Famiglie in difficoltà, divorziati, separati, divorziati risposati non sono più uneccezione nel panorama sociale italiano ed anche nel nostro sud, per quanto ancora la famiglia regga, nella nostra Napoli, in tutti i ceti sociali, la questione è diventata urgenza pastorale e chiama tutti noi ad un impegno non più demandabile e rimandabile.
Il magistero della Chiesa, arricchito dai recenti contributi di molti Pastori che hanno in animo di aprire ulteriormente al dialogo e alla riflessione pastorale, è un chiaro segno della premura dei Vescovi verso quella parte di gregge che a buon diritto, non deve sentirsi esclusa dalle cure e dallattenzione della Chiesa, per cui è necessario lascolto e un atteggiamento premuroso per accostarsi al dolore che, in ogni caso, accompagna la divisione e lallontanamento dal coniuge. Dividersi, rompere un vincolo, scegliere di continuare il cammino senza il partner, oltre ad essere un dramma personale, comunque, investe anche altre persone, come i figli, la famiglia larga, gli amici, la comunità,
In realtà, sposarsi in Chiesa, fare famiglia è una scelta che dovrebbe essere fatta con grande senso di responsabilità, prevedendo anche un accompagnamento e una formazione più accurata nella preparazione immediata, oltre che in quella remota e prossima, che solo in alcuni casi si porta a compimento. Tale scelta richiede evidente maturità da parte dei fidanzati e dovrebbe sostenuta dallintera comunità, che ha il ruolo di essere presente lungo tutto il percorso di vita della famiglia stessa. La coppia, la famiglia che si ritrova sola, nel momento del dolore e delle difficoltà, può perdersi e il sentirsi rifiutati, nel caso della separazione dal coniuge, spesso rischia di diventare un ulteriore aggravio ai problemi. La solitudine si trasforma in disperazione quando ti mancano il conforto , lascolto di un amico, il confronto con gli altri, il sostegno della comunità., per cui il dolore, la voglia di rivincita e il desiderio di ritrovare la felicità porta a scegliere di troncare al più presto con il passato, per ricominciare una nuova vita, spesso travolgendo nelle scelte i figli, inconsapevoli strumenti di vendette o ignorati nel loro dolore.
Nel concreto, le nostre comunità parrocchiali vivono queste realtà, spesso nellimbarazzo della presenza di tanti cristiani, che, avendo scelto di rompere il vincolo che li legava al coniuge col sacramento del matrimonio, sentono, però, ancora forte lappartenenza alla Chiesa e il desiderio di accostarsi ai sacramenti, soprattutto alla comunione.
Il comportamento dei cristiani non è sempre congruente: in alcuni casi si assiste ad una chiusura totale, in altri, latteggiamento misericordioso scivola dallaccoglienza , giusta e doverosa, al consenso alla partecipazione a tutti i momenti della comunità, compresi quelli che, in alcuni casi, imbarazzano la stessa comunità per levidente incongruenza della presenza dei cristiani divorziati, soprattutto se passati ad altre nozze.
La pastorale familiare della diocesi , non può rimanere alla finestra, ad aspettare. Questo è il tempo di una primavera che porti Vento nuovo, che faccia arrivare la Parola a tutti , comunicando nel modo migliore ciò che la Chiesa realmente dice sullargomento e preparando percorsi nuovi per i nostri operatori pastorali, che prevedano, la lettura attenta della situazione e lo studio del Magistero ecclesiale per dare risposte chiare e coerenti per le tante situazioni di famiglie in difficoltà.
Partendo dalla consapevolezza dei drammi umani che ci sono dietro alle singole situazioni e senza alcun desiderio di giudizio, che non compete ad alcun operatore pastorale, lUfficio famiglia della Diocesi, tra le sue attenzioni, privilegia il dialogo con quanti hanno il desiderio di confrontarsi col Magistero della Chiesa sullargomento e con quanti vogliono prendere consapevolezza della loro presenza nella comunità, in quanto cristiani, amati da Cristo e salvati da Lui, pur nella condizione di uomini e donne che rompendo il legame sponsale, hanno creato sofferenza a loro stessi e alla Chiesa tutta.
Questa riflessione vuole essere una sollecitazione per quanti vogliano discutere dellargomento nelle proprie comunità, affrontando con la dovuta attenzione il Magistero della Chiesa, che è mirabilmente esposto nella Familiaris Consortio 79 – 84 e sintetizzato nel Direttorio di Pastorale familiare.
Linvito è quello di aver a cuore il problema e di cominciare una seria e documentata discussione nelle parrocchie e nei movimenti, contribuendo alla definizione di atteggiamenti misericordiosi, ma chiari nei confronti di quanti, nonostante le proprie scelte, ancora sentono il desiderio di far parte della comunità dei cristiani.
Chiunque voglia dare il proprio contributo sullargomento, potrà, tra non molto tempo, esprimere i suoi pensieri accedendo al portale della diocesi nella sezione blog.
Il magistero della Chiesa, arricchito dai recenti contributi di molti Pastori che hanno in animo di aprire ulteriormente al dialogo e alla riflessione pastorale, è un chiaro segno della premura dei Vescovi verso quella parte di gregge che a buon diritto, non deve sentirsi esclusa dalle cure e dallattenzione della Chiesa, per cui è necessario lascolto e un atteggiamento premuroso per accostarsi al dolore che, in ogni caso, accompagna la divisione e lallontanamento dal coniuge. Dividersi, rompere un vincolo, scegliere di continuare il cammino senza il partner, oltre ad essere un dramma personale, comunque, investe anche altre persone, come i figli, la famiglia larga, gli amici, la comunità,
In realtà, sposarsi in Chiesa, fare famiglia è una scelta che dovrebbe essere fatta con grande senso di responsabilità, prevedendo anche un accompagnamento e una formazione più accurata nella preparazione immediata, oltre che in quella remota e prossima, che solo in alcuni casi si porta a compimento. Tale scelta richiede evidente maturità da parte dei fidanzati e dovrebbe sostenuta dallintera comunità, che ha il ruolo di essere presente lungo tutto il percorso di vita della famiglia stessa. La coppia, la famiglia che si ritrova sola, nel momento del dolore e delle difficoltà, può perdersi e il sentirsi rifiutati, nel caso della separazione dal coniuge, spesso rischia di diventare un ulteriore aggravio ai problemi. La solitudine si trasforma in disperazione quando ti mancano il conforto , lascolto di un amico, il confronto con gli altri, il sostegno della comunità., per cui il dolore, la voglia di rivincita e il desiderio di ritrovare la felicità porta a scegliere di troncare al più presto con il passato, per ricominciare una nuova vita, spesso travolgendo nelle scelte i figli, inconsapevoli strumenti di vendette o ignorati nel loro dolore.
Nel concreto, le nostre comunità parrocchiali vivono queste realtà, spesso nellimbarazzo della presenza di tanti cristiani, che, avendo scelto di rompere il vincolo che li legava al coniuge col sacramento del matrimonio, sentono, però, ancora forte lappartenenza alla Chiesa e il desiderio di accostarsi ai sacramenti, soprattutto alla comunione.
Il comportamento dei cristiani non è sempre congruente: in alcuni casi si assiste ad una chiusura totale, in altri, latteggiamento misericordioso scivola dallaccoglienza , giusta e doverosa, al consenso alla partecipazione a tutti i momenti della comunità, compresi quelli che, in alcuni casi, imbarazzano la stessa comunità per levidente incongruenza della presenza dei cristiani divorziati, soprattutto se passati ad altre nozze.
La pastorale familiare della diocesi , non può rimanere alla finestra, ad aspettare. Questo è il tempo di una primavera che porti Vento nuovo, che faccia arrivare la Parola a tutti , comunicando nel modo migliore ciò che la Chiesa realmente dice sullargomento e preparando percorsi nuovi per i nostri operatori pastorali, che prevedano, la lettura attenta della situazione e lo studio del Magistero ecclesiale per dare risposte chiare e coerenti per le tante situazioni di famiglie in difficoltà.
Partendo dalla consapevolezza dei drammi umani che ci sono dietro alle singole situazioni e senza alcun desiderio di giudizio, che non compete ad alcun operatore pastorale, lUfficio famiglia della Diocesi, tra le sue attenzioni, privilegia il dialogo con quanti hanno il desiderio di confrontarsi col Magistero della Chiesa sullargomento e con quanti vogliono prendere consapevolezza della loro presenza nella comunità, in quanto cristiani, amati da Cristo e salvati da Lui, pur nella condizione di uomini e donne che rompendo il legame sponsale, hanno creato sofferenza a loro stessi e alla Chiesa tutta.
Questa riflessione vuole essere una sollecitazione per quanti vogliano discutere dellargomento nelle proprie comunità, affrontando con la dovuta attenzione il Magistero della Chiesa, che è mirabilmente esposto nella Familiaris Consortio 79 – 84 e sintetizzato nel Direttorio di Pastorale familiare.
Linvito è quello di aver a cuore il problema e di cominciare una seria e documentata discussione nelle parrocchie e nei movimenti, contribuendo alla definizione di atteggiamenti misericordiosi, ma chiari nei confronti di quanti, nonostante le proprie scelte, ancora sentono il desiderio di far parte della comunità dei cristiani.
Chiunque voglia dare il proprio contributo sullargomento, potrà, tra non molto tempo, esprimere i suoi pensieri accedendo al portale della diocesi nella sezione blog.