È emozionante cliccare su www.enrichettamestolinodidio.it e trovare la foto di papa Francesco che riceve l’immagine di Enrichetta: l’intuizione è di Massimiliano Biancardi, Salvatore Bruno, Giovanni Mario Canu, Domenico Auriemma, Chiara Campagnuolo. Giovanissimi allievi del liceo Albertini di Nola, guidati dal loro docente Michele Miele, sono loro, infatti, che grazie anche alla sensibilità della dirigente Amelia La Rocca si sono appassionati alla vita e alle opere della Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi e hanno dato vita ad un sito che è online da venerdì 29 giugno, presentato al cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, al postulatore padre Massimiliano Noviello, alla dirigente scolastica regionale Luisa Franzese.
«Significativo – dice Sepe – che parta dai giovani un sito che si occupa della serva di Dio: lei che ha speso la sua vita nell’educazione, diventa per i ragazzi esempio di una santità straordinaria nell’ordinario».
Sepe ricorda la sua caratteristica di “formatrice” ma anche il «suo donarsi totalmente nella carità per i poveri: ha fatto della carità il motivo conduttore della sua esperienza cristiana. Al tempo della seconda guerra mondiale si prodigava come infermiera verso i fratelli più bisognosi: soldati feriti, rifugiati, prigionieri politici. E, dopo il conflitto, insieme alla mamma, sentì forte l’esigenza di impegnarsi per la protezione delle giovani donne, soprattutto quelle che abitavano nelle periferie di Roma».
Nonché l’esperienza nella Croce Rossa e la presenza, infatti, di numerose sorelle in sala.
Enrichetta è la figlia «che non doveva nascere» – dice il postulatore – la sua nascita, infatti, rappresentò un evento straordinario, date le funeste previsioni di illustri ginecologi. Intorno al quarto mese di gravidanza fu diagnosticata a Maria una placenta previa, termine oste ostetrico che, per il livello clinico del tempo, significava la morte della madre e del nascituro. Entrambi i genitori risposero con un «no» categorico all’aborto, decisi ad affidare solo a Dio il futuro della madre e del feto». «Una donna che si è formata all’ombra della sua famiglia – dice il postulatore – di valori altissimi umani e cristiani».
«La buona farina diventa macina per la mente», aggiunge padre Massimiliano. Ecco come nasce l’idea di ripercorrere la vita, le opere, l’impegno del “mestolino di Dio ” (così veniva chiamata Enrichetta per la sua vita di servizio) in un sito ma che punta, come chiarisce la Franzese, «ad offrire una testimonianza credibile, in un tempo in cui mancano valori di riferimento a scuola, a casa, in famiglia».
Nel sito – spiegano Massimiliano, Salvatore e Mario – «abbiamo voluto ripercorrere la biografia, gli eventi principali e le testimonianza che conducono alla canonizzazione.
Ma – dicono i ragazzi – abbiamo vogliamo anche inserire, in tempo reale, news, interviste e tutto ciò che ci separa e ci avvicina alla vita di un personaggio che ci ha molto colpito». Il 27 ottobre in cattedrale, alle 11, la conclusione del processo diocesano: sul sito, grazie ai ragazzi del liceo, si potranno seguire tutte le fasi dell’inchiesta, le immagini, i video.
Ringrazia la dirigente scolastica La Rocca che ribadisce l’attenzione dei suoi studenti per Enrichetta: «ci credono davvero. Siamo riusciti a convincerli, ma perché lo siamo noi. E lo siamo perché vogliamo veicolare esempi edificanti, in quanto i nostri ragazzi sono immersi in una società di controesempi
». «Ci siamo appassionati alla storia e alla vita della figlia dei coniugi Quattrocchi: la sobrietà, l’educazione degli affetti, la formazione al sacrificio», dicono gli studenti. Forse il vero miracolo, oggi, è questo.
«Significativo – dice Sepe – che parta dai giovani un sito che si occupa della serva di Dio: lei che ha speso la sua vita nell’educazione, diventa per i ragazzi esempio di una santità straordinaria nell’ordinario».
Sepe ricorda la sua caratteristica di “formatrice” ma anche il «suo donarsi totalmente nella carità per i poveri: ha fatto della carità il motivo conduttore della sua esperienza cristiana. Al tempo della seconda guerra mondiale si prodigava come infermiera verso i fratelli più bisognosi: soldati feriti, rifugiati, prigionieri politici. E, dopo il conflitto, insieme alla mamma, sentì forte l’esigenza di impegnarsi per la protezione delle giovani donne, soprattutto quelle che abitavano nelle periferie di Roma».
Nonché l’esperienza nella Croce Rossa e la presenza, infatti, di numerose sorelle in sala.
Enrichetta è la figlia «che non doveva nascere» – dice il postulatore – la sua nascita, infatti, rappresentò un evento straordinario, date le funeste previsioni di illustri ginecologi. Intorno al quarto mese di gravidanza fu diagnosticata a Maria una placenta previa, termine oste ostetrico che, per il livello clinico del tempo, significava la morte della madre e del nascituro. Entrambi i genitori risposero con un «no» categorico all’aborto, decisi ad affidare solo a Dio il futuro della madre e del feto». «Una donna che si è formata all’ombra della sua famiglia – dice il postulatore – di valori altissimi umani e cristiani».
«La buona farina diventa macina per la mente», aggiunge padre Massimiliano. Ecco come nasce l’idea di ripercorrere la vita, le opere, l’impegno del “mestolino di Dio ” (così veniva chiamata Enrichetta per la sua vita di servizio) in un sito ma che punta, come chiarisce la Franzese, «ad offrire una testimonianza credibile, in un tempo in cui mancano valori di riferimento a scuola, a casa, in famiglia».
Nel sito – spiegano Massimiliano, Salvatore e Mario – «abbiamo voluto ripercorrere la biografia, gli eventi principali e le testimonianza che conducono alla canonizzazione.
Ma – dicono i ragazzi – abbiamo vogliamo anche inserire, in tempo reale, news, interviste e tutto ciò che ci separa e ci avvicina alla vita di un personaggio che ci ha molto colpito». Il 27 ottobre in cattedrale, alle 11, la conclusione del processo diocesano: sul sito, grazie ai ragazzi del liceo, si potranno seguire tutte le fasi dell’inchiesta, le immagini, i video.
Ringrazia la dirigente scolastica La Rocca che ribadisce l’attenzione dei suoi studenti per Enrichetta: «ci credono davvero. Siamo riusciti a convincerli, ma perché lo siamo noi. E lo siamo perché vogliamo veicolare esempi edificanti, in quanto i nostri ragazzi sono immersi in una società di controesempi
». «Ci siamo appassionati alla storia e alla vita della figlia dei coniugi Quattrocchi: la sobrietà, l’educazione degli affetti, la formazione al sacrificio», dicono gli studenti. Forse il vero miracolo, oggi, è questo.