Cari fratelli e sorelle, in questo tempo forte di Avvento, il Signore ci invita a metterci in cammino per incontrarlo e gioire del suo “Natale”. Questa “chiamata”, mi fa venire alla mente l’immagine di un popolo in cammino, quasi una lunga e solenne processione che si snoda lungo i sentieri della storia, tutti insieme gomito a gomito in segno di solidarietà e di accompagnamento reciproco. È un camminare comune verso la speranza, cantando per allentare la fatica e danzando per superare i momenti di sfiducia e di abbandono. Così camminando, sperando e cantando si progredisce «nell’impegno costruttivo, di bellezza e concretezza, di armonia e progresso sociale» (Lettera pastorale
“Canta e cammina” 4).
L’immagine mi è stata suggerita dalla prima Lettura che ascolteremo nella Messa della prima Domenica di Avvento. Il profeta Isaia invita tutti a salire sul monte del Signore per incontrarsi nel tempio del Dio di Giacobbe «perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri» (2, 1-5). Il profeta invita i popoli della terra a camminare nella luce del Signore, perché le tenebre non prevarranno. A quanti camminano nella notte del mondo, Isaia propone di sognare, di attendere il compimento di una speranza che ci portiamo dentro, con il coraggio di credere che le spade diventeranno aratri, che le lance possono diventare falci. Il sogno si realizza.
È dinanzi a noi una prospettiva nuova, diversa, non lontana da noi, ma già dentro di noi, nel nostro cuore.
Basta rimuovere le miopie dal quotidiano della nostra vita per accorgersi che intorno sono visibili i segni di una nuova vita che annunciano la novità del Figlio di Dio che si incarna. Sono i segni della fedeltà di Dio, che cammina con noi, anzi ci precede sulle vie della storia. La nostra santa Chiesa di Napoli cammina e canta, sogna e spera, consola e desidera divenire consolazione per gli uomini e le donne di questa nostra terra, nella fedeltà allo Sposo sapendo
«di essere il punto di confluenza di tutte le attese, le inquietudini, i sogni e le delusioni; di ascoltare, piangere e gioire con tutti; di considerare la sua missione il titolo più alto per intervenire a favore della sua città» (Lettera pastorale “Canta e cammina” 32).
Per questo, la nostra Comunità ecclesiale non vuole essere una comunità sedentaria; non desidera essere cercata quanto cercare, non è autoreferenziale ma aperta all’ascolto e all’accoglienza di tutti senza alcuna distinzione.
La nostra Chiesa è di tutti, vive per tutti.
La sua vocazione è camminare. Non già un camminare solitario, ma in compagnia di Dio: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto fare in questi quarant’anni nel deserto» (Dt 8, 2). Erri De Luca spiega che il cammino di Israele nell’esodo era guidato dalla nube, presenza di Dio, che stendeva la sua ombra nel deserto come un tappeto, quasi un sentiero dotato di “segnaletica celeste”.
L’Avvento che ci sta dinanzi è proprio questo cammino orientato al Natale del Signore, è il dono di Dio all’umanità sfiancata da una crisi interminabile, terrorizzata dalle diverse forme di inquinamento di terre e di mari, inerme dinanzi all’insorgenza di gravi malattie. Cristo nasce in questo contesto, si incarna in questa nostra terra conosciuta come la “terra dei fuochi”. La sua venuta non è uno scontro ma un incontro con l’umanità. Il Messia itinerante desidera camminare con noi, respirare l’aria inquinata e maleodorante delle nostre terre, saccheggiate dai troppi silenzi e dai gravi peccati di omissione. Questa immane tragedia ecologica offende il Creatore, ferisce la terra che è di Dio ed espropria la nostra gente di un bene comune.
Con il profeta Isaia diciamo al nostro popolo: «Alza la tua voce con forza. Alza la voce, non temere» (40, 9-10).
Il Bambino che nasce a Betlemme si fa pellegrino e ospite in mezzo a noi, «pianta la sua tenda in mezzo a noi»
(Gv 1, 14) condividendo la provvisorietà di quanti si mettono in cammino, i disagi e le privazioni di quanti non hanno fissa dimora. Un autore moderno, Christian Bobin chiama Gesù «l’uomo che cammina» senza sosta, senza mai riposare, sempre alla ricerca dell’uomo. Scopriamo così la vocazione dell'”homo viator” splendidamente descritta dall’autore ignoto dei “Racconti di un pellegrino russo”: «Per grazia di Dio sono un uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, per vocazione pellegrino della specie più misera, errante di luogo in luogo. I miei beni terrestri sono una bisaccia sul dorso con un po’ di pan secco e, nella tasca interna del camiciotto, la Sacra Bibbia. Null’altro».
L’itinerario di questo pellegrino ignoto è l’itinerario di ogni uomo che si affida docilmente alla Parola di Dio sino a lasciare ogni cosa per amore.
L’Avvento è il cammino di ogni cristiano verso Betlemme; semmai ci fossimo assopiti, saranno gli angeli nella Notte santa a ridestarci e a rivelarci il segno: «un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia».
Dalla contemplazione del mistero natalizio si riprende ancora il cammino per portare all’umanità il lieto messaggio.
Ci accompagni la Madonna Santa che sempre ci precede nel cammino verso Cristo e ci precede nella sollecitudine verso i fratelli. Nella sua salita verso le montagne della Giudea per assistere la cugina Elisabetta, Maria è icona del cammino della Chiesa missionaria della Parola e serva dei fratelli.Auguro alla Comunità diocesana di vivere con gioia la stagione dell’Avvento e di avviarsi camminando e cantando incontro al Signore che viene.
*Arcivescovo Metropolita di Napoli