Attraverso le vicende di Rut, donna coraggiosa e di sua suocera Noemi lo Spirito Santo ci propone spunti di riflessione e impegni per la conversione della nostra vita. Siamo chiamati ogni giorno a convertirci, tuttavia la Quaresima rimane il periodo più propizio, per giungere a Pasqua avendo compiuto qualche passo avanti sulla via della santità.
Affidiamoci, allora, a san Giuseppe e a sant’Anna, venerata nella comunità parrocchiale di Boscotrecase affinché l’ascolto della Parola ci porti un buon frutto.
Momento della Lectio
Il Libro di Rut narra la storia sfortunata di una famiglia di Betlemme che era emigrata cercando lavoro nel paese di Moab, corrispondente all’attuale Giordania meridionale. Morti il capofamiglia Elimèlek e i due suoi figli, l’anziana moglie Noemi vuole congedare le nuore per fare ritorno in patria, dove nel frattempo la situazione era migliorata. Una delle due nuore, Rut, insiste per rimanere con la suocera, seguendola nella sua terra.
Questa giovane donna ebbe il coraggio di rinunciare a ricostruirsi una vita nella propria patria e di gettarsi alle spalle il suo passato per abbracciare un nuovo popolo e, soprattutto, affidarsi a un Dio che non era quello dei suoi antenati. Proprio questo Dio aprirà una strada di “riscatto” sia per l’amareggiata e sconfortata Noemi che per l’intrepida Rut.
Noemi aveva un parente da parte del marito, un uomo altolocato della famiglia di Elimèlec, che si chiamava Booz (v. 1) Noemi e Rut sono a Betlemme e sperano di trovare lì quell’aiuto di cui hanno bisogno. Esse sono due vedove e in una società patriarcale come quella ebraica sono “condannate” alla povertà. L’unica possibilità è il lavoro servile o il sostegno di uno tra i parenti del defunto marito. Perciò entra in scena il personaggio Booz, uomo benestante e parente di Elimèlek, il cui nome richiama l’idea della forza e della potenza.
Booz disse al sovrintendente dei mietitori:
“Di chi è questa giovane?”. Il sovrintendente dei mietitori rispose: “È una giovane moabita, quella tornata con Noemi dai campi di Moab [vv. 5 6]. Rut sa bene che occorre cercare cibo per sopravvivere.
Pertanto inizia a spigolare, approfittando della disposizione della legge che, in Deuteronomio, al capitolo 24, versetto 19, dice:
«Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova, perché il Signore, tuo Dio, ti benedica in ogni lavoro delle tue mani». La donna va nella campagna di Booz, ma lei non lo conosce. Viene però notata da lui, che si mostra molto incuriosito da quella presenza estranea. Da notare che Booz non chiede “chi è quella giovane?”, ma “di chi è quella giovane?”, ossia a chi appartiene.
Allora Booz disse a Rut: “Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un altro campo” [v. 8].
Informato dal sovrintendente dei mietitori, Booz viene a sapere ciò che tutti sanno a Betlemme. Non solo, Rut ha lavorato tutto il giorno senza quasi riposare. Tutto questo accresce l’interesse dell’uomo per la straniera, che si comporta in modo molto corretto. Nel primo dialogo tra i due, il potente Booz si rivolge con benevolenza verso l’inerme Rut, offrendole la sua protezione. Noi lettori intuiamo che nel cuore di Booz si fa strada una simpatia verso Rut, perché non ha abbandonato la suocera.
La donna si meraviglia di tanta benevolenza, ma l’uomo le spiega che la fama del suo comportamento la precede e la onora. Per questo Booz, come troviamo al versetto 12, si fa strumento della benedizione divina.
Poi, al momento del pasto, Booz le disse:
“Avvicìnati, mangia un po’ di pane e intingi il boccone nell’aceto” [v. 14]. Le intenzioni dell’uomo sono chiare: proteggere questa donna, che merita l’aiuto per la sua bontà e per la sua fiducia nel Signore Dio, anche se non lo conosce ancora bene. Booz, quindi, la ammette tra i suoi servi e le sue serve, le offre da mangiare e dà precise disposizioni circa il trattamento di Rut, la quale dev’essere favorita in ogni modo.
La moabita è stata accolta dal padrone Booz molto paternamente ed è stata anche ammessa, lei straniera, a mangiare insieme ai giudei, il popolo di Noemi nel quale aveva scelto di vivere. Da parte sua, Booz ha assicurato a lei e alla suocera la sopravvivenza e il cibo per l’intera stagione del raccolto e per tutto il tempo che dureranno le scorte di orzo che Rut riuscirà ad accumulare.
Sua suocera vide ciò che aveva spigolato. Rut tirò fuori quanto le era rimasto del pasto e glielo diede [v. 18]. Terminata la giornata, Rut torna a casa da Noemi, ansiosa di raccontarle com’è andata. Anche l’anziana donna era desiderosa di sapere, soprattutto vedendo l’abbondante frutto del lavoro della nuora. Certamente era stata preoccupata per ciò che le sarebbe potuto capitare, ma rimane stupita per l’abbondante raccolto che aveva portato.
Il capitolo secondo del libro di Rut si avvia alla conclusione con Noemi che finalmente torna a sentirsi sollevata. Ha saputo che Rut ha spigolato nella campagna di Booz, del quale dice:
«Quest’uomo è un nostro parente stretto» e, soprattutto, comincia a riconoscere che la mano del Signore agisce risarcendole della sua amarezza: «Sia benedetto dal Signore, che non ha rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti!». Sono state poste le premesse per il prosieguo della storia, che riserverà ancora qualche sorpresa da parte del Signore, il quale sceglie ciò che nel mondo è debole per confondere i forti.
Momento della Meditatio
La lectio cede il passo alla meditatio, ossia al confronto tra il testo proclamato e altre parti della Scrittura, per giungere, al termine, a fare discernimento sulla realtà della nostra vita cristiana.
Concentriamoci, allora, su due temi: in primo luogo la condivisione tra le generazioni; in secondo luogo il mondo del lavoro per le donne.
Cominciamo dalla condivisione tra le generazioni.
Da una persona che non apparteneva al popolo d’Israele sarebbe stato difficile attendersi un comportamento tanto caritatevole come quello di Rut nei confronti dell’anziana suocera. La moabita, quindi, dimostra un senso spiccato per la condivisione: Booz le offre da mangiare ed ella ne conserva una porzione per la suocera che l’attende a casa. Va a lavorare, spigolando nei campi, non solo per sé ma anche per Noemi, non più in grado di stare una giornata intera nei campi.
Il comportamento di Rut è sconvolgente:
per lei la suocera non è un peso, un fastidio, un fardello. Lei avrebbe potuto lamentarsi di dover provvedere anche a Noemi, invece non si sottrae al compito, svolgendolo in maniera egregia. Vi dico questo, pensando a quanti anziani sono considerati ai nostri tempi un peso morto per una società come la nostra. Quanta tristezza nel vedere genitori anziani e malandati, abbandonati in una casa di riposo dai figli, i quali dimostrano interesse soltanto per la spartizione dell’eredità! La Sacra Scrittura ha parole di lode per quei figli che, invece, assistono i loro genitori come essi sono stati assistiti quand’erano piccoli.
In un altro bel libro biblico, Raguele, il suocero di Tobia, consiglia alla figlia Sara una regola di condotta importante: «Va’ dai tuoi suoceri, poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita.
Va’ in pace, figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita».
E nella prima lettera a Timoteo, al capitolo 5, versetti 3 e 4, si raccomanda: «Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove; ma se una vedova ha figli o nipoti, essi imparino prima ad adempiere i loro doveri verso quelli della propria famiglia e a contraccambiare i loro genitori: questa infatti è cosa gradita a Dio».
Veniamo ora al secondo tema: il mondo del lavoro per le donne. Noemi sa bene quanto sia difficile per una donna, per di più straniera, lavorare in un contesto fortemente patriarcale.
Ancor oggi non è sempre semplice per le donne farsi accettare sul posto di lavoro e avere pari opportunità con gli uomini. Rut poteva essere esposta a ogni genere di angherie e di molestie perché era “senza diritti”, non apparteneva a nessun uomo, in quanto vedova, ed era senza protezione di un familiare come un padre o un fratello. Il mondo antico era particolarmente severo verso le donne che “uscivano” dal loro ruolo tradizionale, trasgredendo una divisione delle competenze che era stata loro imposta.
Il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, al numero 295, ci ricorda un dato importante:
«Il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale, perciò va garantita la presenza delle donne anche in ambito lavorativo. Il primo indispensabile passo in tale direzione è la concreta possibilità di accesso alla formazione professionale [
]. La persistenza di molte forme di discriminazione offensive della dignità e vocazione della donna nella sfera del lavoro è dovuta ad una lunga serie di condizionamenti penalizzanti per la donna».
Purtroppo, la cronaca ci informa continuamente di soprusi, violenze e sperequazioni intollerabili a svantaggio della donna, che deve svolgere non solo i suoi compiti lavorativi, ma anche quelli di moglie e madre, spesso senza aiuto e considerazione per le sue legittime esigenze.
Momento dell’Actio
Giunge adesso il momento degli impegni concreti, utili non solo per la Quaresima, ma per la vita intera. La vicenda di Rut e di Noemi non può che suggerire ciò che abbiamo indicato nella meditatio: la vicinanza solidale e amorevole verso gli anziani, a cominciare dai propri genitori e parenti, come ammonisce la prima lettera di Timoteo. Come sottrarsi a un dovere del genere? Con quale coscienza abbandonare coloro che ci hanno generato e si sono sacrificati tanto per noi? E se anche non fossero stati dei genitori eccelsi, come permettersi di giudicarli? Non si dice sempre che fare i genitori è il mestiere più difficile del mondo? Siamo poi tanto sicuri di riuscire come genitori meglio dei nostri? Consegno a voi tutte queste domande, assicurandovi che un cristiano che vive il Vangelo non può ignorare quest’aspetto fondamentale, perché la sua testimonianza di fede ne risulterebbe praticamente compromessa e non credibile.
L’altro impegno riguarda la testimonianza sul posto di lavoro, nel quale occorre far presente i valori di uguaglianza e combattere le discriminazioni, come quella basata sul sesso. Le donne sia messe in grado di svolgere il proprio prezioso ruolo, che è un arricchimento per la società, per l’economia e per la qualità della vita.
Contemporaneamente, invito le donne a non trascurare il loro apporto insostituibile nella famiglia, coinvolgendo mariti e figli nella condivisione delle responsabilità e nella crescita dell’armonia, della serenità e dell’amore vicendevole. Questo è essenziale per il bene di tutti!* Crescenzio Card. Sepe
Arcivescovo Metropolita di Napoli