Card. Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, per il quotidiano la Repubblica1) Cosa ha provato, come uomo e come pastore, quando ha saputo della nuova tragedia del mare dell’altro giorno?
R. Nel pieno rispetto del lavoro che le autorità preposte stanno facendo sul triste e grave episodio, posso dire che ho provato dolore e sconcerto per la tragica sorte delle povere vittime, per il dolore dei pochi sopravvissuti e, contemporaneamente, per la insensibilità che talvolta accompagna e caratterizza i comportamenti delluomo, per la indifferenza con la quale troppo spesso si assiste, andando oltre, a fatti che toccano la coscienza di ciascuno e che richiederebbero segni di carità cristiana, di solidarietà umana, di rispetto profondo dellaltro, del fratello, delluomo che soffre o che muore. Non riesco a credere che ci sia gente capace di non raccogliere il grido di aiuto che viene da uomini i quali, per cercare un tozzo di pane piuttosto che il lavoro e la libertà, non esitano ad affrontare difficoltà e a mettere in pericolo la propria vita. Cose di questo genere non hanno nulla della società umana e neppure della giungla, ma sanno soltanto di crudeltà.
2) Il quotidiano Avvenire ha paragonato l’indifferenza mostrata nei confronti delle nuove vittime del mare, all’indifferenza che accompagnò le vittime della Shoa: condivide?
R. Credo che, come sottolinea lo stesso articolista di Avvenire, il contesto sia ben diverso, anche se il risultato purtroppo è lo stesso. Nel nostro caso e nel tratto di mare interessato forse cera gente che poteva e doveva intervenire senza correre alcun pericolo per la propria sicurezza e la propria libertà e invece, eccetto un caso come è stato raccontato, non se ne è dato pensiero ed ha scelto di stare lontano da fastidi e problemi, fingendo di non vedere e non sentire, comportandosi in maniera disumana dinanzi a gente che moriva.
3) Non crede che queste tragedie sono conseguenza di politiche contro l’immigrazione messe in atto dall’attuale governo?
R. Io credo che queste tragedie siano da attribuire innanzitutto alla mancanza di coscienza, alla insensibilità e alla irresponsabilità umana, che come ho detto è crudeltà. Di fronte al fratello, allamico, al conoscente, allo straniero che sta in grave difficoltà e ci sta rimettendo la vita nessuna legge può vietare di intervenire e di soccorrere, perché è in gioco la vita umana che è un valore sacro e irrinunciabile.
4) In nome della sicurezza nazionale sono state varate leggi che legittimano i respingimenti in mare degli immigrati: lei cosa ne pensa?
R. Come cristiano ritengo che il principio dellaccoglienza sia sacrosanto e vada tenuto sempre presente e penso che nessuna legge possa vietare il soccorso o condannare a morte persone in grave pericolo. Specialmente quando si sta a mare. E la stessa legge del mare a richiederlo.
5) Il Vangelo insegna: Ero straniero e mi avete accolto. Ma non sembra che queste parole ora siano messe in pratica come si dovrebbe.
R. Possiamo ricordare anche gli insegnamenti del Bussate e vi sarà aperto, Chiedete e vi sarà dato.
Penso che non solo il cristiano ma anche il laico che immagina e auspica una società giusta e solidale si possa sottrarre al rispetto e allapplicazione di questi messaggi evangelici. E questo senza scomodare e ricordare nostalgicamente il nostro passato di emigranti. Certi principi, come ratificati nella Carta dei Diritti Umani, sono validi in assoluto, a prescindere dallinteresse e dalla convenienza. Sullaccoglienza dello straniero si misura il grado di civiltà di una comunità.6) La Chiesa forse dovrebbe farsi sentire di più su queste tematiche?
R. Su questo tema non vi possono essere incertezze e la Chiesa, più volte, ha fatto conoscere il suo pensiero, in forma ufficiale attraverso il Magistero del Santo Padre ma anche attraverso voci autorevoli dellEpiscopato, dei Presbiteri e del laicato cattolico. Credo che non ci siano equivoci di sorta.
Fonte: La Repubblica