La città spogliata

Cari amici, amati giovani,
vi esprimo la mia grande gioia di essere qui a Villaricca, in questa struttura polifunzionale intitolata a Karol Wojtyła, l’uomo che da papa ha levato la sua ferma voce a favore dei diseredati della terra e che ha sempre raccomandato di non avere paura, perché Cristo è dalla nostra parte. È una singolare coincidenza, inoltre, avere come tema la “città spogliata”, ricordando che Giovanni Paolo II è stato testimone in prima persona della spoliazione della sua nazione, la Polonia, ad opera di quella follia devastante e antiumana che ha incendiato l’Europa, ossia il nazismo.
Ed è non meno provvidenziale trovarci qui ai Primi Vespri della solennità dell’Immacolata, verso la quale s’indirizzava con filiale abbandono la devozione del Beato Giovanni Paolo II. Questi sono già dei motivi sufficienti a rendere l’incontro di stasera illuminato da una forza di fiducia nel cambiamento, conseguibile con la consapevolezza del sostegno incondizionato di Dio. 1. Un tale approccio così incoraggiante è ancor di più sostenuto dal significato del nome del profeta, le cui parole ispirano la riflessione di questo nostro terzo “Dialogo con la città”: Ezechiele, cioè “Dio conforterà”. Egli ha svolto il suo ministero profetico tra i giudei esiliati a Babilonia, che si lamentavano di essere stati “spogliati” di tutto e attribuivano la colpa a Dio. Ezechiele, però, nel celebre discorso contro i pastori d’Israele del capitolo 34, illustra bene le responsabilità di coloro che erano le guide: essi «hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge» (v. 8). I pastori sono da identificare con i capi politici e religiosi del popolo, condotto alla rovina a causa di scelte dissennate in politica estera e interna.
Il gregge è, infatti, sbandato e disorientato, perché i pastori l’hanno trattato con crudeltà e violenza, l’hanno spogliato dei suoi averi per i propri personali interessi, senza prendersi cura di chi versava in difficoltà. In tal modo, il gregge – bella metafora per indicare chi, indifeso, si mette nelle mani di una guida – è diventato preda non solo dei suoi capi, ma anche di tutte le bestie feroci – in particolare i potenti popoli nemici – che hanno avuto facile gioco nel profittarne di questo stato di divisione.2. Il profeta ci presenta le parole di Dio che, stanco di assistere a soprusi e ingiustizie, vuole porre rimedio. Egli è sferzante nei confronti di coloro che hanno spadroneggiato sul gregge. Perciò li destituirà dal loro incarico e in prima persona si prenderà cura del gregge, la cui salute gli sta a cuore: «Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna […]. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione […]. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia» (vv. 11.13.16).
Come spiegare queste già chiarissime parole? Che cosa aggiungere? Sono del parere che esse rappresentino un “balsamo di consolazione”, un conforto incredibile per chi si sente spogliato della sua dignità, dei giusti e necessari mezzi per vivere, dei suoi sogni di futuro. Il Signore è dalla sua parte e lo incoraggia a non smettere di sperare e di lottare per un mondo in cui ci sia posto per tutti e dove ognuno possa avere opportunità di migliorare senza sentirsi tarpare le ali da bestie rapaci. 3. Quante volte ci siamo sentiti indifesi, inermi di fronte alle varie situazioni della vita! È il senso della “nudità”. Non quella esibita in maniera provocatoria – e mi rivolgo non solo a voi, cari giovani –, che rende il corpo un oggetto del desiderio “usa e getta”, ma quella nudità che fa sentire l’essere umano impotente e alla mercè del suo carnefice. È la nudità dei poveri, di chi è esposto all’ingiustizia senza avere mezzi per difendersi. È la nudità di tante persone che, nella nostra città di Napoli, vedono la loro dignità “spogliata” a causa della criminalità organizzata, della politica disattenta, della burocrazia non sollecita verso le esigenze del popolo.
Stiamo parlando di Napoli, ma come dimenticare che ci sono ragioni remote e difficili da scardinare. Mi chiedo, allora, perché non è stato preso sul serio l’insegnamento di Papa Benedetto e, prima, di Giovanni Paolo II, i quali hanno denunciato i meccanismi perversi della speculazione finanziaria e proposto un governo trasparente dell’economia mondiale?4. La solennità dell’Immacolata ci porta con la mente alla condizione dell’uomo e della donna nel giardino di Eden dopo aver mangiato il frutto che Dio aveva vietato. L’uomo si nascose perché “era nudo” e aveva vergogna. Esiste, dunque, anche la nudità dell’uomo peccatore che, perciò, diventa più vulnerabile e schiavo delle cose. Questa, come le altre nudità a cui abbiamo accennato, vuole coprire il nostro Salvatore, Gesù Cristo. Infatti, come dice san Paolo, «quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,27).
Preparandoci, dunque, al Natale, prendiamo coscienza che, in quanto battezzati, non siamo più nudi: ormai abbiamo la veste che Cristo ci ha donato spogliando se stesso per vestire noi. È la veste che testimonia la nostra dignità, la nostra appartenenza a Dio Padre, la nostra identità di costruttori del Regno dove trionferà la giustizia e la pace e saremo «santi e immacolati nella carità» (Ef 1,4).
In tale prospettiva, affidiamoci, allora, all’intercessione della Vergine Immacolata, madre di Cristo e Madre nostra, perché ci ispiri sentimenti di bellezza, di purezza e di santità.

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