Concerto per la Pace in Siria al Teatro San Carlo

Buona sera a tutti. Sono veramente lieto di rivolgere a voi tutti un caro saluto. Lo faccio ben volentieri, esternando un sentimento di gioia che provo in questo momento: E’ proprio bello questo nostro incontro, questo ritrovarci insieme questa sera. E’ la musica che ci unisce, ma sono i nostri cuori che, in ciascuno di noi, ritmano le note della pace, irradiandola sulle ali della universalità della musica.
Grazie di cuore, pertanto, al Teatro San Carlo, alla Soprintendente professoressa Purchia, a tutti i musicisti, ai tecnici e agli organizzatori per questa straordinaria iniziativa di un eccezionale concerto che è dedicato alla pace e onora Napoli, facendoci sentire tutti volontari della pace o, come dice l’evangelista Matteo nel meraviglioso brano delle Beatitudini, operatori di Pace e per questo chiamati figli di Dio.
Beati gli operatori di Pace, infatti, è detto nel brano evangelico, la cui lettura ci esalta, ma ci riempie anche di doveri e di responsabilità, perché la chiave per aprire nuovi spiragli ad un futuro di speranza viene posta nelle mani di ogni uomo che deve sentire forte e urgente l’impegno ad aprirsi al fratello e al diverso, al conterraneo e allo straniero, al vicino e al conoscente, nel perseguimento del bene comune, rifiutando ogni forma di egoismo, di sopraffazione e di violenza.
Questo vuole dire che si diventa uomo di pace, costruttore di pace quando si è educati alla giustizia e al rispetto dell’altro. Senza giustizia, d’altra parte, non c’è pace né dentro la Chiesa, nè fuori di essa, non c’è pace nelle famiglie, non c’è pace nella società. La cronaca giornaliera ne è la prova evidente: la violenza cresce là dove la giustizia è rifiutata o mortificata.
C’è bisogno di un segno forte di responsabilità e di cambiamento nelle coscienze da parte di tutti e soprattutto da parte di quanti si dimostrano indifferenti di fronte ai drammi umani, che continuano a mietere numerose vittime, compresi purtroppo bambini e donne innocenti, come sta avvenendo in Siria e in altre parti del mondo.
Troppa violenza, una violenza che sa di arroganza, di aggressione e di predominio sulle donne, sugli uomini, sui bambini, esercitando anche con cinismo e forza omicida un presunto potere  o diritto.
Ci si sta disabituando al linguaggio della civile convivenza, della solidarietà, della tolleranza, del rispetto per l’altro e, quindi, si sta diventando insensibili al linguaggio della giustizia e della pace, che non possono essere disgiunte perché là dove non c’è giustizia non ci potrà essere la pace.
Trovo pertanto molto bello e di grande sensibilità umana l’iniziativa assunta dal Teatro San Carlo di coniugare il gesto di musica per la pace con il gesto di amore per i fratelli poveri, proponendo a tutti noi qui riuniti, ma anche a quanti non sono presenti, la condivisione del progetto Caritas “Aggiungi un pasto a tavola”, perché la strada della pace passa attraverso l’indispensabile silenzio delle armi, ma richiede anche l’abbattimento delle ingiustizie sociali e, quindi, la lotta alla povertà, alla miseria e alla fame che, purtroppo, già da qualche tempo stanno attraversando le nostre città, le nostre famiglie, i nostri fratelli.
Grazie ancora, quindi, al Teatro San Carlo che, nel richiamare alla nostra mente e ai nostri cuori il valore della pace, ha voluto richiamare anche il valore della giustizia, facendoci elevare un pensiero di fraternità umana per i nostri fratelli siriani, ma anche dei nostri fratelli che hanno bisogno di nutrimento.Crescenzio Card. Sepe
Arcivescovo Metropolita di Napoli

 
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