Quanta confusione e quante contraddizioni siamo costretti a registrare in questo tempo, già così precario e avaro di serenità, che stiamo vivendo.
Abbiamo una pletora di famiglie, di uomini e donne, di giovani avviliti e tristi, perché afflitti dalla mancanza di lavoro e di reddito, e ci preoccupiamo di annunciare loro, come terapia distraente, trovate e provvedimenti prettamente ideologici.
Un intero Paese sta discutendo delle scelte e dei comportamenti avuti a garanzia della incolumità e della vita dei passeggeri di una nave italiana da crociera e viceversa pensiamo di indicare ai cittadini modalità e strumenti per dichiarare, anticipatamente, come si vuole smettere di vivere.
Cé veramente da dire che è strano tutto questo e non per polemica. Qui si pone innanzitutto una questione di opportunità: è da considerare una priorità listituzione del registro del testamento biologico, così come quello parimenti annunciato sulle cosiddette unioni civili, mentre la gente si aspetta fatti concreti per una migliore vivibilità e progetti seri per creare sviluppo e occupazione? E da vedere come fatto innovativo e rivoluzionario rispetto ad altre comunità questo registro? E da annoverarlo come fatto significativo che concorre al perseguimento del bene comune?
Non è invece da vedere questo annuncio come una demagogica fuga in avanti, tenuto conto che manca ancora una legge nazionale che regolamenti tutto e nessuno è tenuto a riconoscere la legittimità e la funzione di detto registro? Si badi bene che non si pone affatto in discussione la libertà dei singoli. Ci mancherebbe!
Piuttosto cè da osservare che mentre si considera – giustamente – la libertà come diritto e io direi soprattutto come valore, si finisce poi con il negare la stessa dignità alla vita che, nella mente dellamministratore di turno, diventa materia meritevole di registrazione burocratica così come si fa per gli esercizi commerciali o per le contravvenzioni al codice della strada.
Contro questo opportunismo ideologico noi innanzitutto riteniamo che si debba attendere che il legislatore nazionale definisca il testo normativo valido erga omnes, ma intanto vogliamo ricordare e affermare, con la forza della ragione e del nostro credo che la vita è un valore assoluto, un bene indisponibile che non abbiamo per eredità, ma un grande dono che ci viene dal Creatore attraverso la procreazione. Questo dono siamo tenuti a custodirlo, a rispettarlo e a preservarlo dalla nascita fino alla fine dei nostri giorni, che non dipende per niente dalla nostra volontà, altrimenti assumerebbe la connotazione di suicidio o di omicidio.
Per questo ripeto con convinzione ciò che ho già avuto modo di dire: il cattolico vero sa come comportarsi!