Inizio Anno Pastorale
Cattedrale – 13 settembre 2013
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Care Eccellenze
Sacerdoti, Diaconi, Religiosi, Aggregazioni laicali, fedeli tutti,
Vi saluto, con le parole di Paolo a Timoteo: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Signore nostro.
Abbiamo cantato, nel Salmo responsoriale, che il Signore è nostra parte di eredità e nostro calice: nelle sue mani è la nostra vita. È lui che ci indica il sentiero della vita, che vogliamo seguire nel cammino di questo nuovo anno pastorale, come discepoli che si mettono al seguito del Maestro che ci guida sulle strade della verità e della carità.
Ringrazio tutti per i graditi auguri onomastici, di cui si è fatto bravo interprete il caro Mons. Di Donna. Dio vi ricompensi di tanta bontà e generosità!
Questa solenne celebrazione è impreziosita dalla presenza delle Reliquie dei Santi Martiri di Otranto, canonizzati da Papa Francesco il 12 maggio scorso, provenienti dalla vicina parrocchia di Santa Caterina a Formiello. La presenza di questi Santi Martiri, assieme a quella dei Santi Protettori della nostra Diocesi, rende sicuro il nostro cammino per compiere la missione affidataci dal Signore.
Canta e cammina: iniziamo oggi il nostro pellegrinaggio con il canto di lode al Signore per aver effuso il suo Spirito di amore nei nostri cuori, rinnovando lo slancio apostolico e alimentandoci di speranza per una rinascita della nostra chiesa e della nostra società. È questo il momento opportuno per intervenire, come cristiani, nella difficile situazione della nostra comunità, alla ricerca del bene comune.
Questo impegno ci deriva dallessere Chiesa profetica, come ci ha indicato il Concilio, nello spirito del Dio delle Promesse, che ci precede sulle vie della storia. Con ciò, intendiamo riscoprire la vera identità della nostra fede che deve essere aperta alla storia e al mondo; una fede-missionaria che ci proietta verso la comunità degli uomini con un rapporto più autentico e maturo con i nostri fratelli e sorelle e con tutta la comunità degli uomini.
Lo sappiamo: il cammino che intraprendiamo è delicato e difficile perché presuppone una nostra profonda conversione, un nuovo stile dellattività pastorale, un nuovo slancio missionario, una nuova consapevolezza del nostro ruolo per cambiare le strutture della convivenza civile. Però siamo anche consapevoli che non possiamo tacere di fronte ai mali e ai gravi disagi del nostro popolo; non possiamo proseguire il nostro cammino mentre vediamo tanti feriti lasciati ai margini delle nostre strade; tanti fratelli che affollano le nostre città e gridano la loro solitudine o disperazione; tanti giovani che sono a rischio di perdere la speranza.
Eppure, questi sono nostri fratelli e sorelle, sono figli di Dio e sono stati redenti dal prezioso sangue di Cristo; tutti appartengono alla comune famiglia degli uomini. Per conoscere, condividere, accompagnare questa umanità ferita e disperata dobbiamo avere il coraggio della fede di fare come ha fatto Cristo Signore: come ho fatto io, così fate anche voi; io vi ho dato lesempio. È per obbedire a questo comandamento damore di Cristo che vogliamo metterci al servizio di tutti e di ciascuno della nostra comunità.
Per realizzare questa missione, è necessario, come ho sottolineato nella lettera pastorale che vi sarà ufficialmente consegnata tra poco, che usciamo da noi stessi, dalle nostre strutture, dai luoghi recintati delle nostre sagrestie ed andare incontro alla gente che vive in situazioni di gravi disagi morali e sociali e chiede amore e solidarietà da chi rappresenta Cristo e il suo Vangelo. La storia ci insegna che questo impegno dei cristiani non è privo di ostacoli, frapposti da chi, per ideologia o per interessi personali, rifiuta o combatte ogni forma di solidarietà e di giustizia. Ma il vero discepolo di Cristo non ha paura di gettarsi nella mischia e di sporcarsi le mani: il discepolo non è più del Maestro: quello che hanno fatto a me, lo faranno anche voi; ma non abbiate paura: io sono con voi, sempre!
Fondati su questa fede, siamo pronti ad assumerci la nostra responsabilità di fronte a Dio e agli uomini. Non vogliamo essere cristiani da salotto o cristiani educati, ma senza fervore apostolico, come ci esorta Papa Francesco, ma impegnati a dare fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa.
Responsabilità, dunque, è lidea-forza che deve caratterizzare il nostro servizio pastorale nei diversi ambiti e nelle molteplici iniziative che si intendono realizzare. Nella citata lettera pastorale ho indicato alcuni soggetti e settori nei quali è opportuno realizzare i progetti pastorali.
Cari fratelli e sorelle,
facciamo nostra lesortazione di S. Ignazio di Antiochia alla comunità di Efeso: Conviene procedere daccordo con la mente del Vescovo, come già fate
E ciascuno diventi un coro affinché, nellarmonia del vostro accordo, prendendo nellunità il tono di Dio, cantiate ad una sola voce con Gesù Cristo al Padre perché vi ascolti e vi riconosca, per le buone opere, che siete le membra di Cristo. E, allora, cantiamo e camminiamo tutti insieme, con la fiducia nel Signore e con la forza dello Spirito divino. Camminiamo e cantiamo con coraggio ed entusiasmo. La nostra vita e il nostro ministero sono nelle mani del Dio della vita. Lumile e sincera consapevolezza dei nostri limiti non ci scoraggerà nellaffrontare le difficoltà che potremo incontrare nel nostro cammino perché saremo sostenuti dalla Grazia che tutto può.
Affidiamo a Maria SS.ma, Madre del buon cammino, il nostro pellegrinaggio pastorale, affidando al suo Cuore materno i nostri propositi e le nostre speranze.
Dio vi benedica e
A Maronna caccumpagna