In nome di una santità concreta

Il nostro cuore è pieno di amore e di ringraziamento per Dio nostro Padre che ci ha invito il Figlio e insieme ci hanno fatto dono dello Spirito perché guidasse e animasse la Chiesa e l’accompagnasse ad annunziare la buona novella a tutti gli uomini. La grande liturgia della Solennità di Pentecoste ricorda certamente il grande evento della discesa dello Spirito Santo sopra gli apostoli riuniti con Maria nel cenacolo, ma è soprattutto la gioia di vivere con intensità la terza persona della Santissima Trinità. È la festa di una persona che continua a vivere nella sua Chiesa per completare, in un certo senso, quella missione di salvezza che il Padre ha affidato al Verbo incarnato. Persona viva, vera, persona che è amore, spirito di vita che scendendo sugli apostoli ha iniziato il cammino della Chiesa, che è il corpo stesso di Cristo. Cosicché la venuta dello Spirito ha dato forza, vigore, amore, per adempiere quel mandato missionario del Signore di annunziare a tutti la sua salvezza. Spirito di verità, abbiamo ascoltato nel santo Vangelo, che è Cristoverità, spirito di Santità, che è il Dio tre volte Santo e che viene a santificare la Chiesa e quanti sentono di essere discepoli di Cristo Signore. E viene come dono questo fuoco che si accende e che travolge, sconvolge, trasforma l’anima degli apostoli i quali sentono di dover compiere quella missione di santificazione del genere umano, non da soli, non basati sulla loro forza, ma guidato dallo Spirito che li prende per mano e li conduce ad annunciare la salvezza. Spirito che dona e che si fa dono: dono di sapienza, dono di intelletto, dono di consiglio, dono di fortezza, dono di scienza, di pietà, di amor di Dio, dono che significa anche impegno per noi che riceviamo questi doni, a santificare noi stessi ma anche a comunicare questa santità dello spirito a tutti i nostri fratelli. È questa la storia della santità, la storia che da più di duemila anni lo Spirito scrive nei cuori di tanti uomini e donne che, in obbedienza a questa chiamata alla santità, si donano a Dio, accolgono il dono della santità e lo sanno trasformare in opere di bontà e misericordia. Maria Cristina Brando ha ricevuto il dono di questa santità, ha sentito e ha accolto la voce dello Spirito che la chiamava alla santità. Già da fanciulla, a sette anni, sentì il bisogno di consacrarsi a Dio; a dodici anni, nella famosa notte di Natale, lo Spirito le suggerì di donare la sua vita in castità al Signore. Cammino di santità che non è un semplice passeggiare per i giardini – speriamo, un giorno, per i giardini del Paradiso – ma percorso che giorno per giorno viene incarnato nella realtà quotidiana, una santità che si forma e matura attraverso il crogiuolo della sofferenza, dell’umiliazione, dell’incomprensione, della solitudine, una santità che rassomigliare sempre più a Cristo.E Maria Cristina ha vissuto questa santità, ha camminato attraverso la sofferenza, costretta a cambiare continuamente “casa” nel tentativo di realizzare la sua vocazione di consacrata, di religiosa, per motivi di salute, prima dalle Fiorentine, poi dalle Sacramentine, e ancora dalle Teresiane a Torre del Greco e, infine a Casoria, dopo aver ascoltato la voce del profeta, del padre spirituale. Non esiste una santità che possa prescindere da quella fondamentale base che è la preghiera e l’adorazione. Qual è, infatti, la cosa più bella, più santa, più grande e divina che abbiamo, se non l’Eucaristia. Lì c’è tutto l’amore, il sacrificio e il patimento di Dio, lì c’è tutta la forza per cibarsi di Dio ed essere santi. E così, davanti al Santissimo, è cominciato il cammino interiore di Maria Cristina che la faceva assimilare sempre di più al Signore, nella volontà di conoscere le proprie debolezze e i peccati, ma nel desiderio di non rimanere schiacciati dai limiti, piuttosto rapportasi a Cristo sacramentato, vivo e vero, nella pienezza della sua umanità e della sua divinità: Sacramento dell’Eucarestia, adorare la “grotti cella”, l’adorazione silenziosa, appartata, intima, profonda e il bisogno di portare questo desiderio di santità, trasformata dall’amore e dall’adorazione a Cristo, agli altri. La Brando è una donna che ha saputo tenere aperti gli occhi alla realtà, alle necessità, soprattutto di ordine spirituale, del tempo nella quale la Provvidenza ha voluto che vivesse. E così quale bisogno più profondo quello di dire: «venite, adorate con me, mettiamoci insieme per riparare, per espiare il tanto male che serpeggia nel mondo, i tanti peccati che si commettono e che sembrano quasi dimentica e che pervade tutte le membra della Chiesa e della società. Ecco, venite e adorate con me, espiate con me, riparate con me». E così la Chiesa accoglie questa aspirazione alla santità di Maria Cristina e nel 1903 approva la Congregazione delle Vittime Espiatici di Gesù Sacramentato, continuando la storia di un santità che, attraverso il carisma della sua Fondatrice, si diffonde nel mondo, nelle Filippine, in Indonesia e che continua, con lo stesso spirito di espiazione e di riparazione ma anche di concretizzazione in opere di carità, a diffondere il messaggio evangelico soprattutto ai più poveri. Maria Cristina di notte andava per le vie di Casoria per beneficare tanti poveri e ammalati, ai quali portava consolazione e aiuti materiali, ma anche tanti bambini bisognosi non solo di pane e di acqua ma di parole buone e affettuose dette nel nome di Cristo. Di qui l’insegnamento scolastico e catechistico per trasmettere la verità del Vangelo. Noi rendiamo grazie a Dio per averci donato questa donna santa che ha segnato un cammino così specifico e particolare nella vita e nella storia della santità della Chiesa, che, come ci ha detto Papa Francesco, ci ricorda di dare agli altri qualcosa che noi abbiamo ricevuto come dono dello Spirito Santo. Ora questo cammino di santità siete voi, care sorelle, che continuate a incarnare lo spirito di Maria Cristina, perché siete messaggere, testimoni di questa volontà di consacrazione, soprattutto in questo anno dedicato alla Vita Consacrata. Testimoniate con la vostra vita e con il vostro impegno, a vivere di Gesù Sacramentato, e con le vostre opere, sentitevi chiamate a continuare questa opera provvidenziale della Fondatrice. Siate sempre fedeli adoratrici di Cristo Sacramentato. Insegnate a tutti noi come si ama Cristo nell’Eucaristia e soprattutto come si può tradurre Cristo Eucaristia in opere di bontà e di carità. La Madonna ci accompagni, ci aiuti a rendere questa nostra terra così difficile e dura, alle volte così dolorosamente impregnata di cose non buone, terra di santità. Il prossimo ottobre prossimo vivremo un’altra canonizzazione, quella della Beata Velotti. Terra di santità significa terra amata da Dio, terra nella quale Dio si rende presente attraverso queste figure sublimi che rimangono per ciascuno di noi un richiamo impellente perché come loro, anche noi possiamo seguire la strada che ci porta, attraverso Maria, all’incontro col Signore. Care sorelle, Dio benedica voi, tutte le sorelle sparse nel mondo, la vostra Congregazione, la nostra Diocesi e la nostra Santa Chiesa. Dio vi benedica e, attraverso Maria Cristina, ‘a Madonna accumpagne pure a vvuje! * Arcivescovo Metropolita di Napoli 

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