A Villaricca la Quarta Lectio Divina del Cardinale Sepe per la Quaresima 2014

Il tempo quaresimale è una preziosa risorsa spirituale in vista della nostra conversione. Accompagnati dalla lectio divina del libro di Rut, impariamo a leggere la nostra vita e, soprattutto, il nostro rapporto con il Signore, affinché egli ci guidi nell’itinerario verso la Pasqua.
Momento della Lectio
Le vie del Signore seguono dei percorsi che agli occhi degli uomini possono sembrare strani.
Il racconto del libro di Rut inizia con il naufragio di ogni prospettiva per un’anziana donna, Noemi, la quale torna sconfitta al suo paese natale, Betlemme, insieme alla nuora, una giovane straniera che, per la sua fedeltà, si guadagna la stima degli abitanti del paese. Costei si rivelerà l’ancora di salvezza che le consente di nutrire speranza per il futuro, perché incontra un parente che, secondo la legge, aveva diritto di riscatto. Si tratta di Booz, il quale accoglie Rut con benevolenza.
Prima che finisca il raccolto, Noemi architetta un piano, eseguito dalla nuora, con il quale l’uomo è sollecitato ad agire. Punto sul vivo, Booz non si concede un momento e vuole risolvere a suo favore la questione superando l’ostacolo di un parente che lo precede nel diritto di riscatto.
Booz dunque salì alla porta della città e lì si sedette. Ed ecco passare colui che aveva il diritto di riscatto e del quale Booz aveva parlato [vv.
1.2]. L’uomo diventa impaziente di risolvere il caso, poiché è chiaramente innamorato di Rut. Perciò si reca di mattina nel luogo tradizionalmente deputato per risolvere le questioni legali, alle porte della città, dove incontrare e discutere con il parente che aveva la precedenza nel diritto di riscatto. Appena lo vede, lo chiama per iniziare la trattativa davanti al maggior numero possibile di testimoni.
E Booz proseguì: “Quando acquisterai il campo da Noemi, tu dovrai acquistare anche Rut, la moabita, moglie del defunto, per mantenere il nome del defunto sulla sua eredità” [v. 5].
L’uomo entra subito nel merito della questione, chiamando questo parente e dieci anziani della città a testimoni. Egli illustra il problema: Noemi dispone del campo appartenuto al marito defunto e vorrebbe venderlo. Essendo questo parente il primo ad avere diritto di riscatto, può comprarlo, altrimenti lo acquisterà Booz. Non ci addentriamo nei complessi ragionamenti storici e legali, ma registriamo con sorpresa che Noemi aveva ancora qualche proprietà, senza però la possibilità di lavorarla per ricavarne da vivere. Inoltre, non avendo figli, non poteva lasciarlo in eredità ad alcuno.
Perciò, l’occasione di ampliare il proprio patrimonio, per chi aveva il diritto di riscatto, era molto ghiotta.
Ci chiediamo come mai Booz insista tanto, al punto che il parente risponde di voler comprare il campo ed esercitare il diritto di riscatto.
Proprio allora, però, c’è l’inghippo: Booz presenta la sua intenzione di sposare Rut per dare discendenza al suo defunto marito.
L’eredità acquistata da questo parente, il quale sperava di fare soltanto un buon affare, a tal punto, avrebbe potuto essere rivendicata dal figlio di Booz e Rut.
Anticamente in Israele vigeva quest’usanza in relazione al diritto di riscatto o alla permuta: per convalidare un atto, uno si toglieva il sandalo e lo dava all’altro [v. 7]. Di fronte a questo ragionamento fatto da Booz, il parente anonimo ritira precipitosamente il suo impegno all’acquisto del campo. Il testo biblico apre una parentesi per spiegarci un’antica usanza: colui che rinuncia a un suo diritto si toglie la calzatura e la consegna all’altro contraente. Questo gesto equivaleva a una firma sotto un contratto.
In tal modo, alla presenza dei dieci anziani e di numeroso pubblico, questo parente rinuncia al suo diritto e consente a Booz, secondo in linea di successione, di esercitarlo. Da parte sua, questi ha risolto la questione con tutti i crismi della legalità e può mantenere la promessa fatta a Rut.
Allora Booz disse agli anziani e a tutta la gente: “Voi siete oggi testimoni che io ho acquistato tutto quanto apparteneva a Elimèlec, a Chilion e a Maclon dalle mani di Noemi, e che ho preso anche in moglie Rut” [vv. 9.10a]. Ormai la faccenda è stata conclusa in modo legale, perciò Booz fa una dichiarazione davanti all’assemblea riunita alle porte della città. Due aspetti egli intende ribadire: il primo è che egli ha acquistato da Noemi quanto apparteneva a Elimèlek e ai suoi figli defunti in Moab; il secondo, non meno importante, è che egli sposa Rut per dare discendenza al parente morto.
Si tratta di due impegni pubblici, di cui sono testimoni i cittadini di Betlemme, che conoscono bene la storia di Noemi e hanno imparato a conoscere la bontà di Rut. Inoltre, essi sanno bene quanto sia rispettabile Booz, il quale ha dimostrato abilità e onestà nel condurre la faccenda.
Il Signore renda la donna, che entra in casa tua, come Rachele e Lia, le due donne che edificarono la casa d’Israele [v. 11]. Il pubblico chiamato a testimone, finora rimasto muto, innalza un canto di lode, con il quale approva e sottoscrive il suo gradimento all’operazione appena terminata. Essi mostrano di essere particolarmente contenti del matrimonio di Booz con Rut, la quale viene perfino paragonata alle due grandi matriarche Rachele e Lia, le mogli che hanno dato a Giacobbe i dodici figli, da cui sono uscite le tribù d’Israele. Notevole, poi, è l’augurio di benedizione e prosperità rivolto a Booz, che inizia una nuova vita con la famiglia formata sposando la giovane Rut.
Momento della meditatio
La lectio ci ha illustrato il senso del brano; abbiamo raccolto tutto il necessario per compiere la meditatio, durante la quale confrontiamo il testo con altre parti della Scrittura e con la realtà della vita cristiana, per fare propositi di conversione.
Preferiamo focalizzare la nostra attenzione su due temi che emergono dal testo: in primo luogo la legalità; in secondo il matrimonio.
Cominciamo dalla legalità. Dal racconto emerge la preoccupazione da parte di Booz di affrontare la vicenda seguendo la legge, la quale stabilisce procedure e passaggi che garantiscono i diritti di tutti. Egli avrebbe potuto far valere un altro tipo di diritto: quello del più forte, che si afferma con l’arroganza, con la violenza e la prepotenza. Accecato dall’amore per Rut e allettato dall’accrescimento del suo patrimonio, avrebbe potuto agire così. Invece, si preoccupa di seguire le regole affinché non ci sia contestazione, spirito di contesa e di rivalsa, bensì consenso unanime e pacifico.
La legalità non è un semplice fatto formale.
È uno dei grandi pilastri su cui si regge la società, la convivenza civile. Il rispetto delle regole è anche rispetto degli altri, dei loro diritti. È opportuno che si insegni questo fin dai primi anni di vita ai nostri ragazzi e ai giovani. In particolare, siano già i genitori a educare i propri figli a questi valori, facendo capire loro che le “raccomandazioni”, le prepotenze, lo scavalcare le leggi sono cose ingiuste, procurano danni e, soprattutto, attirano risentimenti e invidie; possono scatenare altre ingiustizie e rendono la vita della società un vero inferno.
Ricordiamo che «il rispetto delle leggi è garanzia di incorruttibilità e l’incorruttibilità rende vicini a Dio», come dice il libro della Sapienza al capitolo 6.
Passiamo al secondo tema: il matrimonio, argomento divenuto molto delicato da diversi anni a questa parte. Nella Bibbia se ne parla molte volte e nel libro di Rut il matrimonio rappresenta addirittura lo scopo vero dei due protagonisti.
Essi pensano di aver realizzato il piano divino, il quale, però, si prolunga e li sorpassa, come vedremo alla conclusione dell’intero racconto. Bisogna notare, tuttavia, che il matrimonio è considerato in tutta la sua valenza positiva. Con esso i due protagonisti trovano finalmente la felicità e la realizzazione. Infatti, Booz era un uomo rispettabile e ricco, ma gli mancava al fianco una donna; Rut aveva tante buone qualità, ma occorreva che avesse il contesto giusto per esprimerle.
Il racconto biblico non ha paura di alludere anche a un altro aspetto essenziale: l’amore tra un uomo e una donna. Il matrimonio non potrebbe esistere senza l’amore, che è in primo luogo la capacità di sapersi sacrificare per l’altro e dargli il meglio di sé. Purtroppo, oggi c’è una grande confusione su quest’argomento, perché non esiste un’educazione ai sentimenti, ma soltanto egoismo e superficialità. Che cosa rimane della capacità di sapersi donare all’altro in maniera gratuita, spontanea, genuina? A tal proposito, vi leggo quanto dice il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes al numero 49: «Per tener fede costantemente agli impegni di questa vocazione cristiana si richiede una virtù fuori del comune; è per questo che i coniugi, resi forti dalla grazia per una vita santa, coltiveranno assiduamente la fermezza dell’amore, la grandezza d’animo, lo spirito di sacrificio e li domanderanno nella loro preghiera.
Ma l’autentico amore coniugale godrà più alta stima e si formerà al riguardo una sana opinione pubblica, se i coniugi cristiani danno testimonianza di fedeltà e di armonia nell’amore come anche di sollecitudine nell’educazione dei figli, e se assumono la loro responsabilità nel necessario rinnovamento culturale, psicologico e sociale a favore del matrimonio e della famiglia».
Momento dell’actio
Anche se la Quaresima è ormai avanzata, non vuol dire che non siamo in tempo per prendere degli impegni concreti. Quanto alla legalità, al rispetto delle regole, all’onestà, vorrei esprimervi tutto il mio auspicio: i cristiani di Napoli sappiano essere da esempio per tutti i cittadini, dimostrando come vivere questi valori sia uno dei necessari e irrinunciabili pilastri di un’ordinata e giusta vita civile. Solo così si può dare anche la dignità che spetta alla politica, non raramente infangata da episodi di illegalità e indifferenza per i diritti, in particolare dei più deboli. Queste cose le ho già dette numerose volte nelle mie lettere pastorali e in diversi interventi. Mi auguro di veder aumentare le persone di buona volontà che vogliano dedicarsi al servizio degli altri.
A voi coniugi, inoltre, desidero rivolgere un’accorata esortazione: siate per i vostri figli un esempio luminoso di dedizione e sacrificio, di amore grande e di reciproca donazione, facendo trasparire con chiarezza il fulgore dell’alleanza matrimoniale che un giorno avete promesso davanti al Signore e alla Chiesa con generosità. Vivete in pienezza le vostre promesse e la bellezza di illustrare, con il vostro amore, il progetto originario di Dio: gli esseri umani uniti da sentimenti fraterni e in pace con Lui. Vi sia di aiuto la Vergine Maria e interceda per voi il santo considerato l’alter Christus, Francesco, che ha cantato e testimoniato l’amore per tutte le creature.
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