Cappellani

Chi sono,cosa fanno i Cappellani a Poggioreale e Secondigliano

Le condizioni di vita all’interno delle strutture carcerarie variano a seconda del tipo di carcere e talvolta della discrezionalità delle autorità carcerarie. Di conseguenza, anche la religione, considerata un elemento del trattamento penitenziario, risente in parte di questa ingiustificata diversità dei regimi carcerari. L'attività di assistenza dei ministri di culto è infatti condizionata dal sistema di vita interno, dal numero dei detenuti, dagli spazi disponibili, dagli orari e dalla maggiore o minore disponibilità ed apertura nei confronti dell'elemento religioso da parte degli agenti e della direzione del carcere.

Il ruolo del cappellano carcerario è indubbiamente complesso e richiede, oltre ad una particolare preparazione umana e religiosa, la disponibilità a trascorrere del tempo dietro le sbarre per incontrare, parlare e conoscere i detenuti.

Ma la presenza del cappellano non è soltanto legata "all'annuncio di Cristo", ma ha anche un risvolto di dimensione umana, di conforto morale e di un rapporto personale con il detenuto .

Si può affermare che l'opera del cappellano è essenzialmente condivisione della pena, dell'errore commesso e della sofferenza del carcere. In questa ottica il rapporto personale con il detenuto, anche se difficile da costruire, è importante: diventa, per il recluso, una relazione con la libertà.

Ed è proprio questo rapporto, questa presenza costante accanto al detenuto che permette al cappellano di farsi promotore e difensore dei diritti dei reclusi. Si tratta di una funzione che, riscoperta negli anni '70 con le rivolte dei carcerati e le rivendicazioni dei loro diritti anche da parte di alcuni religiosi, è ancora oggi particolarmente sentita. La maggior parte dei cappellani riconosce l'importanza di questo compito di controllo (non previsto formalmente) ma è allo stesso tempo consapevole della sua delicatezza e dei rischi che il suo esercizio può talvolta comportare.

Il cappellano si occupa oggi in modo specifico della cura del culto religioso, che comprende la celebrazione della messa (normalmente il sabato e la domenica a sezioni separate) e del sacramento della confessione ma svolge anche compiti di assistenza sociale e materiale in questo aiutato dai tanti volontari.

Attraverso la sinergia tra cappellani e volontari, e grazie alla generosa solidarietà di tanta gente comune ma anche di enti ed associazioni si riesce a provvedere alle esigenze concrete dei detenuti, soprattutto di quelli più bisognosi, attraverso la raccolta e la distribuzione del vestiario e delle sigarette, attraverso modesti aiuti finanziari alle loro famigli e assistendoli anche per il disbrigo delle comuni pratiche amministrative

In carcere, quindi, la figura del cappellano è quasi ovunque ben vista dai detenuti, sia cattolici che acattolici. Naturalmente tutto ciò dipende dalla disponibilità dei religiosi e dalla capacità di ascoltare i reclusi. Le richieste di aiuti economici, di sigarette, di telefonate e di contatti con i familiari si mescolano a quelle di assistenza spirituale e morale.

Sicuramente l'ambiente chiuso ed opprimente del carcere, lo scorrere lento del tempo, quando non generano depressione e l'appiattimento morale ed emotivo della persona, favoriscono la riflessione ed il pentimento; la fede religiosa, sollecitata ed incoraggiata costantemente, può quindi apparire come l'unica ed estrema ancora di salvezza: costruire una nuova speranza di vita, in questo il ruolo del cappellano nelle carceri è profondamente essenziale per riportare la pace nel cuore di questi nostri fratelli.

don Franco Esposito

padre Michele Vinzi

Cappellano a Secondigliano

don Raffaele Grimaldi

Cappellano a Secondigliano

padre Luciano Gonzales

Cappellano a Poggioreale

don Gianni de Ronchi

Cappellano a Poggioreale

don Francesco De Luca

Cappellano a Poggioreale

don Franco Esposito

Cappellano a Poggioreale

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