MESSA DI RINGRAZIAMENTO
PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI VINCENZO ROMANO E NUNZIO SULPRIZIO
OMELIA DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE
domenica 21 ottobre 2018, ore 18.30, Chiesa Cattedrale
Saluto cordialmente gli Eccellentissimi Confratelli Vescovi, il Signor Sindaco di Napoli, on. Luigi De Magistris, la consigliere Loredana Raia in rappresentanza della Regione Campania, il Sig. Sindaco di Torre del Greco, Giovanni Palomba, i Parroci di Santa Croce in Torre del Greco e di San Domenico Soriano in piazza Dante, i Sacerdoti, i Diaconi, i Religiosi e le Religiose, i Seminaristi e Voi, cari fedeli.
Un ringraziamento particolare sento di dover rivolgere all’Emittente televisiva napoletana Canale 21 che, ancora una volta, offre generosamente a tutti i telespettatori di Napoli, della Campania e di tante altre località, la diretta televisiva di questo grande evento della Chiesa di Napoli, che celebra due suoi figli elevati agli onori dell’altare.
“Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire ma per servire e per dare la sua vita a riscatto del mondo”.
Questo svelamento di Gesù della sua identità messianica costituisce l’essenza della sua missione profetica, ricevuta dal Padre, e la strada unica e insostituibile della discepolanza cristiana, cioè della via alla santità di ogni cristiano.
Giacomo e Giovanni si avvicinano a Gesù con una precisa richiesta per il loro futuro: vogliono due posti privilegiati al suo fianco! Vogliono “mettersi a posto”, “sistemarsi”.
Ma Gesù capovolge le loro attese: “se uno vuole essere grande, si faccia servo di tutti”; se vuole essere il primo, si faccia servitore di tutti”. Il vero discepolo del Maestro è chi radica la sua vita nel servizio e nel riscatto degli ultimi; è colui che, anche oggi, rifiuta una cultura di ambizioni, rivalità e privilegi e si dedica a chi è nel bisogno e nella necessità.
Il cristiano crede nell’amore e sa modellare la sua vita con gesti concreti di amore verso Dio e di solidarietà verso gli ultimi, verso quei fratelli e sorelle più infermi e fragili delle nostre comunità.
E’ la strada della santità percorsa da tanti in questi duemila anni della storia della Chiesa di Cristo, dai tanti santi e sante napoletani e, oggi, da Vincenzo Romano e Nunzio Sulprizio, proclamati santi, domenica scorsa, da Papa Francesco.
La chiesa di Napoli, la chiesa dei mille santi, esplode di gioia per questi suoi figli, per questi due nuovi santi acclamati dalla Chiesa universale come santi di Dio e ministri del Vangelo.
E’ un evento storico! Mai, prima di ora, due fulgide figure vissute in questa nobile e generosa terra erano state santificate nello stesso giorno, arricchendo la lunga lista di santi gloriosi che hanno onorato Napoli e la Campania con la loro vita e le loro opere.
Due santi, diversi per l’età, per la formazione, per l’impegno nella società, per il carisma, ma tutti e due testimoni dell’amore di Cristo e apostoli della carità.
Don Vincenzo Romano, definito “Prevete faticatore“, operando con semplicità nella sua Torre del Greco, seppe proporre il suo stile di pastore, facendo della carità una missione, della compassione uno strumento di umana liberazione. Tutto trovò posto nella sua azione sacerdotale: la formazione dei ragazzi, la cura dei malati, l'assistenza ai bisognosi e addirittura la ricerca dei rifugi dei malviventi.
La proclamazione del Vangelo era la sua vera passione, tanto da inventare la “sciabica”, pratica che consisteva nell'avvicinare le persone con crocifisso e campanello, evangelizzandole e poi accompagnandole nella chiesa più vicina. Seppe essere “mite e umile di cuore”, pastore di pecorelle e pecora dell’unico Pastore.
Nunzio Sulprizio, un santo della “normalità”, il santo della porta accanto. Un ragazzo dalla fede profonda. Sorridente malgrado la malattia. Devotissimo alla Vergine, coraggioso contro la sofferenza malgrado la giovane età. Operaio fin da bambino, fabbro nella bottega dello zio, morì a diciannove anni. Nonostante i dolori terribili accettò sempre la malattia con la forza della fede, facendo la volontà del Signore. Ora è agli onori dell’altare, considerato dai lavoratori un protettore, dai diversamente abili un conforto, dai giovani un esempio da imitare.
Oggi siamo chiamati a celebrare la gloria di questi due santi, nel segno di quella santità che viene soltanto da Dio e spinge l’umanità intera alla straordinaria impresa di rendere migliore il mondo.
Grazie alla santità, il paradiso cui tendiamo sarà possibile ritrovarlo negli occhi di coloro che, credenti e non credenti, già lo vivono qui in terra, nelle mani di chi si impegna nell’aiuto ai fratelli, di chi non ha paura di sacrificare la propria vita in favore di chi è oppresso e perseguitato.
Don Vincenzo Romano e Nunzio Sulprizio hanno saputo rendere ordinaria la straordinarietà del loro vivere e del loro agire a imitazione di Cristo. “Siate santi” è invito rivoluzionario per una umanità universalmente rissosa, egoista, liquida.
In questo nostro tempo, distratti dalle cose terrene e storditi da un falso benessere, non sempre noi cristiani siamo autentici testimoni del Maestro. Troppo spesso dimentichiamo che la nostra esistenza è protesa verso un bene più grande, quel regno che ogni cristiano può anticipare sulla terra seguendo l’esempio dei santi che, come dimostrano Vincenzo Romano e Nunzio Sulprizio, sono uomini e donne come noi, persone semplici, umili eppure grandi perché nella loro vita terrena, sulle orme del Maestro di Galilea, spinti da un insopprimibile anelito alla verità e alla giustizia, hanno saputo mettere al primo posto l’amore per il prossimo, l’annuncio del Vangelo e non il proprio personale interesse.
Come si vede, dunque, la santità non è qualcosa di altri tempi, né di pochi eletti: dai primi cristiani ad oggi, chiunque sceglie di seguire Cristo è chiamato alla santità, che non consiste nell’operare prodigi, ma nel realizzare giorno per giorno il miracolo della fratellanza, dell’appartenenza alla stessa famiglia umana voluta da Dio: «ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità» (LG 41).
La canonizzazione di Don Vincenzo e del giovane Nunzio, dunque, non è soltanto un evento da celebrare, ma è una provocazione al tempo e agli avvenimenti, nonché un invito agli uomini a farsi rivestire dalla Parola che spinge verso l’alto e cerca in ogni uomo la brama di innalzare l’ordinario alla purezza del Cielo.
Con Don Vincenzo e con Nunzio vogliamo ricordare anche chi, pur senza canonici pronunciamenti, celebra la sua santità scritta nel libro dei giusti: le nostre mamme pronte a dare la vita; i nostri papà che consegnano nelle mani dei figli il testimone dei loro valori; le famiglie, luogo ordinario per vivere la santità, che in nome di Cristo Risorto sanno concepire la vita come puro scambio d’amore.
Don Vincenzo Romano e Nunzio Sulprizio hanno fatto proprio l’invito. Ora sta ad ognuno di noi rispondere.
Chiediamo a Maria, la Tutta Beata e Regina dei Santi di guidarci mentre siamo in cammino, perché non deviamo mai dal cammino che ci conduce alla meta dell’incontro con Dio, nell’eternità del suo Amore.
Dio Vi benedica e
‘A Maronna c’accumpagna!