Cari fratelli e sorelle,
Abbiamo da poco terminato, sullesempio del popolo festante, che acclamava Gesù al suo ingresso in Gerusalemme, il corteo per accompagnare il Signore Gesù verso la sua passione gloriosa, professando la nostra fede in lui, Re Salvatore. I rami che abbiamo portato, imitando la folla dei discepoli, esprime la freschezza e la bellezza della nostra fede e ci aiuta a vivere il senso vero e interiore del cammino quaresimale che sta giungendo alla sua meta.
È quanto emerge dalle letture di questa Domenica delle Palme. La figura del Servo del Signore, presentatoci dal profeta Isaia, è quella di uno che si sottopone a dure prove perché si lascia guidare da Dio e gli rimane fedele. È quanto si compie pienamente e definitivamente in Gesù, che ha affrontato la morte abbandonandosi al Padre.
San Paolo, nella lettera ai Filippesi, ci spiega il senso di questa umiliazione ed esaltazione del Signore: Gesù non è vittima di un destino sfortunato e crudele, ma è egli stesso che sceglie liberamente di obbedire fino al limite estremo della morte, per realizzare la fedeltà damore che diventa per noi redenzione e salvezza. La narrazione evangelica della passione del Signore, infine, ci insegna che egli, compiendo tutte le promesse profetiche e le attese messianiche, si rivela come il Cristo Signore che noi dobbiamo adorare, il padrone della nostra vita e delle nostre scelte, il rivelatore dellamore di Dio che ci salva con lumiliazione della Croce.
Cari fratelli e sorelle,
Dopo aver ascoltato la Parola di questa Domenica, non possiamo rimanere indifferenti, ma dobbiamo calarla nella nostra vita e domandarci a quale personaggio del Vangelo possiamo essere paragonati. Sono Giuda che ha tradito Gesù per trenta denari; o forse Pietro che lo ha rinnegato davanti agli altri; o sono anche uno degli apostoli che, dopo larresto di Gesù, fugge per paura; o sono come il centurione che faceva la guardia e che, alla morte del Signore, esclama: davvero costui è Figlio di Dio?
Cari fratelli e sorelle,
Come anche il Giubileo per Napoli ci esorta a fare, è tempo che ci svegliamo dalla nostra fede tiepida e insignificante, dal nostro essere cristiani solo a metà, e incamminarci per seguire Cristo con entusiasmo e generosità. O siamo contenti e fieri di essere seguaci di Cristo, o non lo siamo.
Chiediamo a Maria Santissima, la Madre che è rimasta sempre accanto a suo Figlio, di aiutarci ad uniformare la nostra vita al Vangelo, a ricercare il bene comune realizzando opere di carità soprattutto per i nostri fratelli più bisognosi.
A Maronna caccumpagna!