In questi giorni sto seguendo sui giornali il dibattito suscitato dal Suo libro-intervista “Napoli siccome immobile”, pubblicato recentemente.
Conoscendo, da tempo, il Suo pensiero filosofico e il Suo impegno culturale e civile, desidero parteciparLe alcune riflessioni personali scaturite dalla lettura del Suo volume.
Innanzitutto, credo che un po tutti dobbiamo esserLe grati non solo per aver onorato Napoli con il suo sapere e lo spessore degli insegnamenti trasmessi ai Suoi allievi, ma anche per la passione e lonestà intellettuale con cui Ella vive il Suo impegno civile e segue la vita della Città, studiandola in profondità per coglierne le patologie e individuare le possibili terapie, partendo dai comportamenti antropologici.
Già in altre occasioni Ella, con la sensibilità premurosa di un figlio e con lacume dello studioso, ha fatto sentire la Sua voce, denunciando la gravità del malessere incombente sulla nostra Napoli e lanciando un appello ai “liberi e forti” di sturziana memoria, perché ciascuno, nel proprio ambito, potesse operare per venire in soccorso della “madre” sofferente.
Personalmente Ella non si è mai tirata indietro, né si è chiusa nel Suo studio o ha finto di non vedere. Questo atteggiamento non Le appartiene, perché sono altri i valori a cui si ispira: letica delluomo retto che si preoccupa del bene comune è quella del cittadino attivo che avverte la responsabilità di essere membro di una comunità. E lo fa a prescindere dal risultato e dai consensi.
Lungi dal perseguire il successo personale, Ella ha sempre cercato il bene della Sua Città, preoccupandosi dellinteresse generale. Chi non ricorda le tante battaglie, le varie iniziative, il Suo “Manifesto per Napoli”? E poi? Il poi appartiene ad altri livelli di responsabilità.
So che Ella non è affatto persona che si fa prendere dallo sconforto. La Sua preoccupazione è quella di smuovere le acque, di risvegliare le coscienze, senza demordere. Per questo ancora una volta è scesa in campo, facendo sentire la Sua voce.
E lo ha fatto con il Suo libro-intervista, ragionando con la precisione dello storico e con lamore del napoletano vero, per dire dei mali della Sua città, delle origini e delle cause, delle varie vicissitudini, delle tristi conseguenze, delle ferite aperte, ma anche delle prospettive, degli orizzonti da scoprire, delle risorse che ci sono, delle “speranze giovanili che sono lunica oggettiva garanzia” per Napoli.
Il Suo libro coinvolge, appassiona e invita a riflettere e a ragionare. Certo, non mancano analisi severe e giudizi forti, che qualcuno potrebbe anche non condividere. Ma non è questo il problema. E importante, piuttosto, cogliere la positività delliniziativa e il senso del messaggio, recuperando stimoli e motivazioni, diagnosi e suggerimenti.
La ringrazio, caro Professore, per il coraggio della testimonianza e per lesempio dato. Spero che tutti insieme, ciascuno con lapporto delle proprie competenze, possa operare per il bene di Napoli, ricordando che, come recitava il documento dei Vescovi del Mezzogiorno degli anni 90, non si cresce se non insieme.
Napoli, 25 Novembre 2008
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Chiar.mo Prof. Aldo MASULLO
Napoli