Città del Vaticano – “Questa visita rappresenta una svolta storica per i rapporti tra cattolici e ortodossi, ma è anche il segno di un cambiamento nel dialogo tra le nostre due Chiese che in futuro, a Dio piacendo, potranno intraprendere la strada dell’unità”.
Questo, in sintesi, il senso del messaggio inviato al Papa che Alessio II affidò al cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli ed ex Prefetto di Propaganda Fide, quando lo scorso primo ottobre lo ricevette ufficialmente a Mosca. “Una visita dal profondo significato”, dopo anni di gelo tra Vaticano e Patriarcato russo, ricorda Sepe, l’ultimo alto esponente della gerarchia pontificia ricevuto dal leader ortodosso scomparso.
Cardinale Sepe, lei è stato l’ultimo inviato papale ad essere stato ricevuto da Alessio II. Come fu accolto?
“Con grande affetto fraterno che il compianto patriarca mi manifestò molto spontaneamente. Fu un incontro intenso e pieno di significato che mi colpì e, sotto un certo aspetto, mi meravigliò”.
Quale fu l’aspetto che la colpì maggiormente di quell’incontro?
“Il profondo senso di spiritualità che Alessio II trasmetteva ai suoi interlocutori e che verificai, piacevolmente, nel corso del nostro colloquio che durò un’ora e mezza, e non i programmati 30 minuti. Veramente una grande personalità e un grande mistico, con un alto senso di fraternità e di amicizia che mi manifestò subito venendomi incontro all’ingresso del Patriarcato, senza aspettare, come da protocollo, nel suo ufficio. Una accoglienza veramente straordinaria al di là delle più rosee previsioni”.
Di cosa parlaste durante quell’ora e mezza di colloquio?
“Parlammo come due fratelli. E confesso che rimasi favorevolmente sorpreso nel sentire dalla sua bocca molti riferimenti all’unità dei cristiani. Quasi si commosse quando gli regalai una reliquia di San Gennaro. La prese con emozione e, prima di poggiarla sull’altare, la baciò, dicendo che quella reliquia è un “segno di unità perché San Gennaro è il santo del tempo della Chiesa unita. E il sangue dei martiri non può che unirci””.
Nessun accenno alle polemiche coi cattolici e alle accuse di proselitismo che Mosca ha lanciato al Vaticano?
“No, abbiamo significativamente parlato solo di unità e toccato esclusivamente argomenti che stanno a cuore alle due Chiese, come la difesa delle radici cristiane dell’Europa, molto sentita dal popolo russo, le sfide del materialismo e della scristianizzazione, la difesa della vita. Scoprendo, in definitiva, che il terreno comune che ci unisce è veramente immenso e che c’è da entrambe le parti un grandissimo desiderio di incontrarsi. Tematiche che lo stesso Alessio II scrisse nel messaggio che portai al Papa. Veramente una svolta storica”.