“Il Signore guida ciascuno per la propria strada, e ciò che chiamiamo “destino” è l’opera sua d’artista, dell’artista divino che si prepara la materia e la forma per diverse vie: con lievi tocchi di dita ma anche a colpi di scalpello. Non è materia inerte quella che Dio lavora. La sua più grande gioia di creatore è che nasce la vita sotto la sua mano, che vita gli sgorga incontro, quella vita che vi ha posto dentro egli stesso e che ora dal di dentro risponde ai tocchi lievi delle dita, ai colpi di scalpello. E così che collaboriamo alla sua opera d’artista.” (Edith Stein)
Fratello mio carissimo,
ti penso e ti scrivo, mentre faccio mie le parole di Santa Teresa Benedetta della Croce, ripensando a questi primi mesi nella terra partenopea, accanto a te e a tutta la gente che il Signore ha voluto donarmi e affidarmi.
In questo periodo ci siamo sentiti telefonicamente e incontrati personalmente; quasi con tutti ci siamo visti durante gli incontri decanali; mi sono recato a casa di molti che stanno vivendo situazioni di difficoltà e mi rammarico per non essere riuscito a visitarli ancora tutti, ma sarà uno dei miei Impegni per il mese di settembre. Man mano, giorno dopo giorno, sto Incontrando tutti quelli che lo stanno chiedendo; ad oggi, ho avuto modo di accogliere nella mia (e tua) casa circa duecento sacerdoti e so che diversi sono gli appuntamenti già fissati per il mese di settembre. Mi hai sentito dire più volte che ogni incontro è un appuntamento che il Signore fissa per la nostra vita e davvero, in tutti gli incontri avuti con te e con i tuoi confratelli, l’ho sentito parlarmi sul cuore.
Pensando a te, alla tua vita, provo a guardare alla forma che il Signore gli sta dando, ai lievi tocchi di dita ma anche ai colpi di scalpello. Ti vedo custodito tra le Sue mani di Padre e vedo Lui sorriderti e guardarti con amore, guardare alla tua passione per l’umano, alla cura per la gente che ti è affidata, al tuo spenderti per essere discepolo, testimone, padre e fratello; ma lo vedo guardare con amore anche alle ferite che ti porti dentro, alle lacrime che versi in solitudine; lo vedo guardare, con tenerezza, la gioia e la fatica nel rinnovare ogni giorno il tuo sia Lui. E Dio entra nel nostro cuore attraverso le ferite aperte della nostra umanità. Ci ama senza tener conto di dove siamo, di chi siamo e di che cosa stiamo facendo. E più siamo smarriti, più ci cercherà. E nel trovarci ci muterà a far fiorire la nostra umanità, realizzando in noi il capolavoro unico e irripetibile che è la nostra vita. Per questo ti penso mentre ti lasci plasmare, mentre collabori alla Sua opera d’artista. E nel pensarti il mio cuore è abitato dalla gratitudine per il tuo amore al Signore e a questa nostra Chiesa: grazie per tutto quanto sei e fai!
Questi primi mesi sono trascorsi velocemente c non ti nascondo la mia gioia per questo nuovo tratto di strada che mi è stato chiesto di percorrere con te, con voi, ma anche la fatica di fronte a tante situazioni dolorose e difficili che mi trovo a dover affrontare e gestire. Sono però convinto che le asperità, le complessità e le sfide del nostro tempo e della nostra missione non devono scoraggiarci. Non devono scoraggiarci nemmeno i nostri ritardi, i fallimenti, l’incapacità di stare al passo con il palpitare di cuori che sognano piazze ripopolate di giovani, strade abitate dalla quotidianità condivisa, chiese aperte a tutti, soprattutto a coloro che si sentono lontani, coloro che hanno maggiormente bisogno del calore dell’ascolto e della benedizione.
Troppe volte ci lasciamo dominare dal tempo, dallo spazio, da mille e mille cose che non ci fanno più essere noi stessi e ci fanno perdere il senso vero delle cose. Sono tutte quelle volte che pur vivendo Insieme, gomito a gomito, non ci Incontriamo. Sono tutte quelle volte che siamo come isole, separate da tutto e da tutti, quando non sentiamo più dentro di noi quella vibrazione umana che deve nascere dall’incontrarci, dal parlarci, dal condividere tutto di noi. Sono tutte quelle volte che perdiamo il gusto di fare le cose più semplici, di trovare l’entusiasmo nelle cose di ogni giorno. Aiutiamoci, ti prego, in questo cammino di liberazione, di autenticità, di conversione gioiosa. Aiutiamoci a sorridere, ad incoraggiare, ad andare avanti. Aiutiamoci ad essere davvero fratelli.
Spero che l’estate che stiamo vivendo serva un po’ anche a questo: ad incontrare noi stessi, a ritrovare il gusto della fraternità, a riaccendere il desiderio di camminare Insieme con Lui e tra noi. Spero che per te questo possa essere un tempo per riposarti e ricaricarti, per staccare la spina e riprendere con entusiasmo e vitalità il nuovo Anno Pastorale; alcuni dei tuoi confratelli lo hanno già fatto, altri lo stanno facendo in questi giorni. E, tra una meditazione, una nuotata, una passeggiata in montagna, non perdiamo di custodirci l’uno nel cuore dell’altro. Qualche giorno fa, un sacerdote mi ha raccontato di sè condividendo una domanda che lo accompagna ogni giorno nel suo ministero, che lo scuote e lo mette in discussione: cosa è per te l’altare o è il palco su cui ti esibisci o il luogo sul quale ti immoli? Io ci sto riflettendo molto… te la dono affinchè tu possa farla tua.
Il 15 agosto, subito dopo la celebrazione in duomo, scenderò in Calabria. Sento il bisogno di staccare per un po’ di riposo e rientrerò alla fine del mese. Mi ritaglierò del tempo per prendermi, ancora di più, cura della mia relazione con Lui, solo dinanzi all’Unico, per lasciarmi guardare ed accarezzare dal Signore della vita e della storia. Porterò con me questa nostra Chiesa, te e ciascuno dei tuoi confratelli. E ti chiedo di accompagnarmi con la tua preghiera affinché possa crescere sempre di più la comunione tra noi. Sarà un’occasione per far riposare anche “fratello corpo”, provato dai postumi del Covid e necessitante per questo di una pausa dai ritmi quotidiani. Ne approfitterò anche per dedicare un po’ di tempo alla mia famiglia e alla mia mamma in particolare; starò qualche giorno con lei che non vedo da un po’.
Se dovesse esserci una qualche urgenza di qualsiasi tipo (ma mi auguro che non ce ne siano e che tu sia sereno), don Gennaro e don Lucio, vescovi ausiliari, sono a vostra disposizione.
Ti abbraccio, fratello caro. E ti auguro buon tempo estivo.
Il Signore ti benedica e ti custodisca.
+ don Mimmo Battaglia