“È nato per noi un bambino; un figlio ci è stato donato” (Ant. Ingr.)

Cari fratelli e sorelle,
         Mentre continua la contemplazione del Bambino appena nato, che abbiamo adorato questa notte, la liturgia di questo giorno di Natale ci invita a meditare sul grande mistero dell’Incarnazione. Il Verbo di Dio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, assume la natura umana e diventa uno di noi, nostro compagno di viaggio, l’Emmanuele.
         Il Bambino nato a Betlemme è lo stesso Figlio di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli; è l’irradiazione della sua gloria; è l’impronta della sua sostanza divina; è la seconda Persona della Trinità.
         Egli, che è nell’eternità, è entrato nel tempo e nella storia degli uomini per renderli giusti e immortali; Egli, che è impassibile, si è assoggettato ai patimenti e al dolore, per donare a noi la sua impassibilità; Egli, che è la Parola di Dio, accetta di balbettare come fa ogni bambino.
         Il Bambino che nasce a Betlemme non è uno dei tanti maestri o profeti mandati da Dio a Israele; non è un angelo; non è neppure una delle tante manifestazioni del divino, come si crede in alcune religioni dell’Oriente. Egli è Dio, l’unico Figlio di Dio, l’Unigenito, il Consustanziale al Padre, il Creatore del cielo e della terra. Egli è il Verbo, la Sapienza, la Parola eterna del Padre che è venuto sulla terra e ha messo la sua tenda in mezzo agli uomini, divenendo uno di noi, assumendo la nostra natura umana, con tutte le sue proprietà, tranne il peccato, in vista della nostra salvezza.
         Egli è la Verità, la luce che rischiara le tenebre del nostro cuore, della nostra ignoranza. Egli è la Vita che dà la vita vera; è la Grazia che si dona a noi, non solo per renderci semplicemente più buoni, ma per fare di noi dei figli di Dio, in forza non di un legame di sangue o di razza, ma della fede e della carità.
         Questa è la fede, la nostra fede, che professiamo davanti al Bambino appena nato a Betlemme, da una Madre – Vergine, Maria di Nazareth. Proclamare questa fede, oggi, non è facile, come per Giovanni Battista e per i tanti discepoli di Cristo che hanno dato la loro vita per rimanere fedeli al Dio che si è fatto uomo.
         Sì, cari fedeli, non è facile confessare e vivere la fede nei nostri ambienti, nelle nostre città, nelle nostre famiglie, nel nostro lavoro. C’è un clima di disfattismo, se non proprio di opposizione, a tutto ciò che Gesù di Nazareth ha predicato e operato nella sua vita. Il Vangelo, la Buona Notizia che egli ci ha lasciato, la pratica della carità e della giustizia, incarnata nella sua vita, vengono ritenute sorpassate e controproducenti da chi ha fatto dell’affermazione di sé, dell’egoismo e di ogni forma di chiusura all’altro, la nuova regola di vita.
         La nascita di un Dio, buono e misericordioso, non trova alloggio nei cuori chiusi di chi si ritiene dio di se stesso e si comporta con indifferenza e prepotenza nei confronti di una società bisognosa dell’aiuto di tutti. Alla grotta di Betlemme preferiscono i palazzi del potere, la conquista delle ricchezze e della gloria umana.
         Guardando il Bambino appena nato e illuminati dalla sua luce divina, noi vogliamo camminare nella strada della verità e della pace. E lo facciamo quando preghiamo, quando lavoriamo, quando soffriamo o abbiamo momenti di gioia, quando non ci inorgogliamo ma ci facciamo guidare dall’umiltà, quando pratichiamo l’amore verso Dio. Come ha fatto il Figlio di Dio fattosi uomo.
         Chiediamo a Maria, la Madre di Dio, di aiutarci ad accogliere Gesù nella nostra vita e a seguirlo con fedeltà e gioia. Sia Lei la nostra Madre e Maestra.
         Santo Natale a tutti
         il Bambino Gesù vi benedica
e ‘A Maronna v’accumpagna
 
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