Materdomini

-in allegato le relazioni di Mons. Matino, Mons. Ponte e Mons. Russo

Negli anni del suo ministero a Napoli il Cardinale Arcivescovo ha posto la sua attenzione ad una pastorale incarnata nella vita dei territori, attenta alle vicende quotidiane della gente, prossima alla sofferenza degli uomini e delle donne della Diocesi di Napoli.Tale percorso ha visto nella nuova articolazione dei decanati e nella pubblicazione del piano pastorale “Organizzare la Speranza” la definizione di tre possibili risposte:• coniugare annuncio del Vangelo e riscatto sociale;• scegliere il tempo come luogo dell’annuncio;• farsi prossimo con i viandanti della storia.Il ministero del Vescovo, è bene ricordarlo, è insieme:• ministero di governo;• individuazione delle ministerialità che permettono, nello spirito della sussidiarietà, di rendere vivo il corpo di Cristo;• responsabilità di anticipazione; • profezia e segno.Nessuna Diocesi è uguale all’altra. Nessuna Chiesa locale, benché lo stesso Vangelo, può sfuggire alla responsabilità dell’inculturazione.La nostra Terra è attraversata da un grido di ribellione che rischia di diventare insorgenza civile se la Speranza non riconquista il suo ruolo, se la giustizia non recupera la sua dignità. Ogni cosa è compromessa quando è compromessa la speranza, anche il Vangelo: come cantare i canti del Signore in Terra straniera!C’è allora una correlazione tra celebrare i sacramenti e annunciare la giustizia? Una qualsiasi pastorale che guardi solo all’interno del tempio e non alla molteplicità dei richiami dal suo esterno, è realmente capace di formare cristiani che siano all’altezza del tempo, pronti a dare ragione della speranza che è in loro?L’Arcivescovo in più riprese ha affrontato con coraggio, i problemi che riguardavano la vita civile della nostra gente: la questione ecologica, la crisi economica e sociale, la mancanza di lavoro, la disaffezione progressiva al rispetto della legge, la complessa e anemica partecipazione al bene comune. Di particolare impatto è la lettera del cardinale del Venerdì Santo 2009 “Dove possiamo comprare il pane?”: “Non abbiamo pane”;  “In questa drammatica situazione la Chiesa, come sempre, si sente “vivamente impegnata in questa causa, perché la considera come sua missione, suo servizio, come verifica della sua fedeltà a Cristo, onde essere veramente la «Chiesa dei poveri»”; “.Mentre lo spettro della disoccupazione massiva, particolarmente dolorosa quando colpisce i giovani, si aggiunge, soprattutto nella nostra terra, alla piaga dei disoccupati storici, dei precari, dei senza tetto, delle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, alla solitudine degli immigrati che, approdati da noi in cerca di futuro, si ritrovano agli angoli delle strade, sfruttati talvolta dalla malavita, a chiedere l’elemosina o ad accettare lavoro nero, è quanto mai urgente richiamare la collettività all’etica del lavoro, ad una pianificazione sociale capace di garantire “con inviolabile imparzialità la giustizia cosiddetta distributiva”; “Oggi che, sul nascere del terzo millennio, si sta determinando una grave crisi occupazionale, il pericolo di una seria calamità, di un conflitto sociale di vaste proporzioni è alle porte. “L’errore del primitivo capitalismo può ripetersi dovunque l’uomo venga trattato, in un certo qual modo, al pari di tutto il complesso dei mezzi materiali di produzione, come uno strumento e non invece secondo la vera dignità del suo lavoro”; “Di fronte alle nuove folle che chiedono pane, la Chiesa di Napoli non può restare a guardare, ma vuole aprire le sue braccia e il suo cuore, perché, in nome di Cristo, non può dimenticare che “ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”Nello scorso anno i Vescovi italiani hanno lanciato per questo decennio la sfida educativa.Se di sfida si tratta, è fatto che penetra tutto il vissuto dell’uomo e cerca risposte alle domande di senso: è l’uomo il destinatario del Vangelo. Per poter evangelizzare è necessario conoscere il destinatario, praticarlo, parlare la sua stessa lingua, mangiare il suo stesso pane. Come annunciare il Vangelo a Napoli? Come farsi prossimo della città? Educare significa far emergere, e se la Chiesa ha un ruolo educativo è compito della Chiesa riuscire con tutti gli uomini di buona volontà che abitano la nostra terra far emergere dal cuore di Napoli i suoi valori migliori, convertire il passato di dolore, in attesa di speranza di bene.Qui l’intuizione del Vescovo: mentre l’articolazione della Chiesa Diocesana svolge il suo ordinario lavoro di annuncio e celebrazione del Vangelo, trovare per la stragrande maggioranza, per gli uomini e le donne della nostra Terra, un metodo, una via di pre-evangelizzazione che in maniera simbolica e figurativa sia capace di fare sintesi di un desiderio di riscatto, di premessa di progetti, di intercettazione di linguaggi positivi e propositivi in tempo di depressione. Testimonianza autentica di interesse ai problemi della gente.L’intuizione infatti è un mezzo, una porta verso la conoscenza, è una comunione, un confronto di elementi già nelle nostre mani ma condannati a rimanere sepolti nel nostro inconscio, senza una rappresentazione figurativa (per esempio un simbolo) che comunichi il suo significato ovvio nell’immediato.Giubileo, nel senso biblico del termine vuol dire:• Libertà dei prigionieri;• Riscatto degli abbandonati;• Iniezione di coraggio e di fiducia.UN ANNO DI GRAZIALa tela del Caravaggio, e le Opere di Misericordia, sono un suggestivo percorso da seguire…Nasce il Giubileo per Napoli

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