“Sorelle, fratelli,
senza che ce ne accorgessimo – perché presi dalle tante faccende quotidiane e non di meno dalle preoccupazioni per le vicende di guerra e di violenza che continuano ad attanagliare il mondo e a volte perfino la nostra bellissima terra – ci ritroviamo insieme a celebrare un nuovo Avvento, tempo delle attese, tempo in cui il nostro cuore è chiamato ad allargarsi al futuro che Dio ci prepara nel presente, ricordandoci che in fondo il meglio deve ancora venire. L’attesa dei discepoli di Gesù non è sosta passiva ma è piuttosto adoperarsi gioioso per custodire e far fiorire una presenza che ci è già donata, presenza che reca con sé una speranza vivida capace di illuminare le oscurità del mondo: la presenza di un Dio che si fa vicino per rinnovare ogni cosa. Da questo intreccio di attesa e di speranza nasce questa lettera. Una lettera scritta da diverse mani, dai cuori e dalle storie di persone che ho avuto modo di incontrare in questo tempo.
Così Aldo, un amico caro, grazie al suo lavoro vissuto con spirito di servizio ha uno sguardo ampio su questa nostra terra, uno sguardo laico e credente, che diventa augurio per un tempo in cui la giustizia e la pace fioriscano nella nostra terra: Ed ecco l’Avvento. Dio viene. Viene a cercarci per fare luce sulla terra e nel cuore degli uomini. Una umiltà infinita. E noi facciamo luce, coltivando ogni giorno con umiltà, nell’esercizio delle funzioni che ci sono state affidate, il suo sogno di un mondo giusto? Bisogna provarci, ce lo chiede colui che viene e ce lo chiede più laicamente la Costituzione che all’art 54 ci obbliga ad adempiere le nostre funzioni “con onore e disciplina” e l’onore non può che essere quello del “dovere della verità e dell’impegno per la giustizia” non solo formale ma anche sostanziale. In un territorio che, pur cercando faticosamente di adottare “un diverso paradigma”, soffre ancora di tante diseguaglianze e in tante periferie umane e sociali si attendono opportunità civili e dignitose, chi ha responsabilità pubblica ha il dovere di fare di più e bandire ipocrisie e luoghi comuni. Ancora troppa ricchezza mal distribuita, ancora troppo lavoro nero, ancora la prepotenza della criminalità organizzata, sirena per chi, con scarse opportunità, in particolare i giovani, anela al cambiamento del proprio status sociale, cerca scorciatoie. A noi, il Cristo che viene, ci chiede quel gesto di amore di cui parlò Paolo Borsellino, nella chiesa di Sant’Ernesto, a Palermo il 23 giugno 1992, in occasione del trigesimo della strage di Capaci, ricordando Falcone “Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione…. Per amore!” E tali parole richiamano alla mente l’attualità del documento diffuso proprio a Natale dell’anno precedente, il 1991, in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da don Peppino Diana e dai parroci della forania di Casal di Principe, per spingere a prendere coscienza del problema mafioso, “Per Amore del mio popolo”. In esso forti risuonano le parole del Profeta che fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18) e indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 – Isaia 5) Noi non saremo profeti ma siamo chiamati ugualmente al servizio del bene pubblico, ad essere sempre pronti a rispondere a chi confida nella nostra azione. Questo è e deve essere il nostro modo di vivere la Sua venuta.
Poi c’è Alessia, una giovane che ha imparato che la felicità non si attende stando fermi ma mettendosi in cammino e cercando quel Dio che viene a cercarci: La parola Avvento deriva dal latino adventus e significa “venuta” anche se viene avvertito da tutti come tempo di “attesa” è il tempo in cui lo Spirito Santo ci guida come Chiesa a vivere più profondamente il più grande mistero d’Amore mai esistito, la Nascita di Gesù. Auguro a me, ai giovani e alla diocesi intera di incontrare e restare in questo amore ogni giorno scegliendo Gesù nelle piccole cose. Auguro a tutti noi di riscoprire la fede come forza cinetica, che possa manifestarsi nell’esigenza costante dell’evangelizzazione. Auguro a tutti noi il coraggio del Cristianesimo, di riuscire a vivere il Vangelo ed incarnare le parole dell’evangelista Matteo: “Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 16,25) che ci invita a spogliarci di noi stessi per vivere il totale abbandono tra le braccia di Dio. In fine auguro ad ognuno di noi di continuare a sperare in Dio, nostra unica fonte di felicità e concludo con le parole di San Giovanni Paolo II ai giovani durante la GMG del 2000 a Roma “In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande” (Tor Vergata, sabato 19 agosto 2000 GMG) Auguro a tutti noi di lasciarci disarmare dall’amore di Gesù.
È bello poi ascoltare le parole di don Vincenzo, che seppur avanti con gli anni, ha uno sguardo ancora capace di sognare nuovi inizi per se stesso, per la Chiesa che ha servito , per questa nostra terra e questo nostro tempo: Quando guardo un film, quando leggo un libro…e mi compare la parola Fine o The End, quando ascolto, anche se vorrebbero essere parole augurali, Buona Fine o Buon Fine Settimana, mi viene una grande tristezza, perchè mi sembrano nascondere una lettura dello scorrere della storia, del tempo e della vita umana come un cammino che, inevitabilmente, si conclude nel Nulla. Non vuole essere un non accettare il tempo che passa o un sentimento di ribellione per non arrendermi all’ineluttabilità del trascorrere degli anni, per cui devo solo aspettare la fine del ciclo biologico. In questa logica del tempo e della vita mi viene una domanda: Dov’è la Speranza di Futuro? Dove e come possiamo collocare la Certezza di Eternità? Quali basi poniamo per dare un significato alla gioia e al dolore, alle fatiche e al piacere di vivere, all’impegno e alla gratuità di cercarci e di affiancarci ai nostri fratelli e sorelle per ascoltare il Soffio dello Spirito e camminare insieme? Come l’alba con i suoi colori e le sue sfumature oggi è l’inizio di un nuovo giorno. E come l’inizio di un nuovo anno è carico di Speranze e di Progetti, come l’inizio della nostra vita possiede tutte le energie per svilupparsi, così il nuovo Incipit dell’Avvento e del Natale ha in se il mistero del tempo, lo scorrere lineare di esso verso l’Infinito, in cui anche le nostre piccole storie confluiscono verso l’unica grande Storia dell’AMORE che è storia di Salvezza Universale. Auguro a tutti di non sostituire il tempo con un’illusione, ma di aprire lo stesso al Signore del Tempo e della Storia l’Unico e Trino in grado di comunicare eternità.
Sono certo poi che le parole Salvatore, un giovane innamorato del Vangelo e appassionato ad annunciarlo ai suoi coetanei, faranno tanto bene ai giovani – e non solo – che le leggeranno: Caro giovane amico mio, oggi voglio parlare al tuo cuore calpestato, incompreso e disorientato, gettato nel buio di queste sofferenze nel quale la nostra martoriata e amata terra napoletana vive. Capisco quello che provi, sono un seminarista e come giovane in cammino verso il sacerdozio dovrei provare ad accendere, in questo tempo di Avvento, la fiamma della speranza che è già presente in te; eppure, anche io vivo l’inquietudine di questo tempo. Purtroppo, le paure che tu provi, come giovane, le vivo anche io. Ma, proprio in questo buio, il mio cuore è sciolto da un pianto. Guardo la stalla di Betlemme ed il mio cuore è in pace. Anche allora tutto era imperfetto, anche allora tutto era buio ma Dio era lì. Non dobbiamo avere paura, lasciamo che i nostri cuori diventino quella stalla dove la Speranza, nonostante tutto, continua ad incarnarsi. Caro amico, ti auguro di riscoprire in questo Natale la bellezza dell’imperfezione nella quale Dio sceglie di esistere e di amare.
Che queste parole ci ispirino nel cammino di quest’Avvento, che ridestino in noi la trepidazione dell’attesa, la gioia dell’incontro, l’entusiasmo di accogliere e custodire con tenerezza e costanza la Presenza che ci è donata.
Perchè il Signore viene,
nella notte che tutto avvolge,
senza grandi rumori, come un soffio lieve,
come un’alba nascente,
portatrice di una luce che rischiara i passi incerti.
Viene per riaccendere i cuori,
per svelare orizzonti nuovi,
per aprire porte serrate dal timore.
Viene nelle nostre notti più profonde,
e nel Suo amore ci sussurra:
“Non temere, io sono qui.
In me tutto rinasce, tutto si compie, tutto fiorisce”.
Che ognuno di noi come il piccolo Paulo, possa rispondergli:
Caro Gesù, mentre aspetto il Natale, voglio essere più gentile,
e portare un sorriso a chi è triste.
Caro Gesù, ti voglio bene!”
† don Mimmo