Il ricordo vivo del tempo passato, gli sguardi, le parole che infondono e chiedono speranza, gli abbracci che sembrano voler catturare e imprimere un senso, ridisegnano volti, vite, storie: tutto me lo ricorda amplificando il rumore dei passi, il tepore degli abbracci, la gioia dei sorrisi. Si assottiglia l’attesa, si diradano le ombre della notte, dentro e fuori.
Un’ansia antica del Natale sembra riemergere con la sua forza cristallina, nel sapore di storie passate, di parole lontane, di un sentire abitato dalla carezza di qualcuno, da una gioia povera e palpabile che penetra l’aria, il freddo e la nebbia. Un contrasto forte con il presente: la distanza imposta, gli occhi bassi e sfuggevoli, i passi veloci, i sorrisi nascosti dietro le mascherine. Il rischio di non arrivare puntuale alla grotta mi assale. Mi parla di un disagio più profondo: la paura di non avere accolto abbastanza, amato abbastanza, ascoltato abbastanza.
Gesù non nasce soltanto in una grotta, ma per strada, nella notte, su sentieri accidentati, montagne e colline non spianate, vie non raddrizzate. Nasce nel buio di una notte e si lascia trovare e riconoscere nei segni della vita e dell’eterno.
È il buio dei dubbi e delle tribolazioni che ci conduce alla luce, è il buio di una crisi che ci riporta in noi stessi, che ci consegna alla vita. È il buio che sveglia e prepara all’attesa, è il buio che permette di vedere spiragli di luce.
Il tuo dolore è fecondo, il tuo vuoto non è inutile, la tua notte è benedetta! Benedicila anche tu! Cammina verso quella grotta. Lasciati attraversare dal grido della vita, lasciati attraversare dalla speranza di un giorno nuovo possibile. Lasciati amare.
Buon Natale!
+ don Mimmo Battaglia