Ecco il testo dell’intervento dell’Arcivescovo:
“È una questione di libertà.
Perché chi è strangolato dai debiti non è libero, chi è costretto a subire tempi infiniti in attesa della concessione di un finanziamento o della ristrutturazione di un mutuo da parte di una banca perché la casa non vada all’asta non è libero, chi passa interminabili notti insonni cercando una soluzione estrema dinanzi al fatto che ormai non ha più accesso al credito ordinario non è una persona libera. E sicuramente non è una persona libera chi quella soluzione l’ha trovata rivolgendosi ai classici “amici degli amici”, chi pur di salvare la propria attività commerciale e imprenditoriale ha letteralmente venduto l’anima al diavolo, chi ha praticato la scorciatoia del prestito “qui e subito” senza rendersi conto, o forse ben consapevole, che invece si stava incamminando nella strada tortuosa e maledetta del prestito mafioso che sarà pure veloce e privo di burocrazia ma in corso d’opera ti riduce a brandelli, ti annienta l’anima, ti cancella gli affetti e ti annulla il futuro.
Ecco perché è una questione di libertà. Ed ecco perché voi Fondazioni antiusura prima ancora di essere così come prevede la legge gli intermediari concreti e l’ultima spiaggia tra gli ultimi scampoli di speranza e le profondità del baratro, siete strumenti di libertà. E anzi, piuttosto che passare nell’immaginario collettivo come le banche dei poveri cristi, di quelli cioè che non possono più mettere piede nelle banche, siete chiamati voi per primi a prendere coscienza di essere strumenti di libertà. E a quante persone in questi anni, magari anche inconsapevolmente, avete restituito libertà!
E quando si parla di libertà, siamo sempre chiamati tutti ad osare perché è in gioco la dignità delle persone, si tratta delle loro vite.
Ecco perché è bello il sottotitolo di questo convegno: “è tempo di osare”.
Quando la dignità delle persone è deturpata e violentata così come accade nelle tante storie che ascoltate e incrociate occorre sempre sentire forte la responsabilità di percorsi nuovi, di non accontentarsi del già fatto, ma di chiedersi cos’altro inventare, quali altri percorsi immaginare che nessuno ha ancora praticato, proprio perché i fenomeni con i quali avete a che fare sono in continua evoluzione, si trasformano velocemente, e questo richiede a tutti, e certamente non solo a voi Fondazioni ma anche alla Chiesa, alle Istituzioni, alle stesse agenzie sociali ed educative, analisi sempre attuali e risposte sempre nuove.
In 25 anni di vita della Consulta ma anche in 25 anni della Legge 108 nata per contrastare l’usura chissà quante cose avete visto modificarsi. Venticinque anni fa questo era un altro Paese, un’altra società, un altro mondo, ma tutto sommato anche un’altra usura, perché se l’economia è per sua natura fluida e in continuo movimento, inevitabilmente lo sono anche le sue manifestazioni e le sue stesse distorsioni. Voi ci insegnate che in 25 anni sono cambiati i volti delle vittime e dei carnefici, sono cambiate le motivazioni dell’indebitamento, sono cambiate le pratiche usuraie, l’usura è diventata sempre più un affare di mafia, ma sono cambiate inevitabilmente anche le vostre risposte e i vostri approcci, così come le stesse risposte legislative si sono andate affinando probabilmente sempre di più.
Una cosa penso sia rimasta però immutata in tutti questi anni: mentre la cultura del consumismo sfrenato è andato prendendo man mano il sopravvento, la logica del profitto a tutti i costi ha pervaso ancor di più ogni ambito di vita, la globalizzazione ha trasformato ulteriormente le nostre vite in un grande mercato, e mentre voi accoglievate “nei vostri ospedali da campo” le tante vittime di questa economia distorta, nel frattempo si è andata rafforzando e consolidando sempre di più quella “tirannia del denaro” di cui insistentemente ci parla Papa Francesco, già a partire dall’incontro del 2016 a Roma con i Movimenti popolari quando affermava: “Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare… C’è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità”.
Le persone che voi incontrate portano ben impresse sulla loro pelle le ferite profonde inferte da queste fruste, e quelle ferite voi le toccate quando ascoltate le loro storie. E – per usare ancora le parole di Francesco rivolte ai Movimenti popolari – proprio perché “voi non lavorate con le idee ma lavorate con la realtà. Avete i piedi nel fango e le mani nella carne. Odorate di quartiere, di popolo, di lotta”, proprio per questo motivo chi più di voi deve sentire forte la responsabilità di osare nuovi percorsi? Chi più di voi deve sentirsi chiamato a dare di più, e qui non mi riferisco all’enorme servizio di carattere economico che prestate, non mi riferisco all’importante contributo che pure dovete portare nel rendere ulteriormente migliori e più efficaci gli attuali strumenti legislativi, mi riferisco piuttosto alla responsabilità di immaginare e creare – e ovviamente questo non riguarda solo voi ma tutti noi insieme – un mondo diverso in alternativa alla cultura dello scarto, e di proporre un modello di sviluppo che non lasci dietro nessuno.
Si, è tempo di osare.
O forse siamo anche in ritardo sulla tabella di marcia se solo pensiamo a quante persone abbiamo perso nel frattempo; chissà quanti, voi Fondazioni, noi Chiesa o anche le stesse Istituzioni, non siamo riusciti ad aiutare e ad evitare che cadessero in quegli abbracci mortali, e chissà quanti hanno trovato risposte nei servizi della criminalità perché magari più celeri e immediati rispetto a tante nostre pastoie burocratiche. O forse perché ci siamo attardati in analisi vecchie e letture stantie senza accorgerci che le cause, i volti, i nomi e le modalità dell’usura cambiavano. O ancora più semplicemente perché non abbiamo avuto la profezia sufficiente per dire che per noi prevenzione prima ancora che tendere la mano a chi è in difficoltà, è cercare di capire da dove nascono quelle difficoltà e quindi impegnarci per eliminarne le cause. Prevenzione è continuare a ribadire che l’usura è solo la conseguenza di un sistema malato e che il problema su cui tutti siamo chiamati a lavorare e trasformare è questo sistema che scarta ed esclude.
La nostra gratitudine dunque a voi Fondazioni per il servizio alla libertà che fate da venticinque anni, ma nello stesso tempo il mio invito a non avere mai paura di “osare l’aurora” e anzi, a “forzare l’aurora” come diceva don Tonino Bello, facendovi precursori cioè di strade che ancora nessuno ha praticato, portatori di analisi che ancora nessuno ha fatto e senza farvi inconsapevolmente fagocitare dagli attuali modelli economici dello scarto, perché, come affermava il Vescovo Santo Oscar Romero in una omelia del 21 maggio 1978: “ateo non è solo il marxismo, ateo pratico è anche il capitalismo. Questo divinizzare il denaro, questo idolatrare il potere, questo porre falsi idoli da sostituire al vero Dio. Viviamo tristemente in una società atea”