Il coraggio di gettare via ogni maschera

Resoconto del primo incontro quaresimale di don Mimmo Battaglia coi giovani

di Federico Battaglia 

Responsabile Servizio per la Pastorale Giovanile

“Un tempo per prendersi per mano, conoscersi, stringere relazioni forti. Un tempo in cui ci si mette in ascolto per fare chiarezza, di gettar luce su di sé, sugli altri, sul mondo. Un tempo per dare valore al senso autentico di una vita che si fa bellezza in scelte consapevoli dal sapore di Vangelo.

Come ha fatto Maria dopo aver ascoltato l’angelo: «si alzò e andò in fretta» (Lc 1, 39). Per questo motivo, prima di mettersi in viaggio, i giovani dell’Arcidiocesi di Napoli hanno considerato quella della Lectio in Quaresima un tempo propizio per l’ascolto, così come ha fatto Maria.

Prima di alzarsi e mettersi in viaggio per Lisbona, i giovani napoletani si sono scelti un tempo per accogliere la Parola di Dio e lasciarla lavorare per farsi trasfigurare da essa. Ed è solo la prima tappa di un viaggio che durerà per tutta la Quaresima. Cinque appuntamenti che culmineranno con la preghiera della Via Crucis del Venerdì Santo a Ponticelli, nei luoghi in cui c’è uno dei tre tavoli del Patto educativo per la Città Metropolitana di Napoli. Le altre tappe della preparazione verso Lisbona: la veglia vocazionale il 28 aprile e il weekend di ascolto reciproco e programmazione dal 6 all’ 8 luglio, i momenti regionali di mandato e di festa.

A capitanare il gruppo dei giovani napoletani è direttamente l’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia che, senza filtri e intermediazioni, incontra i suoi giovani per prendersi il carico di una relazione e di un impegno che lo fa compagno di strada. La prima meditazione offerta ha commentato la chiamata di Levi dal Vangelo secondo Matteo. Don Mimmo ha ricordato che «tutto è racchiuso in un silenzioso e impercettibile sguardo, la prima parola che vi consegno». Gesù nell’anonimato e nel silenzio di ogni singola vita opera sempre il miracolo di uno sguardo potente, «quello sguardo – aggiunge l’Arcivescovo – che raggiunge la profondità del nostro essere, del nostro cuore e ci guarisce aprendoci alla possibilità di una vita nuova». Matteo si assume il rischio del cammino con una nuova direzione, dà fiducia a quello sguardo, che ha il potere di rialzarlo e lo invita alla sequela. «Questa è la via percorsa da Gesù – dice don Mimmo -, nessuno rimane non guardato agli occhi di Gesù, nessuno rimane escluso dall’ampiezza del suo sguardo. E ogni uomo e ogni donna raggiunti quello sguardo riacquista la dignità. Troppo spesso invece i nostri sguardi infliggono ferite, emettono sentenze inappellabili».

Talvolta, aggiunge, ed è la seconda parola consegnata, «c’è anche una maschera che noi indossiamo, per proteggerci, per rifugiarci nelle immagini che costruiamo di noi stessi. Ma non dobbiamo mai dimenticare che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. E Gesù è venuto proprio per curarci nella nostra dimenticanza della somiglianza con il Padre».

L’invito è ad avere il coraggio di gettare ogni maschera per ritrovare la propria verità, per cercare la propria autenticità: «abbi il coraggio di eleminare ogni distanza, non avere paura di quello che sei, lasciati raggiungere dalle forza e dalla bellezza dello sguardo di Gesù».

Fra la chiamata di Gesù e la risposta c’è un’immediatezza che sorprende. La ragione di questa scelta è Gesù stesso. E qui la consegna della terza parola: seguimi. «Gesù non usa codici e nemmeno artificiosi preamboli per chiamare. Rivolge un invito che è fatto di una sola parola che si fa vita». Il Signore «ti sta proponendo un cammino, ti invita a percorrere insieme a lui un tratto di strada della  tua vita. Seguimi è l’invito a stare con lui calcando le sue stesse orme che sono le orme di Dio. Seguimi è cadenzare i battiti del tuo cuore con quelli di Cristo. Vocazione è la parola che dovremmo amare di più, perché è il segno di quanto ognuno di noi è importante agli occhi di Dio. E Dio ci sceglie perché ama di noi non ciò che amano tutti e forse ciò che nemmeno noi amiamo di noi stessi. Egli ama di noi il nostro scarto, la nostra debolezza, la nostra fatica, ama di noi la fragilità perché possiamo sentire che siamo più forti di ogni limite. Perché l’amore vince ogni cosa».”

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