. Egidio, è presente e vuole esser presente fra tutti gli uomini di questo mondo.

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