Cari fratelli e sorelle,
In questa prima domenica di Quaresima, siamo alla prima tappa quaresimale che, in questo anno, vuole avere una forte connotazione giubilare.
Vogliamo cioè riscoprire, attraverso la preghiera, il digiuno e le opere di carità, la nostra vocazione cristiana e il nostro impegno civile guardando a Cristo che ci ha fatto da battistrada, mostrandosi profondamente umano e accettando persino di sottoporsi alla tentazione dello spirito del male, vincendolo con la grazia di Dio e la forza della volontà.
E quanto ci viene insegnato dalla Parola di Dio di questa domenica.
Nella prima lettura, il racconto del peccato originale non solo ci mostra che esso è il primo peccato ma anche che esso è alla radice di ogni altro peccato: luomo, cioè, vuole bastare a se stesso ed pretende di diventare come Dio fidandosi del suo orgoglio e di una presunta autosufficienza. Questa realtà antica è superata da Cristo che, come ci dice la Lettera ai Romani, ha vinto la morte per cui, quanti entrano a far parte di questa nuova realtà passano dalla morte alla vita vera. Nel frattempo, però, anche la vita del cristiano è soggetta, come è accaduto a Gesù, alla tentazione dello spirito del male.
In realtà, la tentazione è sempre in agguato ogni qualvolta pensiamo di essere come Dio, di bastare a noi stessi, di dominare il mondo con la nostra forza di sopraffazione. Siamo trascinati dal vortice del male, dalle onde della passione e dalle lusinghe che il mondo materializzato ci mette sopra un falso piatto doro.
La , che da sempre ha accompagnato luomo e che è fortemente presente anche oggi, anche in questa nostra società, è lindividualismo, il soggettivismo chiuso ad ogni apertura allaltro, legoismo che, in maniera esasperata e inutile, tende solo alla ricerca di se stessi e del proprio interesse e benessere.
Cadere nella tentazione è fare deserto in noi e fuori di noi; è la solitudine che crea assenza di ogni voce intorno a noi. Il diavolo, chiamato anche tentatore, ci inabissa nel vuoto della nostra esistenza e ci acceca per non farci vedere lAltro, il totalmente Altro e gli altri, i nostri fratelli e le nostre sorelle che gridano aiuto e solidarietà.
Il peccato è morte, è lacerazione profonda del tessuto vitale che ci unisce a Dio e alle altre creature.
Ma Cristo ci insegna come affrontare e vincere il male: riconoscere la nostra totale dipendenza da Dio, il suo tenerissimo amore di Padre che, anche quando pecchiamo, ci perdona e ci abbraccia, donandoci la gioia della salvezza, rendendoci liberi di servire e di amare. Cristi, rendendoci più simili a Dio, ci restituisce la nostra identità più vera e più profonda e ci rende più noi stessi.
Cari fratelli e sorelle,
I quaranta giorni della Quaresima sono un tempo che la Chiesa ci dona per mettere ordine nella nostra vita personale e sociale. Linvito alla preghiera, al digiuno e a compiere opere di carità ci inserisce nel cuore stesso del Giubileo che abbiamo indetto per la nostra Diocesi.
Il cammino che abbiamo è offerta di Dio a conoscere meglio noi stessi e ad amare più
concretamente gli altri.
Amare, ad esempio, i nostri fratelli e sorelle carcerati, invitandoli a recuperare i veri valori umani e religiosi, morali e sociali contro quei disvalori della devianza, della delinquenza, del sopruso e della violenza. Cristo offre ad ogni uomo la possibilità della conversione e della salvezza, di cambiare vita e redimersi, a riscrivere la propria storia.
La sofferenza personale e sociale dei detenuti deve indurci tutti ad umanizzare i luoghi della detenzione in modo da poter offrire loro una speranza di inserimento nella comunità civile. Per questo motivo vi invito a pregare in questa prima domenica di Quaresima dedicata ai nostri detenuti.
Pregare per loro significa che dobbiamo abbattere tutti quei pregiudizi che considerano i carcerati come lebbrosi o pietre di scarto, di fronte ai quali siamo tentati di volgere lo sguardo dallaltra parte.
Il Giubileo ci impegna a far sì che quanti, nella nostra società, soffrono non siano ulteriormente condannati a soffrire. A nessuno è concesso violare la sacralità della vita, a mercificare giovani, donne e bambini.
Come possiamo celebrare la Pasqua se non pratichiamo la carità e la giustizia; se non ci asteniamo dallodio e dalla illegalità; se non ci assumiamo la responsabilità anche sociale, se non riusciamo a incarnare la nostra fede nella ferialità di un amore senza limiti (chiarita sine modo)?
Laustero cammino della Quaresima ci mette in guardia da queste tentazioni e ci offre gli strumenti per poterle vincere.
Chiediamo alla beata Vergine di aiutarci a imitare il suo figlio Gesù, abbandonando gli idoli che possono essere presenti nella vita personale e in quella della nostra società.
A Madonna caccumpagna!