Rassegna Stampa : da ”Avvenire” del 12 Dicembre 2019

Ospedali, medici, cattolici: la bioetica “di confine” interroga sull’identità

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Ospedali, medici, cattolici: la bioetica “di confine” interroga sull’identità

(il nuovo libro di Francesco D’Agostino già presidente nazionale dell’’Unione giuristi cattolici)

 

CLAUDIO

SARTEA

L’editrice Studium presenta – domani all’Istituto Sturzo di Roma – una raccolta di saggi del bioeticista Francesco D’Agostino, professore emerito di Filosofia del Diritto e membro del Comitato nazionale per la Bioetica, da lui presieduto per due mandati a cavallo, firma molto nota anche ai lettori di Avvenire, per i quali ha proposto numerosi editoriali in questi anni. In Bioetica. Questioni di confine si coglie l’espressione chiave per comprendere il senso di questo volumetto, intensamente suggerente, impegnativo ma non impervio, nemmeno per il pubblico non specializzato. Il confine non è soltanto un limite: il con-fine è anche ciò di cui con-sistiamo per de-finirci. Il confine, su cui insiste a più riprese D’Agostino, è la condizione dell’identità. E di identità si occupa a lungo questo libro, che – dopo i capitoli introduttivi sulla definizione della bioetica nei suoi rapporti complessi con la biogiuridica e la biopolitica, e altri originali e inattesi sul nesso tra la bioetica e, rispettivamente, l’ecologia, la psichiatria, l’amore – s’interroga con coraggio sull’identità intellettuale del cattolico in tempi di secolarismo aggressivo: in special modo, dell’intellettuale che fa bioetica. Vi è poi la domanda sull’identità del medico, messa a dura prova dalla cultura contrattualista ed economicista in cui oggi è immersa la relazione clinica, che ha distorto un vetusto rapporto rendendolo a tratti irriconoscibile (è la fine del paradigma ippocratico?).

Originale anche l’ulteriore e connesso interrogativo circa l’identità dell’ospedale: di nuovo, non solo dell’ospedale cattolico, ma di ogni hôtel- Dieu (questa l’origine della parola, nella Francia dell’alto Medioevo cristiano), che nell’epoca della biomedicina a forte contenuto tecnologico diviene la scaturigine di tensioni bioetiche prima inimmaginabili. Ma – ciò che sempre accade leggendo D’Agostino

– dalla bioetica il pensiero si allarga all’identità umana, nei capitoli riservati alla critica del riduzionismo genomico e neuroscientistico (cui si aggiunge un’ampia meditazione sull’identità somatica, nell’indissolubile e paradossale connubio di corpo e spirito che ci fa quel che siamo), e nei due capitoli sull’identità femminile, dal punto di vista socioculturale e teoretico.

La parte conclusiva è dedicata alla relazione generativa, nella sua componente sessuale e ancora una volta nel suo rilievo identitario, con un’importante riflessione sulla prostituzione come «problema bioetico»: fino alla nota conclusiva in cui l’autore inaugura quella «critica della bioetica» che sin dalla premessa presenta come una catarsi necessaria per questo sapere, neonato e già a rischio di estinzione.

Certamente tante le questioni che D’Agostino affronta in questo compatto e denso libro: e certamente ‘di confine’ la più parte di esse, sia nel senso del confine temporale, giacché tematizzano criticamente numerose delle frontiere cruciali dell’attuale dibattito, sia nel senso del confine identitario. E negli amletici tempi in cui viviamo, sapere chi siamo – o almeno, cercare di comprenderlo – davvero viene prima di tutto.