Il Card. Crescenzio Sepe sulla triste morte di un povero alla stazione centrale

Non dormiva. Era morto. Morto di freddo, forse anche di fame. Certamente di solitudine.


Era rannicchiato accanto a un pilastro della stazione. Sembrava dormisse, attorniato dalle sue poche cose. Per coprirsi aveva solo una giacca.
Non dormiva. Era morto. Morto di freddo, forse anche di fame. Certamente di solitudine.
Senzatetto in vita. Senza nome, almeno per ora in morte.
Non è fatto di cronaca come un altro la morte di questo nostro fratello. Non può andarsene da tutti noi, accompagnato solo da qualche titolo di giornale, o da qualche frettolosa immagine televisiva che, in realtà, mette, poi, anche questa morte nel conto complessivo delle difficoltà della città.
Non è così. Non può e non dev’essere così.
Questo nostro fratello, almeno in morte, merita un’attenzione tutta propria.
E’ lui oggi il protagonista e, oserei dire, il nostro maestro di vita. Colui che, in questo tempo di attesa verso il Natale, viene drammaticamente a richiamare il senso concreto e autenticamente umano e cristiano del vivere e del morire, dal momento che il dato che pone sul terreno è la nostra capacità di essere a fianco dei nostri fratelli, di andare incontro – quindi non soltanto accogliere – alle povertà palesi e nascoste. Di riuscire, insomma, a costruire una comunità solidale, ben sapendo che in questa prospettiva trova un suo spazio naturale anche un impegno civico e sociale di più ampio respiro.
Questo nostro fratello non era un capitolo, ma un uomo. E, pur senza nome, a garanzia della propria identità, porta il fatto di essere povero, il più autentico tra i marchi di riconoscimento cristiano.
Di povertà si può morire a Napoli, come altrove.
ci ha insegnato Gesù.
Quando un povero muore è una sconfitta di tutti; e anche la Chiesa si sente chiamata in causa, non solo perché essa stessa diventa più povera, ma per il fatto che le mani della sua solidarietà non sono state così pronte come il suo cuore, dove gli ultimi e gli emarginati hanno il loro posto privilegiato.
Nel clima e nell’attesa del Natale di Nostro Signore, la morte di questo nostro fratello invita tutta la Chiesa di Napoli ad una preghiera più intensa e a un impegno ancora più concreto in favore di chi si trova in condizioni di bisogno.
Napoli, 10.XII.2008

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