PROCESSIONE DI SAN GENNAROSOLENNITA DEL 4 MAGGIO 2019 Cari Fratelli nellEpiscopato,Distinte Autorità,Fratelli e Sorelle, a tutti un cordiale saluto e un vivo ringraziamento per la Vostra partecipazione a questa significativa cerimonia in onore del nostro Santo Protettore, San Gennaro. Desidero, in particolare, salutare il principe Emanuele Filiberto e padre Carlo Lupi, che guida una delegazione della Diocesi di Ascoli Piceno, con la quale la nostra Diocesi di Napoli è gemellata. Saluto anche il gruppo dei Devoti di San Gennaro, provenienti dal Comune di Montemesola, provincia di Taranto, come pure saluto la delegazione dellOrdine del Santissimo Salvatore e di Santa Brigida di Svezia e un gruppo di Pellegrini provenienti dallUngheria, Budapest. Un saluto cordiale rivolgo anche alla Deputazione del Tesoro di San Gennaro e al Comitato Diocesano di San Gennaro. Un ringraziamento di cuore sento di porgere al dott. Paolo Torino, che, con particolare sensibilità e vicinanza alla Chiesa locale, offre sempre la presenza di Canale 21 con la diretta televisiva dei grandi eventi religiosi. Abbiamo appena portato a termine la processione che ricorda la traslazione, avvenuta nel V secolo, delle Reliquie del nostro Patrono dal Cimitero sito nellAgro Marciano, territorio di Fuorigrotta, alle Catacombe di Capodimonte, poi dette di San Gennaro. San Gennaro ha incontrato la Città, attraversando le stradine della vecchia Napoli che dal Duomo portano alla Basilica di Santa Chiara. Perché questo nostro atto di fede? La risposta la possiamo trovare nelle Letture bibliche che abbiamo appena ascoltato. Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini, è la risposta che San Pietro, a nome anche degli altri Apostoli, dà al sommo sacerdote Caifa che aveva dato loro lordine tassativo di non parlare di Gesù. Pietro proclama la libertà cristiana, la parresia, ossia la franchezza, il coraggio, che caratterizzerà la vita della Chiesa per sempre; è una necessità, è un diritto-dovere al quale non rinuncerà mai, nonostante le intimidazioni, le oppressioni e le persecuzioni. Proclamare che Cristo è morto e risorto è compito, di sempre, di ogni discepolo del Signore nel mondo, anche oggi, anzi direi soprattutto oggi, quando viviamo in un tempo di tecnicismo freddo, di calcoli e interessi che dividono, di violenze e sopraffazione che generano odio, ingiustizia e morte. Il comando di Cristo: andate e predicate comporta limpegno di ognuno di noi di accettare le possibili, estreme conseguenze della persecuzione e del martirio. La beatitudine: beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno (o faranno) ogni sorta di male contro di voi per causa mia
, ha segnato e sta segnando la vita della Chiesa anche oggi. Oggi noi proclamiamo santo e beato il nostro Protettore Gennaro perché ha saputo incarnare la fede nella carità di Cristo, con il coraggio e la fermezza che gli furono dati dalla forza dello Spirito Santo. Per questo egli è vicino a ciascuno di noi, cammina per le nostre strade, entra nelle nostre famiglie, ci protegge nelle difficoltà del vivere quotidiano, ci difende dai pericoli, dalle sofferenze e dalle ansie, spronandoci a non perdere mai la speranza. Col suo martirio il nostro Patrono ha quasi voluto che il suo Sangue prodigioso in qualche modo si mischiasse al sangue di quanti, colpevoli o innocenti, cadono sotto i colpi di una violenza brutale, bieca, barbara, esercitata attraverso luso delle armi per dimostrare di essere forti, mentre sono soltanto prepotenti, fragili e insignificanti. La sua presenza è condivisione dei drammi, dei lutti e dei dolori, ma, come in ogni buona famiglia, è anche invito a rivedere i comportamenti sbagliati, a pentirsi, a redimersi, a rispettare il valore della vita, la propria e quella degli altri. Sono tanti i crimini e gli assassini che vengono consumati nella nostra amata Napoli da parte di quanti cercano di arricchirsi mediante attività illecite per le quali bande contrapposte si contendono il controllo del territorio. Si tratta di una minoranza, ma che purtroppo fa notizia gettando fango su una Città sempre più visitata e amata da tanti turisti. E avvenuto ancora ieri, in pieno centro: un agguato spietato per colpire a morte un rivale; il rumore delle armi; lo spargimento di sangue. Una innocente bambina di pochi anni è stata attraversata da un proiettile procurandole gravissimi danni fisici e ora si dibatte tra la vita e la morte. Quanta crudeltà e malvagità! Sono criminali, sono barbari. Non sono uomini degni di tale nome e di vivere in una società civile, tra la gente onesta, seria e perbene, per questo si nascondono nelle tane e si mimetizzano con il casco e la calzamaglia. E una realtà che rattrista, addolora, indigna e non può lasciare impassibili. Non possiamo, non dobbiamo assuefarci agli atti criminali, ai delitti, allimperversare di questa gentaglia. Dobbiamo liberare il corpo sociale da questo cancro assassino. Dobbiamo cacciare il pericoloso nemico di oggi che è la criminalità e che è in mezzo a noi, nei condomini, nelle case vicina alla nostra. Non cé più tempo. Sono in gioco la dignità e il futuro di Napoli e preoccupa non poco la presenza, tra le bande criminali, di giovani boss, che non solo possono diventare un modello da imitare, ma riescono ad avere facile presa su giovani da arruolare nella malavita. Non basta indignarsi, non basta condannare. Cè bisogno di ben altro; cè bisogno che Chiesa, Scuola, Famiglie e Istituzioni facciano rete sul piano educativo e formativo, al di là della repressione che spetta allo Stato. Nel contempo, occorre riservare particolare attenzione e cura ai giovani, alcuni dei quali finiscono nelle maglie della malavita, per disperazione, per mancanza di reddito e di lavoro, che comunque non giustificano scelte sbagliate, ma debbono certamente costituire un campanello dallarme, un richiamo alle varie espressioni della società perché, nellambito delle rispettive competenze e responsabilità, si attivino meccanismi virtuosi, che offrano opportunità di impegno lavorativo. Giovani e lavoro, dunque, è il binomio che da troppo tempo non trova risposte e che interpella la coscienza di tutti perché incide fortemente sullo stato di salute della stessa società, duramente appesantita e minata dalla crisi della famiglia, sulla quale incide pesantemente la mancanza di lavoro e, quindi, di reddito. Faccio appello alla responsabilità e allimpegno di tutti, perché soltanto la collaborazione e la sinergia possono portare a soluzioni concrete e utili per realizzare il bene comune. Questo auspicio e le speranze di tantissimi giovani e delle famiglie vogliamo affidare al nostro Santo Patrono, Gennaro, al quale tutta la Città, con animo implorante, rivolge devote preghiere perché, come sempre, non faccia mancare il suo accompagnamento, la sua protezione, il suo amore paterno. Affidiamo al Signore la vita di questa bambina e lanima di tutte le vittime innocenti della criminalità. Per loro preghiamo in questa Celebrazione Eucaristica. Dio vi benedica e A Maronna Vaccumpagna ——————————————————– AVVISO
A causa del perdurare della inclemenza del tempo l annunciata processione in onore di San Gennaro e annullata e la celebrazione si terra in Duomo presieduta dal Cardinale Sepe, il quale alle ore 17.30 si rechera nella Cappella di San Gennaro per portare in processione la teca con il Sangue del Martire e il busto argenteo.
Il Sangue di San Gennaro si è prodigiosamente sciolto
Cura dei Giovani e Lavoro per salvare Napoli. Il Cardinale Sepe prega per la piccola Noemi. Il Testo dell'Omelia.
La Celebrazione Eucaristica avra inizio alle ore 18.00
La processione si svolge in ricordo della traslazione delle Reliquie del Santo dal Cimitero posto nellAgro Marciano, nel territorio di Fuorigrotta, alle Catacombe di Capodimonte, poi denominate, per questa ragione, di San Gennaro. La processione di maggio fu detta anche «degli infrascati», per la consuetudine del clero partecipante di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. Ne è memoria la corona in argento che sovrasta il tronetto sul quale viene posta la teca con il Sangue del Santo, che porta al centro un enorme smeraldo, dono della Città, di provenienza centroamericana.