Intervista di Alessandro Speciale al Cardinale Sepe

23 Agosto 2008 - da Agenzia Asca


Intervista di Alessandro Speciale dell’Agenzia Asca al Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli:

1)  Cristianamente, quali sono i principi che devono guidare il rapporto tra Nord e Sud in Italia?

R. Credo che non si è Nazione se non si praticano solidarietà e  aiuto ai più svantaggiati, doveri primari per ogni buon cristiano e per ogni laico di sani principi, soprattutto quando vi sono parti di territorio e aree che, anche per problemi storici e precarietà strutturali, camminano a diversa velocità. E’ sotto gli occhi di tutti il divario economico esistente tra il Nord e il Sud dell’Italia, una realtà ancora difficile che ha impegnato, negli anni, studiosi e governi. E’ evidente che il gap non favorisce lo sviluppo armonico e il progresso civile di tutto il Paese. Non si cresce se non insieme, lo hanno detto a chiare lettere negli anni Novanta i Vescovi del Mezzogiorno, i quali, nei prossimi mesi, torneranno a far sentire la propria voce e il loro pensiero.
E allora, senza rispolverare la vecchia questione meridionale, anche perché i meridioni sono tanti e diversi perché tante e diverse sono le problematiche, le specificità, le vocazioni e le potenzialità, diciamo che è tempo ormai di una inversione di tendenza, mettendo in campo, come emerge dal dibattito in atto, una oculata e responsabile iniziativa che risulti una opportunità e non un ostacolo per ogni regione e per le diverse comunità del Paese. Nessuna elargizione e nessun privilegio, soprattutto niente assistenzialismo, ma misure che facciano prevalere capacità, progettualità e risorse locali. Bisogna dare spazio ad una solidarietà elevata a sistema che, come più volte è stato detto,  preveda strumenti e parametri di perequazione sociale ed economica, in maniera che tutte le aree siano messe nelle condizioni di costruirsi il proprio futuro, potendo contare, laddove necessario, sulla solidarietà dei più forti e dei più fortunati, all’i9nterno di una logica  che  faccia salvi gli interessi, la forza, l’immagine e l’unità del Paese.
 
2)  Il Card. Bagnasco parla della Chiesa come ‘vicina al popolo’, come l’unico agente che oggi è veramente vicina alla gente e capace di interpretarne anima e bisogni, a fronte di una società che diventa sempre più ‘parcellizzata’ e divisa: si può dire una parola forte sull’esigenza di solidarietà, di com-passione nel nostro Paese, capace di guardare al di là degli interessi particolaristici e localistici?
R. L’ha detto Cristo: “Ciò che farete all’ultimo dei fratelli l’avrete fatto a me”. E’ l’insegnamento del Maestro che sostanzia poi la legge dell’amore posta alla base del nostro agire cristiano. L’attenzione, il sostegno, la vicinanza, la solidarietà, la condivisione della sofferenza del disagio, del bisogno e del dolore, l’aiuto ai più deboli, il rispetto degli ultimi, la centralità della persona umana sono incarnati nel dna di ogni buon cristiano. Ogni discorso, ogni ipotesi, ogni teoria, ogni scelta che prescinda da questi presupposti e che accentui la diseguaglianza e la diversità, l’intolleranza e la contrapposizione non può essere accettata né approvata. Lavorare per il bene comune e favorire la crescita complessiva di tutta la società devono costituire il vero e primario obiettivo. Come Chiesa e come cristiani continueremo a stare tra la gente, a lavorare per e con il popolo di Dio, ad impegnarci per la promozione umana. Saremo sempre e soltanto innanzitutto con i più deboli, saremo quindi dalla parte di chi cerca di unire e favorire lo sviluppo di tutta la comunità.

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