Anche quest’anno, per la Giornata Mondiale del Turismo che si celebra il 27 settembre, l’Organizzazione Mondiale del Turismo sceglie un tema di indubbia attualità per orientare scelte e politiche per un impegno comune, in linea con l’attenzione dimostrata negli ultimi anni per l’ambiente e la salvaguardia degli ecosistemi:
“Turismo ed acqua: proteggere il nostro comune futuro”.
Contemplata e tutelata anche da documenti dell’Unione Europea (si veda la Carta Europea dell’acqua, adottata dal Consiglio d’Europa nel maggio del 1968), l’acqua, risorsa universale e patrimonio comune dal valore sociale e civile inestimabile è da sempre legata al diritto stesso alla vita ed alle tradizioni più antiche degli scambi, dei commerci, dei contatti con civiltà diverse.
Oggi è la protagonista indiscussa delle nuove frontiere del turismo: accanto al turismo balneare, fluviale, lacuale, il turismo crocieristico e quello termale rappresentano settori su cui convergono, in tutto il mondo, le attenzioni dei viaggiatori.
Anche nella nostra tradizione cristiana l’acqua ha un valore simbolico e religioso particolare ed unico: il bisogno dell’acqua, nella Bibbia, è bisogno stesso di stare insieme, di incontrarsi, di conoscersi. In ebraico, la radice della parola “pozzo” è la stessa del termine “conoscenza”: il pozzo è spesso, nel racconto biblico, luogo ove si colmano le distanze, dal forte legame nuziale (il servo di Abramo vi combina il matrimonio di Rebecca con Isacco, Giacobbe vi incontra la futura sposa Rachele e Mosè Zippara, sua futura moglie) e dove Gesù, affaticato, si siede, si ristora, riflette, incontra, ama.
È simbolo della vita spirituale, del rinnovamento, della nuova “Via” che Gesù indica alla samaritana, della quale incontra, proprio al pozzo, la sete d’un amore che ha cercato di soddisfare se stesso attraverso strade confuse, inquietudini, illusioni quotidiane.
Un’illusione, un’inquietudine ci accomuna tutti: la sete di Dio, dell’acqua miracolosa che lava, che disseta, che purifica la nostra umanità incostante: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi d’acqua viva» (Gv 7, 37-39).
A quali pozzi beviamo oggi, pellegrini disorientati e testimoni poco credibili del Vangelo? Come dissetiamo la nostra aridità spirituale? Comprendiamo sempre che l’acqua, nostra Fonte di Vita, è un bene prezioso? Così scriveva Charles De Focauld a suo nipote Charles: «Mio caro Charles, se tu vuoi essere marinaio, devi amare i lunghi viaggi, i viaggi lontani; devi dunque avere un’inclinazione molto viva per la preghiera che in un istante conduce così lontano, così in alto! Nessun bastimento a vela né a motore ti condurrà così lontano quanto un minuto di preghiera! I viaggi della nostra anima verso il buon Dio sono più lontani di tutti quelli dell’oceano e mentre le scoperte dei marinai sono limitate, le scoperte dell’anima che con l’orazione si eleva verso Dio sono senza limiti, perché Dio è infinito. Gli spazi che separano la creatura dal Creatore sono più vasti di quelli dei mari, e le scoperte sono sempre deliziose. Tu vedi, mio caro, che io viaggio, e faccio bei viaggi, senza lasciare il piede dell’altare. Ci sono più misteri nel piccolo tabernacolo che nella profondità dei mari e nella superficie delle terre, e c’è più bellezza che nella creazione intera.
Gesù ti faccia navigare verso di Lui, mio caro, e ti renda un santo».
Chiediamo allora che la nostra Fede sia sconfinata come l’acqua del mare, serena e salda come le acque calme di un lago, pura come quelle di un ruscello, eppure impetuosa, travolgente ed entusiasmante come quella delle rapide di un fiume che si gettano, fiduciose, ad affrontare le grandi prove nella cascata della Grazia, verso l’Amore di Dio che è acqua viva e che dà senso agli impegni, alle fatiche ed alle cadute di ogni giorno.*Direttore Ufficio Turismo
Arcidiocesi di Napoli