Il Cardinale Crescenzio Sepe, sabato 24 agosto, interverrà alla giornata conclusiva del Convegno nazionale dei Diaconi permanenti, che si sta tenendo a Cappella Cangiani dal 21 agosto, e, alle ore 12.30, presiederà la celebrazione eucaristica.
Quattro le relazioni poste al centro del Convegno: La fede scaturisce dallascolto (professoressa Rosanna Virgili); La diaconia edifica la chiesa: i diaconi a servizio del popolo di Dio e del mistero pasquale ( professoressa Cettina Militello); Annunciare ed educare alla diaconia di Cristo servendo i poveri: il ministero diaconale per una Chiesa serva e povera (don Francesco Soddu); Il diacono dentro le sfide del nostro tempo (padre Bartolomeo Sorge, nella mattinata conclusiva).
I diaconi nel mondo sono oltre 37.000, mentre in Italia sono circa 3000 e nella Diocesi di Napoli meno di 300. Sono laici pienamente inseriti nella vita sociale, con una propria attività professionale; quasi tutti sono anche sposati.
Il servizio dei diaconi nella Chiesa è documentato fin dai tempi apostolici. L’istituzione diaconale fu fiorente, nella Chiesa d’Occidente, fino al V secolo; poi, per varie ragioni, essa conobbe un lento declino. Il Concilio di Trento dispose che il diaconato permanente venisse ripristinato, come era anticamente, secondo la sua propria natura, quale originaria funzione nella Chiesa. Ma tale prescrizione non trovò concreta attuazione.
Fu il Concilio Vaticano II a stabilire che il diaconato potesse essere restaurato come grado proprio e permanente della gerarchia ed essere conferito a uomini di età matura, anche sposati.
Le ragioni che hanno determinato questa scelta furono sostanzialmente tre: a) il desiderio di arricchire la Chiesa con le funzioni del ministero diaconale che altrimenti, in molte regioni, avrebbero potuto difficilmente essere esercitate; b) l’intenzione di rafforzare con la grazia dell’ordinazione diaconale coloro che già esercitavano di fatto funzioni diaconali; c) la preoccupazione di provvedere di ministri sacri quelle regioni che soffrivano di scarsità di clero.
Queste ragioni mettono in evidenza come la restaurazione del diaconato permanente non intendesse minimamente pregiudicare il significato, il ruolo e la fioritura del sacerdozio ministeriale, che sempre deve essere generosamente perseguita anche in ragione della sua insostituibilità.
Paolo VI, nel 1967, per dare attuazione alle indicazioni conciliari, stabilì le regole generali per la restaurazione del diaconato permanente nella Chiesa latina. L’anno successivo approvò il nuovo rito per il conferimento dei sacri ordini dell’episcopato, del presbiterato e del diaconato, definendo altresì la materia e la forma delle medesime ordinazioni, e, nel 1972, precisò le condizioni per l’ammissione e l’ordinazione dei candidati al diaconato.
Il diaconato permanente costituisce un importante arricchimento per la missione della Chiesa: è giusto che gli uomini che nella Chiesa sono chiamati al ministero diaconale, sia nella vita liturgica e pastorale, come nelle opere sociali e caritative siano fortificati per mezzo dell’imposizione delle mani, trasmessa dal tempo degli Apostoli, e siano più strettamente uniti all’altare, per poter esplicare più fruttuosamente il loro ministero con l’aiuto della grazia sacramentale del diaconato.
Il cammino diaconale della Diocesi di Napoli è nato il 19 settembre 1972 per lintuizione pastorale del Cardinale Corrado Ursi, che, in attuazione dei decreti conciliari, istituì l IDIM (Istituto Diocesano Iniziazione ai Ministeri), dando inizio alla restaurazione del Diaconato permanente nella Chiesa di Napoli e alla nascita dei Ministeri del Lettorato e dellAccolitato