Il saluto del Card. Sepe al neo Vescovo di Acerra Mons. Antonio Di Donna

-in allegato le parole dell'Arcivescovo

Cari amici,
 questa sera, la Diocesi di Napoli tutta, in tutte le sue componenti, Vescovi, presbiteri, diaconi, consacrati e fedeli laici, si è riunita attorno all’Eucaristia per dire il suo grazie a Mons. Di Donna che, dopo una vita spesa per Cristo e per la nostra Chiesa di Napoli, ci lascia per obbedire al Papa che lo ha destinato a svolgere il suo ministero episcopale nella vicina Diocesi di Acerra.
 La nostra riconoscenza verso questo nostro fratello e amico, per il grande bene fatto alla nostra Diocesi, si fa preghiera perché il Signore continui ad assisterlo, col suo Spirito, nella nuova e delicata missione Episcopale.
 “Benedirò il tuo nome per sempre” (Salmo 144, 1).
 Sono sempre misteriosi e inattesi i modi con cui Dio fa irruzione  nella nostra vita per manifestarci il suo amore e la sua misericordia. Ne è esempio Zaccheo il quale voleva incontrare Gesù e pensava di farlo salendo sul sicomoro, guardando Gesù da lontano. Gesù non è di questo avviso e lo invita a scendere per poter entrare in casa sua, nella sua vita e nelle pieghe più intime della sua anima.
 È dall’incontro intimo e personale con Cristo, che inizia la storia di un’anima, del cristiano, del sacerdote, del Vescovo; una storia che si sviluppa e matura col protrarsi di questo incontro che diventa assimilazione a Cristo stesso, assimilazione e configurazione al suo sacerdozio e al suo ministero di salvezza.
 Questo si realizza sempre e dovunque nell’ “oggi” della Chiesa perché l’“oggi” è sempre il tempo di Gesù, che continua a chiamare e a mandare i suoi in ogni parte della terra per evangelizzare e compiere la missione di salvezza per tutti gli uomini.
 Nella seconda lettera ai Tessalonicesi (2^ lettura), l’Apostolo prega perché Dio “porti a compimento” nei cristiani di Tessalonica “ogni opera di bene”. È invito ad ogni discepolo di Gesù a chiedere nella preghiera che lo stesso stile di Gesù possa realizzarsi e incarnarsi nella vita della Chiesa e nell’esistenza di ogni discepolo.
 È questa la preghiera che, oggi, rivolgiamo al Signore per il nostro Don Antonio, che ringraziamo per il tanto bene sparso a piene mani e con grande cuore nella nostra Diocesi. Non è questo il tempo e il luogo per fare apologie o incensazioni fumose. Posso solo dire che Mons. Di Donna ha servito e amato la Chiesa di Napoli con sincerità e dedizione totale, mettendo a frutto le grandi doti umane, intellettuali e sacerdotali che il Signore gli ha concesso. Così, nel ministero parrocchiale, nell’insegnamento, nel servizio pastorale e, soprattutto, per i sacerdoti. Mons. Di Donna è stato ed è un vero testimone di Cristo per la sua Chiesa.
 Il nostro augurio e la nostra preghiera è che egli continui questo suo servizio nel nuovo campo che il Signore gli ha affidato di coltivare, svolgendo la sua missione episcopale con coraggio e amore, soprattutto per i poveri e i cosiddetti lontani.
I nostri tempi, lo sappiamo, sono difficili; ma questi devono spingerci a rinnovare il gusto della missione, ad aprire le porte anche a quelli che spesso vengono considerati a rischio, ai cosiddetti soggetti marginali. Pensiamo ai tanti poveri nel senso corrente del termine o in quello assai più umiliante di una povertà recente o della cosiddetta “nuova povertà”. E pensiamo anche a quelli che, come Zaccheo, sono messi alla gogna da tanti “benpensanti”, ai pubblicani di oggi, alla categoria estrema di quelli che, per esempio, non si vorrebbero alla porta accanto, o semplicemente, sulla stessa via, nello stesso luogo di lavoro, sullo stesso autobus.
 Noi, invece, come Chiesa, vogliamo metterci in cammino, cantare la nostra fede, portare l’annuncio oltre i confini rassicuranti del nostro quieto vivere. Quanta fatica facciamo, anche noi pastori a conoscere e a dialogare con chi riteniamo non essere nostri amici, a muoverci incontro a loro, ad assumere i loro problemi e drammi, ad ascoltare la loro silenziosa domanda di fede o di amicizia.
 Se Dio, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, ama tutte le cose esistenti e nulla disprezza di quanto ha creato, come possiamo noi presumere di essergli fedeli rinnegando questa sua attitudine misericordiosa? Allora, usciamo dal sicuro delle nostre chiese e delle nostre opere; apriamoci al soffio dello Spirito, superiamo le nostre paure, andiamo in cerca di ogni Zaccheo di questo mondo che vive nella calca anonima delle folle. Non è autentica una Chiesa che si disimpegna nell’annuncio; che rinuncia alla missione; che si chiude in se stessa; che non sa accogliere il disperato grido di chi ha bisogno; che non accetta la sfida ad annunciare a tutti, senza distinzioni e senza limiti, Cristo Signore, Salvatore del mondo.
 Caro Mons. Di Donna, è questa la nostra preghiera per te: continua a testimoniare Cristo con il tuo servizio episcopale, nella cara Diocesi di Acerra, sicuro anche del nostro affetto e della nostra stima.
  Dio ti benedica
  E ‘a Maronna t’accumpagna!

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