Candida

4 settembre
Profilo biografico

Nel Martirologio Romano sono commemorate il 4 settembre due sante napoletane, ambedue di nome Candida, una delle quali sarebbe vissuta nel I sec. E l’altra nel VI. La notizia della prima Candida proviene dalla recente, leggendaria biografia di Aspreno, primo vescovo di Napoli. Ivi si narra che Candida, donna anziana, fu la prima a incontrare l’apostolo Pietro sbarcato a Napoli durante il suo viaggio a Roma, da lui fu guarita da un mal di capo e battezzata. Ricordandosi poi che un suo parente, Aspreno, giaceva a letto ammalato da venti anni, Candida pregò l’apostolo che lo guarisse. Dopo la partenza di Pietro da Napoli, Candida visse nella preghiera, nei digiuni e facendo buone opere e, alla sua morte, avvenuta il 4 settembre, fu sepolta nella chiesa che lo stesso apostolo aveva dedicato e nella quale aveva celebrato la Messa.

La seconda Candida fu accolta nel Martirologio Romano dopo la scoperta (1525) di un sepolcro marmoreo sito nella chiesa di S. Andrea di Napoli e recante un titolo metrico di dodici versi (CIL, X, n. 1537), seguito da un epitafio. Nel titolo si parla delle virtù d’una Candida, donna d’ingegno di specchiati costumi e madre esemplare; nell’epitafio si attesta che morì a ca. cinquant’anni d’età, il 10 settembre 586. Un maldestro agiografo (BHL, I, p. 230, n. 1538) fraintese i dati epigrafici, leggendo IV Sept. (4 settembre) invece che IV Id. Sept. (10 sett.), scambiando l’imperatore Maurizio per un papa, ecc. Le notizie, così alterate, dell’epitafio, combinate con quelle del titolo amplificate col racconto di alcuni miracoli, passarono a costituire la parte storica del Proprio napoletano, dove Candida ebbe la sua festa il 4 settembre (l’errore di data passò poi nel Martirologio Romano).

Sembra certo che nessuna delle due Candida sopra ricordate abbia diritto agli onori del culto. Della seconda, infatti, prima della scoperta del sepolcro non si aveva a Napoli nessuna notizia e, d’altra parte, il suo epitafio non accenna in alcun modo a un culto prestatole, né lascia supporre una santità della defunta. Della prima si può legittimamente pensare che il fantasioso autore della Vita di Aspreno, vissuto dopo il sec. IX, abbia tratto lo spunto per il suo episodio di Calvo proprio dall’epitafio del sec. VI.

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