“Caro don Enzo,
è da ieri sera che le tue parole risuonano forti nel mio animo, turbando il riposo e riempiendo la notte di molte inquietudini. Ti ringrazio per questo, perché esistono dei turbamenti necessari e delle inquietudini benedette: come possiamo, infatti, in questa città dormire sonni tranquilli mentre i suoi figli più giovani vengono assassinati sotto lo sguardo degli amici in un momento di serenità e spensieratezza, in luoghi di grande bellezza che si trasformano in pochi minuti in un teatro di gesti efferati? Come può un adulto riposare in questi giorni senza sentire tutto il dolore della famiglia di Francesco Pio e tutta la preoccupazione per i figli di questa città il cui ritmo, come tu giustamente hai detto, è ormai cadenzato da episodi di violenza, da aggressioni e risse, da feriti e morti innocenti!?
Ti prego, fratello caro, di sentire tutta la mia vicinanza e il mio affetto, comunicandolo alla famiglia di Francesco Pio, ora afflitta da un dolore indicibile, e a tutta la tua comunità attonita dinanzi a una morte senza senso. Facciamo sì, tuttavia, che questa tragedia risvegli le coscienze assopite, smuova le miopie di chi non è capace di vedere oltre il proprio ruolo e il proprio interesse, ridesti la dignità di un intero popolo non più rassegnato al fatto che in questa città la morte sia diventata una compagna di strada delle passeggiate dei nostri ragazzi e la violenza un paesaggio costante come il mare che la bagna.
Disarmiamo insieme Napoli! Deve essere un impegno di tutti! Vanno disarmate le mani di coloro che fanno della violenza e della prepotenza il proprio stile di vita! Vanno disarmate le mani di chi crede che un coltello in tasca e una pistola addosso rendano più forti, fino a sentirsi padroni della vita altrui! Vanno disarmate le mani della criminalità organizzata e di tutti coloro che trafficano, vendono, usano armi!
Ma questo non basta: dobbiamo disarmarci anche noi, adulti sempre pronti a cercare di chi è la colpa senza prima interrogare la nostra coscienza, ormai così individualista, indifferente, assuefatta al male. Sì, dobbiamo disarmarci anche noi, imparare veramente a camminare insieme, a unire le energie, evitando egoismi, burocrazie e iniziative solitarie per generare davvero una comunità educante capace di farsi carico dei suoi figli più giovani. Perché sia chiaro a tutti che educazione e sicurezza non sono soluzioni diverse e opposte ma sono due facce della stessa medaglia, la medaglia della responsabilità.
Caro don Enzo, personalmente mi sono stancato anche del termine ormai così asettico e inflazionato di “società civile”, perché la parola civile designa quasi una qualifica acquisita una volta per tutte, data per scontata. Io, invece, vorrei parlare di società “responsabile”, perché la responsabilità è un movimento continuo, è il desiderio, la volontà, l’impegno concreto con cui si risponde ogni giorno all’appello dell’altro, alle necessità e ai diritti di tutti!
Fratello mio, ti prego di abbracciare da parte mia i genitori e i familiari di Francesco Pio a cui voglio esprimere tutta la mia solidarietà e quella della Chiesa di Napoli: sono in questa terra da pochi anni ma sono invece già tanti, troppi, i dolori incontrati, le sofferenze di genitori, figli, fratelli, sorelle e amici di tante vite spezzate da una violenza indicibile!
Un abbraccio lo rivolgo anche a te e alla tua comunità: ci siamo conosciuti preparando il percorso del Patto Educativo e, nel leggere le tue parole, ho sentito dentro di me il tuo dolore e ho percepito la rabbia che provi dinanzi a questa ingiustizia e che stai cercando con tutto te stesso di incanalare in percorsi nuovi, segnati dall’impegno educativo, dalla giustizia e dalla pace. Abbracciando te, abbraccio tutti quei presbiteri, religiosi, laici impegnati sul fronte dell’educazione e della prevenzione, uomini e donne capaci di trasformare il dolore e la sofferenza mutandolo in passione e amore, in iniziative concrete per migliorare la nostra città e renderla più abitabile e sicura per i suoi figli più piccoli! Costoro sono l’esercito di cui Napoli ha bisogno e il Patto Educativo – lanciato insieme ai miei cari fratelli vescovi Gennaro e Carlo, con cui condivido il desiderio pastorale di fare qualcosa per i figli più piccoli della nostra terra – può e deve essere un processo capace di unire sempre più coloro che sono animati dall’unico interesse di servire i giovani e ridonare così speranza alla nostra città.
E a te, Francesco Pio, il mio abbraccio più grande: non ci conosciamo ma i tuoi sogni spezzati da oggi sono anche i miei e ti prometto che farò, faremo, di tutto affinché i desideri di realizzazione, i progetti di bellezza, gli aneliti più alti e sani dei nostri figli si realizzino in questa città. Anche in tuo nome. Anche per te.
† don Mimmo”