Chiamati a servire

La Parola di Dio di questa Domenica ci aiuta a riflettere e a vivere con intensità spirituale questa liturgia eucaristica durante la quale conferirò il sacramento dell’Ordine, nel grado del diaconato, a questi nostri sei cari giovani che sono in cammino per giungere alla meta del sacerdozio ministeriale.
“Gesù riprese a parlare loro in parabole …….”. Gesù si trova nel tempio di Gerusalemme. Sono gli ultimi giorni della sua vita terrena; l’ora della passione si avvicina. Davanti a sé ha i capi dei sacerdoti e i farisei che tramano contro di lui cercando un’occasione per catturarlo. Gesù risponde a questi attacchi
raccontando parabole .
“Il Regno dei cieli è simile ad un re, che fece una festa di nozze per suo figlio”.
Tutto comincia con una festa e con il desiderio che questa festa possa riuscire nel migliore dei modi. A questo re preme più di ogni altra cosa, che la partecipazione al banchetto di nozze di suo figlio sia piena e aperta a tutti. Ma riceve uno smacco; la sua offerta, gratuita e generosa non è accolta, anzi è fortemente respinta.
I chiamati si chiudono nei loro interessi e nella banalità delle proprie cose, mostrando anche “fastidio” per una chiamata che vuole cambiare la loro vita.
Invece, rifiutano l’invito! Ci fa meditare e suscita quasi commozione questo Dio che non si stanca di chiamare, di fare appelli e aprire a tutti la festa in onore di suo figlio.
Cari ordinandi, voi avete accolto l’invito di Dio e tra poco riceverete il “vestito ” sacramentale che vi abilita ad agire nel nome del Figlio, il Cristo, Figlio servo e obbediente: ” Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello” (Ap. 19,9).
Il vostro sì, convinto e incondizionato, è un “sì” ad una festa, ad un banchetto di nozze , non ad un dovere da compiere, ad un compito gravoso da assolvere, ad un comandamento da osservare , ma ad un atto di amore e di gratuità da corrispondere.
Cari ordinandi, tra poco pronunzierete il vostro sì al Signore che vi ha invitato a prendere parte alla sua gioia, a vestirvi dell’abito della carità per servire come il Maestro, i poveri e gli affamati. Fatevi poveri per servire i poveri, non salendo sul piedistallo, ma chinandovi per lavare loro i piedi.
Ma questa dimensione caritativa, fondamentale per il vostro ministero diaconale, si svuoterebbe e perderebbe la sua identità, se non fosse alimentata dalla preghiera, che è l’anima di ogni agire cristiano ed è anche l’impegno che assumerete quando, tra poco, il Vescovo vi domanderà: ” Volete custodire ed alimentare nel vostro stato di vita lo “spirito di orazione” e adempiere fedelmente l’impegno della liturgia delle ore, secondo la vostra condizione, insieme con il popolo di Dio e per la Chiesa e il mondo intero?”.
Il vostro sì, sarà un impegno ad una preghiera certamente personale , ma specialmente ecclesiale e addirittura universale, per il mondo intero. La preghiera è l’imprescindibile condizione del vostro servizio diaconale.
È la preghiera infatti, che fonda e rinsalda la comunione con la Chiesa peregrinante e con la Chiesa celeste, ed esprime l’autentica solidarietà con le ansie e le sofferenze dei fratelli e sorelle della nostra Chiesa e di tutta l’umanità.
Ogni preghiera ecclesiale è, in qualche modo, preghiera di tutto il corpo di Cristo, com’è nella natura del nostro essere Chiesa.
Gesù è l’uomo Dio fattosi preghiera; è il nostro Maestro: “Signore, insegnaci a pregare”, “Padre nostro”: la nostra preghiera mette sempre Dio al primo posto: è preghiera di ringraziamento e di lode; è benedizione; è proclamazione delle opere meravigliose che Dio ha compiuto in noi; è anche riconoscimento della nostra condizione creaturale, fatta di limiti e di fragilità; è fiducia in quel Padre che porta all’abbandono della sua volontà. “Sia fatta la tua volontà”, è l’atteggiamento di donazione sacrificale per i fratelli e sorelle che siamo chiamati a servire.
Questo dinamismo del dono di sé è l’espressione ed esercizio fecondo di quella diaconia che porta con sé, come ha fatto Cristo, ogni povertà e ogni dolore umano, con la potenza risanante dell’amore. Così la preghiera diventa viva, concreta, incarnata nella realtà delle persone e delle situazioni in cui viviamo. Il diacono nella sua preghiera personale e ecclesiale, fa proprie le domande della Chiesa e le ansie degli uomini, sollevandole verso Cristo perché Egli le porti nelle sue mani dalla terra al cielo, fino al cuore del Padre.
Cari ordinandi, con il Sacramento che tra poco riceverete, lo Spirito vi convoca alla preghiera per essere fedeli a Cristo che vi ha chiamati; alla comunità alla quale sarete inviati; alla Chiesa universale e alla nostra Chiesa napoletana che rappresentiamo; all’umanità per la quale preghiamo.
Questa immersione sacramentale vi inserisce nella comunione ecclesiale e vi rende attivi e responsabili del cammino giubilare che, nel nome del Signore, stiamo compiendo perché la nostra Chiesa, che si apre al mondo, sia messaggera e testimone dell’amore del Padre verso tutti i suoi figli.
Maria Santissima, umile e semplice di cuore, che ha dichiarato il suo “sì” incondizionato alla volontà di Dio e si è fatta serva del suo Figlio benedetto, vi guidi in questo cammino diaconale e vi faccia innamorare sempre di più del suo Figlio Gesù.
“A Maronna v’accumpagne”.
@ Crescenzio Card. Sepe
Arcivescovo Metropolita di Napoli

condividi su