Liturgia Agnello di Napoli

LITURGIA
S. MESSA
MEMORIA
Dal <<Libellus miraculorum Sancti Agnelli>>, composta da Pietro Suddiacono nel secolo X, si evince che il santo fu abate del monastero di San Gaudioso a Napoli e che morì al tempo di San Gregorio Magno tra il 593-600. Sia Pietro Suddiacono che i calendari napoletani, tra i quali il più antico è il Tutiniano (sec. XII), ed anche quelli di Lucca attestano che San Agnello visse sessant’uno anni. Egli fu esponente della prima vita eremitica e cenobitica a Napoli e si distinse per l’esercizio delle più elette virtù. Monumento di particolare importanza era il suo titolo sepolcrale, visibile fino al 1915 sulla paretre posteriore dell’altare maggiore nella chiesa parrocchiale di Sant’Agnello a Caponapoli.
ANTIFONA D’INGRESSO
Questi sono i santi
che hanno ottenuto benedizione dal Signore
e misericordia da Dio loro salvezza;
è questa la generazione che cerca il Signore.                         Cf. Sal. 23,5-6
COLLETTA
O Dio, che hai ispirato a sant’Agnello abate
di servirti in un modello sublime
di perfezione evangelica,
concedi anche a noi, per sua intercessione,
di superare i nostri egoismi
per amare te sopra ogni cosa.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuoi Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
SULLE OFFERTE
Accetta, Signore,
l’offerta del nostro servizio sacerdotale
nel ricordo di sant’Agnello abate,
e fa’ che, liberi dagli affanni e dagli egoismi del mondo,
diventiamo ricchi di te, unico bene.
Per Cristo nostro Signore.
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
Gustate e vedete quant’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.                                Sal 33,9
DOPO LA COMUNIONE
Guidaci, o Padre, nelle vie del tuo amore
con la luce e la forza di questo sacramento;
conferma l’opera che hai iniziato in noi
e portala a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
LITURGIA DELLE ORE
Comune dei santi religiosi (salmodia dal giorno del salterio).
SECONDA LETTURA
Dalle <<Conferenze>> di Giovanni Cassiano, sacerdote
[I, 4-7: SC, Paris 1955, 81-84]
Il fine ultimo dell’ascesi cristiana: il regno dei cieli
Il fine ultimo della professione (ascetica) è il regno di Dio o regno dei cieli; ma la meta immediata è la purezza del cuore (cioè la carità), senza la quale è impossibile che uno possa raggiungere il fine ultimo.
Fissando, dunque, lo sguardo verso questa meta per prendere la giusta direzione, noi camminiamo spediti lungo una linea ben determinata. E se il nostro pensiero talvolta se ne allontana, noi subito, volgendo di nuovo lo aguardo alla metà, torneremo sul retto cammino, correggendo l’errata direzione. Questa norma, richiamando tutti i nostri sforzi a convergere verso questo unico punto, non mancherà di avvertirci prontamente, per poco che il nostro animo possa deviare dalla direzione che si era prefissa.
Così, dunque, secondo l’apostolo Paolo il fine ultimo è la vita eterna: Voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna (Rm 6, 22), mentre la nostra meta è la purezza di cuore, da lui giustamente chiamata la santità, senza la quale non si può raggiungere quel fine. In altre parole: la vostra meta immediata è la purezza del cuore; il fine ultimo è la vita eterna.
Parlando altrove di questo fine il beato Apostolo usa un modo di esprimersi anche più significativo: Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù (Fil 3,13-14). Come se dicesse con questa meta dinanzi, io dimentico ciò che mi sta dietro, cioè i vizi dell’uomo vecchio, e mi sforzo di pervenire al fine ultimo che è la ricompensa celeste.
Abbracciamo, dunque, con tutte le nostre forze ciò che ci può guidare alla meta della purezza del cuore; evitiamo, al contrario, come funesto e nocivo ciò che da essa ci allontana. Per questa meta noi agiamo e tutto sopportiamo; per essa, cioè per conservare sempre la purezza del cuore, noi spezziamo i parenti, la patria, gli onori, le ricchezze, le delizie del mondo, i piaceri.
La purezza del cuore sarà, dunque, il termine unico delle nostre azioni e dei nostri desideri per poter arrivare alla perfezione della carità.
RESPONSARIO                        Mt 19, 21; Lc 14,33
R. Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri, * vieni e seguimi, e avrai un tesoro nel cielo.
V. Dice il Signore: chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo;
R. vieni e seguimi, e avrai un tesoro nel cielo.
ORAZIONE
O Dio, che hai ispirato a sant’Agnello abate di servirti in un modello sublime di perfezione evangelica, concedi anche a noi, per sua intercessione, di superare i nostri egoismi per amare te sopra ogni cosa. Per il nostro Signore.
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