In quattro anni la povertà è più che raddoppiata

In quattro anni la povertà in Campania è più che raddoppiata. Lo riferisce il dossier regionale sulle povertà della Caritas presentato il 6 febbraio in Curia dal curatore, il sociologo Ciro Grassini con il cardinale Sepe, il vescovo ausiliare, mons. Antonio Di Donna, il direttore della Caritas Enzo Cozzolino e l’assessore provinciale Pinto. Il dato più rilevante dice che nel 2010 6.925 persone sono transitate nei 27 Centri d’Ascolto Caritas della diocesi Erano 3166 nel 2007.
«Lo Stato, le istituzioni si rimbocchino le maniche e prendano sul serio la difficile situazione di povertà in cui molte persone vivono – ha detto il cardinale Sepe – queste situazioni possono esplodere e dare vita a rivolte che, come la storia ci insegna, possono determinare anche situazioni tragiche».
Vive in condizioni di povertà relativa in Campania il 23,2 per cento della popolazione a fronte di un dato relativo al Mezzogiorno del 23 per cento e nazionale dell’11 per cento. Tragici anche i dati sull’occupazione: il 65,5 per cento degli utenti è disoccupato: dal 2004 in regione sono stati bruciati 177mila posti di lavoro.
Una povertà che aumenta ma che – come ha tenuto a precisare il vescovo ausiliare mons. Antonio di Donna delegato per la carità – «è anche in continua trasformazione», sono in aumento soprattutto coloro che, pur avendo un impiego (19,5%), non riescono più neanche a “sbarcare il lunario”.
Ai centri Caritas i cittadini campani chiedono lavoro (30,0%) ma parimenti beni e servizi materiali (25,7%), in particolare vestiti ed aiuti alimentari. Cresce anche la domanda di sussidi economici (19,3%) per il pagamento di bollette ed affitti.
In merito ai dati emersi dal dossier regionale, l’arcivescovo di Napoli ha evidenziato come “la crisi si sia abbattuta su chi già viveva condizioni di difficoltà «e come in Campania la povertà aumenta in modo esponenziale anche in conseguenza della perdita di circa 200mila posti di lavoro in sei anni”.
Il primo fronte su cui intervenire, secondo il cardinale Sepe, è il lavoro “la cui assenza è la fonte di tutti i mali».
Cresce il debito familiare soprattutto nelle province di Caserta e di Napoli che, in una graduatoria nazionale, si attestano rispettivamente al secondo e al terzo posto.
Condizioni che incrementano il flusso migratorio dei giovani campani verso altre regioni italiane o verso l’estero.
In dieci anni, la sola provincia di Napoli ha “perso” 108mila giovani. «È arrivato il momento – ha detto don Enzo Cozzolino – che chi ha deve da re e chi non ha deve chiedere e avere delle risposte. Noi – ha aggiunto – non ci possiamo sostituire alle istituzioni con cui abbiamo bisogno di poter interloquire». Secondo l’analisi, la povertà unisce italiani e migranti che equamente si rivolgono ai Centri, ma dal 2008 a oggi, è cresciuta di circa il 10 per cento la fetta di cittadini campani.
Accanto alle vecchie forme di povertà, bisogna aggiungere quella delle «persone impoverite», che fino a poco fa erano al di sopra della linea della povertà e che ora invece sono precipitate in una situazione di fragilità economica. Ai Centri di ascolto si rivolgono per lo più donne (63,5 per cento), mentre l’età degli utenti è compresa tra i 25 ed i 54 anni. Cresce la percentuale di vedovi e genitori separati (27,5 per cento), ma sono i componenti di nuclei familiari a chiedere più aiuto (65 per cento), mentre i fissa dimora sono stati 464, in prevalenza migranti.
Dalla Chiesa partenopea «piena collaborazione e supporto» per fronteggiare l’emergenza sociale ma, ha evidenziato il cardinale Sepe, «le nostre iniziative sono gocce d’acqua e nessuno può pretendere che la Chiesa risolva problemi che sono competenza dello Stato e delle istituzioni». Cresce la percentuale di vedovi e genitori separati che si rivolgono ai Centri (27,5 per cento), ma sono i componenti di nuclei familiari a chiedere più aiuto (65 per cento), mentre i fissa dimora nel 2010 sono stati 464 e in prevalenza migranti. I bisogni degli utenti riguardano prevalentemente problemi lavorativi (60,6 per cento) ed economici (60,2 per cento) per cui è mutato l’intervento offerto che si è focalizzato soprattutto nel fornire beni materiali e sussidi.
L’incremento della povertà in Campania è anche frutto di “cattive politiche di assistenzialismo”.
Lo ha detto l’assessore alla Solidarietà della Provincia di Napoli Francesco Pinto intervenuto alla presentazione del dossier regionale sulla poverta’ realizzato dalla Caritas Campania. Secondo Pinto, accanto alla costruzione di servizi positivi, sono stati compiuti degli errori perchè – ha detto – in Campania, negli anni passati, sono state fatte scelte di puro assistenzialismo mentre – ha concluso – se quelle stesse risorse fossero state utilizzate per creare sviluppo e vera occupazione, oggi forse ci troveremmo davanti a dati un po’ diversi».

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