Chiusura dell’Anno della Fede

Il Cardinale Crescenzio Sepe ha concluso, questa sera, l’Anno della Fede, con la partecipazione del Vescovo Ausiliare, mons. Lucio Lemmo, dei Vicari dei Decani e di tutte le componenti ecclesiali dell’Arcidiocesi. Prima della Celebrazione Eucaristica nella Chiesa Cattedrale, il Cardinale ha presieduto, nella Basilica di Santa Restituta, la Liturgia per il rinnovo delle promesse battesimali e della professione di fede.

 

Chiusura Anno della Fede – 24 novembre 2013________________Cari fratelli e sorelle,         In quest’ultima domenica del Tempo Ordinario, nella quale la liturgia ci fa celebrare la festa di Cristo, Signore dell’Universo, siamo invitati, in comunione con tutta la Chiesa, a ringraziare Dio per il dono dell’Anno della Fede che, indetto dal Papa emerito Benedetto XVI, oggi si conclude.         Prima di iniziare questa celebrazione eucaristica, nella Cappella di S. Restituta abbiamo partecipato alla cerimonia di professione della nostra fede, rinnovando il nostro impegno a comunicare la fede, educare alla fede e vivere la fede, come ci aveva indicato il piano pastorale del 2008, stabilendo le linee programmatiche e metodologiche che hanno segnato il cammino pastorale della nostra Diocesi. Oggi simbolicamente si chiude la “Porta Fidei”, ma si apre l’impegno a incarnare la fede con rinnovato vigore e generosità.         Se c’è un insegnamento che abbiamo ricevuto in quest’anno della fede, che ha visto la Chiesa intera impegnata a rendere ragione della propria fede davanti al mondo, è stata la riscoperta della gioia che ci deriva dalla coscienza di essere testimoni e annunciatori di un dono che il Signore ha posto nei nostri cuori.         La fonte della nostra fede è Cristo che ci chiama, nell’oggi della Chiesa, ad aprire le nostre porte e andare nel mondo per annunziare a tutti gli uomini la Buona Novella e il messaggio di salvezza a quanti, vivendo senza speranza perché chiusi in se stessi, hanno perso il senso del proprio vivere.         “Oggi sarai con me in paradiso” è la promessa che Gesù fa all’uomo-malfattore  che riconosce nel Crocifisso il Figlio di Dio. Quest’uomo è il simbolo, il rappresentante di tutta l’umanità, degli uomini e delle donne di ogni tempo, che aspirano ad una nuova vita, che anelano al bene che vorrebbero ma che non sanno realizzare, forse perché non c’è chi fa conoscere loro il Pastore buono, venuto a cercare e salvare chi si è allontanato o si è perduto per le strade del male.         Si chiude l’Anno della Fede e si apre il futuro ricco di speranza se sapremo essere sale e lievito del mondo, testimoni e profeti di un Dio che ci precede sulle vie della storia e si fa nostro compagno di viaggio.         È questo il  cammino che deve permeare e caratterizzare il nostro essere Chiesa a Napoli.         Per questo, vogliamo recuperare il nostro entusiasmo missionario, riscoprendo ogni giorno la vera identità della nostra fede, l’impegno ad aprirci profeticamente al mondo e alla storia.         Quando apriamo le porte delle nostre case, delle nostre chiese, ci imbattiamo in una folla di uomini e donne ricchi di tanta umanità e generosità, ma anche di tante sofferenze, umiliazioni e disagi: è come se incontrassimo un esercito di sconfitti, di umiliati e di disperati. Se avessimo il coraggio di domandare loro: chi siete? Ci risponderebbero che sono degli sbandati alla ricerca della propria dignità umana, della propria identità, e ci chiedono di spezzare con loro il pane della vita, della solidarietà, dell’amicizia. E se noi domandassimo loro perché ci chiedono questo, essi risponderebbero che sono nostri  fratelli, membri della stessa famiglia umana, carne della nostra umanità, figli dello stesso Dio che si è fatto uomo e si è caricato dei loro mali e delle loro sofferenze; quel Dio che, dalla Croce, regna come Signore dell’universo e dell’umanità.                                                                   Di fronte a questa umanità che ci interpella, come reagiamo?   Chiuderemo gli occhi e passeremo oltre oppure ci impegneremo ad accompagnarli, offrendo loro quanto possediamo ed abbiamo ricevuto: amore, solidarietà e amicizia?         Se risponderemo a questa chiamata, la nostra fede sarà  vera, incarnata, responsabile. Nell’incontro con Dio in Cristo, suscita l’amore e apre all’altro, così che, come scrive Papa Benedetto, “l’amore del prossimo non è più un comandamento imposto per così dire dall’esterno, ma una conseguenza derivante dalla fede che diventa operante” (Deus Caritas est, 31a).         Fede e carità: intreccio indissolubile; luce che illumina la nostra vita, ci precede e ci sollecita ad andare dai nostri fratelli e a servirli con lo stesso amore e con la stessa forza di Dio, spezzando il pane della Parola di Dio, rendendoli partecipi della Buona Notizia del Vangelo.         Canta e Cammina! È l’inno che eleviamo al Signore al termine di questo Anno della Fede; ma è anche l’impegno responsabile e gioioso che osserviamo come Chiesa di Napoli per rispondere all’invito del Maestro di andare e raccontare  a tutti quanto Egli ha detto e ha fatto  per noi.         Chiediamo a Maria SS.ma, Madre della Fede, di proteggerci nel nostro cammino, ravvivando la nostra Fede nel suo figlio, morto e risorto e fortificando il nostro amore verso ogni fratello e sorella che incontreremo nella nostra vita.                  Dio vi benedica e                  ‘a Maronna v’accumpagna!

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