Conferenza stampa dei Vescovi della Campania, presieduta dal Cardinale Sepe

-in allegato il documento “Evangelizzare la pietà popolare. Norme per le feste popolari” preparato dalla Conferenza Episcopale Campana

Presentato durante la conferenza, presieduta dal Cardinale Sepe, che ha introdotto i lavori, il documento “Evangelizzare la pietà popolare. Norme per le feste popolari” preparato dalla Conferenza Episcopale Campana. La presentazione del documento  e’ stata fatta da mons. Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto Sannita; sono intervenuti, rispondendo a domande dei giornalisti, i Vescovi mons. Luigi Moretti, Vescovo di Salerno, mons. Ciro Miniero, Vescovo di Vallo della Lucania, mons. Beniamino De Palma, Vescovo di Nola e  mons. Antonio Di Donna, Vescovo Ausiliare di Napoli e segretario della Conferenza Episcopale Campana.
 
 
 
Norme per lo svolgimento delle feste religiose a carattere popolare.
Sono state definite dalla Conferenza Episcopale Campana 
 
Le feste popolari all’attenzione della Conferenza Episcopale Campana. I Vescovi hanno elaborato le linee per l’evangelizzazione della pietà popolare.
La problematicità non è nuova ed è stata più volte oggetto di riflessione da parte
dell’episcopato in una regione, come la Campania,ricca di feste popolari,che registrano, talvolta, disfunzioni, che, pertanto, rendono la problematica molto delicata. 
Preoccupa, in particolare, il rischio d i una ingerenza malavitosa, che con fermezza la Chiesa condanna e respinge. Tale ingerenza ovviamente può accadere nelle manifestazioni pubbliche ( processioni e feste …).
Spesso le feste popolari nella nostra regione hanno solo la parvenza del sacro; esse,
svuotate del loro contenuto cristiano non rendono credibile la fede da parte dei lontani. Recentemente, le Istituzioni civili preposte alla cura dell’ordine pubblico hanno emesso direttive, volte ad evitare tentativi di infiltrazione della criminalità  organizzata nelle feste popolari e religiose. Esse chiedono controlli sulla posizione  penale dei soggetti responsabili nelle feste e sulle fonti di finanziamento di queste.
Si comprende che é molto sottile la linea di confine tra la manifestazione religiosa e i festeggiamenti civili.
I Vescovi ribadiscono che le feste religiose ( in particolare le processioni ) sono di esclusiva competenza e autorizzazione dell’autorità ecclesiastica , che coinvolge, in genere, la forza pubblica locale per il necessario servizio di vigilanza e sicurezza.  Inoltre, distinguono dette feste dalle altre manifestazioni che nulla hanno di religioso e non sono riferibili all’autorità ecclesiastica, perché attengono ad appositi comitati,a
consuetudini locali, a motivazioni culturali o folcloristiche.
Come si è detto, si tratta di un tema delicato che richiede unità di azione, in quanto
le nostre Diocesi sono territorialmente legate l’una all’altra.
Il soggetto principale dell’organizzazione delle feste popolari deve essere il Consiglio pastorale parrocchiale.
Il Comitato della festa deve essere espressione di tale Consiglio e se ne assume la responsabilità, collaborando con le istituzioni civili circa i rischi di infiltrazione malavitosa.
Per superare le carenze di tali manifestazioni  e perché i loro valori non vadano dispersi,  occorre un lungo lavoro d i evangelizzazione e di purificazione. Tale  lavoro deve essere accompagnato da norme precise, la cui applicazione può comportare anche il coraggio della impopolarità.
 
 
 
 
In primo luogo le feste popolari devono essere autorizzate dal Vescovo e preparate
dal Consiglio  pastorale parrocchiale che può avvalersi di un Comitato esterno,
presieduto dal parroco e costituito da persone che si distinguono per impegno  ecclesiale e onestà di vita.
Il Comitato non dovrebbe essere permanente ma restare  In carica per la sola celebrazione della festa.
Il programma dovrebbe  essere approvato dalla Curia in tempo congruo.
Gli organizzatori delle feste devono impegnarsi a rispettare le norme vigenti,sia canoniche che civili, anche negli aspetti f iscali secondo le indicazioni della CEI.
Il momento ludico-esterno  è un elemento importante della festa e non va staccato
dal momento religioso,ma non è concepibile che la festa religiosa si riduca a manifestazione paganeggiante, soprattutto con sperpero di denaro. L’equilibrio dei
due poli della festa ( quello celebrativo e quello ludico ) è frutto di sapiente dosaggio.
Queste, in sintesi, le indicazioni dei Vescovi della Campania:
Le feste sono momenti importanti della vita religiosa di una comunità. Ogni nuova festa necessita perciò di espressa autorizzazione dell’Ordinario.
La festa sia preparata con un “novenario” o “settenario” o “triduo”, dando ampio spazio all’ascolto della Parola di Dio, secondo un programma preparato dal Consiglio Pastorale Parrocchiale.
Si concluda la preparazione con un gesto di solidarietà all’interno o anche fuori dei confini parrocchiali.
Il momento ludico è un elemento importante della festa: non va trascurato! Non deve essere però prevalente e staccato dal momento religioso.
Nell’organizzazione concreta il Consiglio Parrocchiale può avvalersi di un Comitato esterno, di cui comunque devono far parte alcuni membri del Consiglio stesso.
Ogni comitato va costituito secondo queste tassative norme:
sia sempre presieduto dal parroco che lo forma, chiamando a farne parte persone che si distinguono per impegno ecclesiale e onestà di vita;
non sia permanente, ma resti in carica per la sola celebrazione della festa, secondo il programma di massima preparato dal Consiglio Parrocchiale ed approvato dalla curia almeno un mese prima;
si impegni a rispettare le norme vigenti, sia canoniche che civili, e a redigere entro un mese il bilancio consuntivo della festa.
le feste esterne siano celebrate nei giorni stabiliti dal calendario liturgico. E’ consentito conservare date tradizionali diverse, purché non coincidano con solennità che godono di assoluta precedenza (Pasqua, Ascensione, Pentecoste, Corpus Domini, SS. Trinità);
le Confraternite non possono organizzare feste, né possono costituirsi autonomamente in comitato senza l’autorizzazione del parroco; sono tenute comunque ad osservare le presenti norme;
sono rigorosamente vietati spettacoli leggeri o di altro tipo, che non diano garanzia nei contenuti, nel linguaggio, nell’abbigliamento, nell’organizzazione per rispetto del decoro e della dignità che una festa religiosa richiede.
La processione è una espressione pubblica di fede. Perciò non è consentito lasciarla in balia dello spontaneismo, bensì occorre curarla e guidarla.
Pertanto:
Le processioni si possono tenere solo se c’è un concorso di popolo.
Il corteo, guidato dal sacerdote o da un diacono, sia organizzato in modo da favorire il raccoglimento e la preghiera.
Non è lecito attaccare denari alla statua che peraltro non può essere messa all’asta e trasportata dai migliori offerenti. Non è consentito ugualmente raccogliere offerte e fermare la processione mentre si sparano fuochi artificiali.
I comitati non possono in nessun modo interferire nella processione.
Secondo itinerari concordati con il Consiglio Pastorale Parrocchiale le processioni seguano le vie principali e siano di breve durata, contenute possibilmente nello spazio di due ore.
Parte delle offerte raccolte in occasione della festa sia riservata a gesti di carità e a rendere più belle le nostre chiese.
Pellegrinaggi e santuari
Il pellegrinaggio, esperienza religiosa universale, è un’ espressione tipica della pietà popolare.
La partenza sia opportunamente caratterizzata da un momento di preghiera nella chiesa parrocchiale oppure in un’altra più adatta.
L’accoglienza dei pellegrini potrà dare luogo a una sorta di “liturgia della soglia” mentre la permanenza nel santuario costituirà il momento più intenso del pellegrinaggio e sarà caratterizzato dall’impegno di conversione, opportunamente ratificato dal sacramento della riconciliazione e dalla celebrazione eucaristica, culmine del pellegrinaggio stesso.
Il santuario è un segno della presenza attiva, salvifica del Signore nella storia; è un luogo di sosta dove il popolo di Dio, pellegrinante nelle vie del mondo verso la Città futura, riprende vigore per proseguire il cammino.
Pertanto:
I cortei diretti ai santuari che ostentano stendardi religiosi coperti di denaro o che trasportano, danzando, trofei votivi sono proibiti. Come proibite sono le manifestazioni di isterismo che profanano il luogo sacro e impediscono la devota e decorosa celebrazione della liturgia.
I punti vendita di “ricordi” non siano sistemati all’interno dell’aula liturgica e non abbiano l’apparenza di un mercato.

I santuari siano luoghi di evangelizzazione, di carità, di cultura e di impegno ecumenico, sensibile alla grave e urgente istanza dell’unità di tutti i credenti in Cristo, unico Signore e Salvatore.

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