Esce oggi il nuovo libro di Don Gennaro Matino ed Erri De Luca


Dio ad altezza d’uomo Esce oggi «Almeno 5» il viaggio di Erri De Luca e Gennaro Matino tra i sensi di Antico e Nuovo Testamento .
«Almeno 5», di cui anticipiamo due brani in allegato, sarà presentato a Napoli lunedì alle 19 nel complesso monumentale di Santa Maria La Nova (piazza Santa Maria La Nova 44). A organizzare il confronto tra gli autori del volume Erri De Luca e Don Gennaro Matino e il pubblico è la libreria Feltrinelli di piazza dei Martiri in collaborazione con l’associazione «Oltre il Chiostro», unico appuntamento del megastore che si svolgerà in altro luogo.
Uno scrittore laico, un sacerdote teologo. Erri De Luca e Gennaro Matino sono amici da anni e compagni di scrittura in un’avventura editoriale che cerca di trovare le parole per dire agli uomini di oggi il sacro: accogliendone la sfida antica e ancora attuale. Un non credente e un credente, accomunati nel loro viaggio alle fonti dell’Antico e del Nuovo Testamento non solo dal participio presente del verbo “credere”, ma soprattutto dalla stessa passione per la Ruah: lo spirito primordiale, in una condivisa ricerca di verità e di senso sui sentieri delle Scritture, che aiutano a meditare sulle responsabilità di Dio – e dell’uomo – nell’orizzonte della storia. Il loro nuovo libro, Almeno 5 (Feltrinelli, pagg. 96, euro 9,50, in uscita oggi: in allegato anticipiamo due brani), completa così una trilogia sui mestieri, i luoghi e i sensi della Bibbia. Anche qui, gli autori vanno alla sostanza della lingua sacra, cercando stavolta la fisicità della divinità scandita dai cinque sensi che attraversano la Bibbia. E se De Luca indaga l’ebraico antico del Vecchio Testamento, Matino interpreta invece il greco dei Vangeli, come era già avvenuto in Mestieri all’aria aperta (Feltrinelli 2004), e in Sottosopra (Mondadori 2007). De Luca prende alla lettera i sensi fisici della divinità nella Bibbia. Considera non simboli, ma fatti: l’emergenza concreta della divinità che «non dà tregua, né offre distrazione», e dunque la vista che «non è visione», perché – come scrive Kafka – «solo l’Antico Testamento vede»; il tatto che «è il più elettrico dei sensi… fratello maggiore degli altri» attraverso mani «dure di calli»; l’olfatto, profumo dell’attesa, «in timore di Iod». E poi il gusto, che è il «più interno dei sensi e il più privato», laddove la scrittura sacra diventa «la manna per chi se la rigira in bocca», per chi la “rumina” in preghiera. E infine l’udito, per De Luca «l’albero maestro» dei sensi, capace di percepire per primo il grido dell’Origine, l’alito dello Spirito, che è come il vento che soffia dove vuole. Matino parte invece dalla rivoluzione della Buona Novella, del Verbo che si fa carne per vincere la morte, e «in quanto carne sceglie la via dei sensi per parlare ai viandanti della storia», vestendo il Verbo di sensi perché «ognuno possa trovare senso»: ossia conoscenza, comunicazione, orientamento, significato, persino amore. Cita la forza plurisensoriale della testimonianza di Agostino di Ippona (Confessioni X, 27,38), e poi, attraverso le pagine di Giovanni, analizza il vedere oltre la carne, con una «vista progressiva» che è anticipo di eterno nel tempo con lo sguardo dell’anima. L’udire è così un ascolto che è «luogo del passaggio», dell’andare verso Qualcuno; il toccare, «lo strumento più adeguato» a dar la vista ai ciechi e a «convincere gli increduli»; l’assaporare il pane della vita è il riconoscere Dio uomo che si fa cibo e «viatico alla sapienza» e alla salvezza; e l’”annusare” è percepire l’odore di morte e vita e il profumo della resurrezione: annunciata e incarnata da quel Messia maestro consapevole che «il corpo è tempio e sa parlare di Dio a chi in esso lo sa cercare». (Donatella Trotta dal Il Mattino)

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