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L'invito rivolto ai fedeli da Don Mimmo Battaglia alla Domenica delle Palme

Ho cominciato la Settimana Santa, trascorrendo la giornata di ieri (sabato) prima nel carcere di Secondigliano, tra i fratelli lì detenuti, e poi all’Ospedale pediatrico Pausilipon per abbracciare una bambina che purtroppo è in gravissime condizioni”.

Con questo doloroso ricordo l’Arcivescovo ha avviato l’ omelia della Domenica delle Palme,  durante la Messa nella Chiesa Cattedrale, al termine della processione delle palme lungo via Duomo, dopo la liturgia iniziata nella Chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella.

Sbarre comunque. Sbarre quelle varcate per entrare nella Casa circondariale di Secondigliano. Sbarre quelle del lettino dell’Ospedale Pausilipon dove si trova una ragazzina gravemente ammalata.

Nel carcere, ieri don Mimmo è stato accolto dalla dott. Giulia Russo, direttrice del penitenziario, e dal Commissario capo della Polizia Penitenziaria Ciro Cozzolino, dai generosi volontari coordinati da don Giovanni Russo e, nella speciale occasione, da don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane.

Don Mimmo ha voluto salutare la “Chiesa dietro le sbarre” e ha rivolto parole di speranza ai detenuti impegnati nei diversi laboratori, sottolineando che la loro storia non si può identificare con l’errore di ciascuno. Anche la liuteria, ha aggiunto, è un segno importante rispetto al valore della vita: con il legno dei barconi che trasportano i migranti, segno di speranza ma anche di morte, le mani dei detenuti, un tempo sporche di morte, ora producono strumenti che fanno risuonare vibrazioni della vita sofferente.

Poi c’è stata la celebrazione della Messa: sono stati benedetti i rami di ulivo, ci sono stati canti di un piccolo coro di detenuti e, fatto particolare, un detenuto ha suonato meravigliosamente un violoncello.

Qualche detenuto non ha trattenuto le lacrime: il Vangelo della Domenica delle Palme parla di Gesù giudicato da un tribunale, imprigionato, condannato a una morte infame. E, ha detto don Mimmo, nessuno si sente colpevole di quella condanna ingiusta, ognuno la scarica sul sistema, per cui ha invitato i detenuti a non obbedire al sistema della complicità con la criminalità, ma ad obbedire alla propria coscienza, che sa ben indicare da quale parte sta la vita sana e bella.

Poi don Mimmo ha salutato i detenuti dicendo loro che sarebbe andato al Pausilipon e i detenuti lo hanno pregato di portare una carezza a quella mamma la cui figlia è in fin di vita. Non si sa con precisione cosa don Mimmo abbia detto a quella mamma, ma certamente sappiamo che, all’inizio della Settimana Santa, le lacrime di una madre sono state per l’Arcivescovo il battesimo per entrare nelle celebrazioni di rito e continuare a portarsi nei luoghi della marginalità e della sofferenza.

Giovedì Santo 6 aprile, infatti, don Mimmo sarà nel campo rom a Scampia per la liturgia della lavanda dei piedi, testimoniando la presenza della Chiesa per affermare la dignità umana di quanti sono costretti a vivere di stenti e in condizioni disagiate. Venerdì 7 aprile, inoltre, dopo i riti liturgici previsti, i giovani cattolici accompagneranno il proprio Vescovo lungo le strade della periferia di Ponticelli per il pio esercizio della Via Crucis, cui prenderà parte anche il maestro Enzo Avitabile. La presenza della Chiesa nei luoghi della povertà educativa è segno dell’impegno a promuovere un Patto che porti ad una possibile resurrezione sociale, della quale siano protagonisti i ragazzi dei quartieri più difficili di questa città.

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