Berardo Atonna
Episcopio, 1 luglio 1843 - 4 marzo 1917
Profilo biografico
Giuseppe Atonna nacque ad Episcopio, frazione di Sarno (provincia di Salerno), il 1° luglio del 1843, da Raffaele e Maria Domenica D’Angelo. Fu battezzato lo stesso giorno nella parrocchia-cattedrale di San Michele Arcangelo. L’educazione familiare e il contatto con gli zii sacerdoti fecero germogliare in lui la vocazione religiosa e sacerdotale. Il 16 agosto 1859 a Napoli si presentò al convento di Santa Lucia al Monte, sede provincializia dei Frati Minori Alcantarini. Il 28 agosto 1859 nel convento di Santa Maria Occorrevole di Piedimonte d’Alife, vestì l’abito francescano e assunse il nome di Fra Berardo del Cuore di Gesù . Il 4 settembre 1860 emise la professione dei voti semplici Nel 1863 fu trasferito al convento di San Francesco a Marcianise, dove si preparò per la ricezione degli ordini minori. Il 2 luglio 1865 venne ordinato diacono a Napoli dal Servo di Dio monsignor Luigi Sodo, Vescovo di Telese o Cerreto. Fu ordinato sacerdote a Napoli il 18 febbraio del 1866 da monsignor Pietro Cilento, Arcivescovo di Rossano. Fu quindi trasferito di comunità nel convento di Santa Maria Capua Vetere dove celebrò la sua prima Messa. L’8 dicembre 1868 emise la professione solenne. Con l’avvento delle leggi eversive e la chiusura dei conventi il Servo di Dio dovette ritornare a Sarno. Tuttavia, continuò a dedicarsi con zelo all’apostolato, edificando spiritualmente i suoi concittadini, ritirandosi spesso sull’eremo dei Santi Cosma e Damiano sulla collina del Saretto. In questo tempo poté frequentare, su suggerimento del Commissario provinciale degli Alcantarini, un corso di morale a Napoli, in attesa di tempi migliori. Tornato a Sarno si unì a due altri due confratelli per condividere una forma di vita comunitaria nel Palazzo Barbaroli. Appena fu possibile ripristinare la vita religiosa, il Servo di Dio venne inviato a Piedimonte d’Alife nel convento di Santa Maria Occorrevole, che divenne il punto di partenza delle sue innumerevoli missioni al popolo. Padre Berardo sviluppò in Campania, Lazio, Umbria e Puglia un fecondo apostolato di predicazione, di direzione spirituale, di guida sapiente e prudente nella confessione. Tra gli innumerevoli personaggi che egli ebbe modo di incontrare, si possono ricordare: il Beato Bartolo Longo, fondatore del santuario della Madonna di Pompei; Santa Maria Cristina Brando, fondatrice delle Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato di Casoria; la Beata Serafina Micheli, fondatrice delle Suore degli Angeli Adoratrici della SS. Trinità; la Serva di Dio Maria di Gesù Landi, fondatrice delle Ancelle della Chiesa; 1 L’uso del cognome religioso, proprio della tradizione alcantarina, è decaduto in seguito all’unificazione “leonina” delle famiglie francescane e di conseguenza nel lemma della Causa. 2 Introduzione generale la Serva di Dio Barbara Micarelli, fondatrice delle Suore Francescane di Gesù Bambino; don Vincenzo Gargiulo fondatore delle Suore Francescane Alcantarine di Castellammare di Stabia. Amante della povertà francescana, scelse senza esitazioni e senza resistenze la via stretta dell’alcantarinismo napoletano. Quando vi fu la fusione delle famiglie francescane, pur amando assai la tradizione “stretta” del proprio ramo, obbedì prontamente. Il suo amore per il saio francescano fu ampiamente riconosciuto dai suoi confratelli: fu definitore provinciale, quindi maestro dei novizi, guardiano del convento a Piedimonte d’Alife, infine Ministro provinciale della Provincia di Principato sotto l’invocazione di San Giacomo della Marca dal 1902 al 1905. Dotato di un grande spirito di carità verso il prossimo, scrisse un libretto dal titolo Il balsamo degli infermi, che regalava agli ammalati durante le visite che faceva loro. E quando la calunnia bussò alla sua porta per una violenta campagna denigratoria del signor Francesco Cosenza nei suoi confronti, ebbe verso di lui un atteggiamento di perdono, che non gli fece tuttavia dimenticare la necessità di salvaguardare il suo onore e quello di Antonietta Fiorillo, moglie del Cosenza. Nel 1909 il Tribunale Civile di Napoli non riconobbe – come voleva Francesco Cosenza, parte attrice della Causa – l’incapacità di intendere e di volere della Fiorillo e, conseguentemente, negò l’accusa verso il Servo di Dio di circonduzione d’incapace. La questione era nata, in realtà, dal grande spirito di carità che animava il Servo di Dio. Sulla collina di Capodimonte, poco distante dal convento delle Suore Stimmatine, vi era una villa di proprietà della signora Antonietta Fiorillo, sua figlia spirituale. La signora, il 4 ottobre del 1906, aveva aperto un ospizio per donne anziane e fanciulle orfane. Alcune terziarie francescane offrirono il loro prezioso aiuto, mentre la guida spirituale fu affidata al Servo di Dio. In seguito, la signora Fiorillo e Padre Berardo entrarono in contatto con l’Istituto delle Suore Francescane Missionarie di Maria a cui chiesero la conduzione dell’opera. L’8 dicembre 1911 le suore entrarono nella villa, aprendo una loro comunità. Molte delle terziarie, che già vi dimoravano, chiesero a loro volta alla Superiora Generale e ottennero di ricevere il velo. Il Servo di Dio, già vecchio e malato, offrì il suo aiuto spirituale e materiale alla comunità e, con i dovuti permessi del suo provinciale, Padre Geremia Olivieri, che poi testimoniò nel Processo di beatificazione, fu ospite in una dipendenza di Villa Fiorillo. Qui Padre Berardo celebrò il suo giubileo di professione il 16 gennaio 1914. Rassegnato e sofferente, impedito nei movimenti, il Servo di Dio si avviò al tramonto con operosità e zelo, confessando, guidando spiritualmente molte persone di diversi stati di vita. Assistito dai vicini confratelli del convento della Sanità, 2 Si fa presente che la sigla di un Ordine religioso viene inserita solo quando non si tratta di un frate minore. Introduzione generale 3 dopo che Padre Modesto Trinchese gli ebbe amministrato gli ultimi sacramenti, all’alba del 4 marzo del 1917 morì. Il suo corpo fu esposto nella chiesa delle Suore Stimmatine al Tondo di Capodimonte. I funerali si celebrarono il 6 marzo alla presenza del Ministro provinciale e di un grande concorso di popolo. Fu sepolto nella cappella degli Alcantarini nel cimitero di Poggioreale. Nel 1929 le sue spoglie mortali furono traslate