Messa di ringraziamento per la canonizzazione di S.Giulia Salzano

Care Eccellenze
Caro Maestro Frisina
Rev.ma Madre Generale e Sorelle tutte figlie di S. Giulia Salzano
Cari fratelli e sorelle tutti.
 
 La nostra Chiesa di Napoli esprime nel ringraziamento dell’Eucaristia la sua profonda gioia perché una sua figlia diletta è stata ufficialmente dichiarata santa dal magistero infallibile della Chiesa: Santa Giulia Salzano, di Casoria, si aggiunge alla numerosa schiera di santi e beati che, da Napoli, illuminano il volto santo della nostra santa madre Chiesa. Due anni fa, S. Gaetano Errico; l’anno scorso, S. Caterina Volpicelli, quest’anno S. Giulia Salzano; l’anno prossimo? Speriamo!
 Per comprendere meglio la spiritualità e il carisma della nostra Santa Giulia ci facciamo guidare in questa nostra riflessione omiletica dalla parola di Dio che abbiamo appena ascoltato, la quale ci pone di fronte al legame indissolubile che esiste tra preghiera e vita. La preghiera, infatti, è luogo di verità, è lo specchio della propria vita; la vita intera con le sue contraddizioni e i suoi limiti, con la sua autenticità o la sua falsità: noi preghiamo nel modo in cui viviamo. Solo quando l’uomo riconosce la verità della sua vita, la povertà e il peccato che feriscono la sua esistenza, allora la preghiera acquista la sua autenticità.
 
Così vediamo la preghiera del fariseo, così come ci è riferita nella parabola di Luca: egli sta in piedi, con il capo eretto, con le braccia verso l’alto; questo atteggiamento esteriore e interiore non riesce ad incontrare lo sguardo di Dio perché guarda solo a sé, alle opere che compie, è soddisfatto di quello che fa; Dio è come emarginato perché il fariseo è pieno di presunzione. Il pubblicano, invece, si guarda dentro e riconosce il suo peccato, si batte il petto e incrocia il perdono di Dio. La sua umiltà gli fa toccare il cuore di Dio: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”; riconosce con coraggio la verità della sua vita e, consapevole di essere peccatore, si sente bisognoso della misericordia di Dio, pronto a cambiare vita. E Gesù sentenzia: “Io vi dico: questo (il pubblicano), a differenza dell’altro (il fariseo), tornò a casa sua giustificato; perché chiunque si esalta, sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (v. 14).
 Santa Giulia Salzano è vissuta come umile serva del Signore e ha trovato la forza nella preghiera per compiere la volontà di Dio. Il suo impegno apostolico, infatti, come ho scritto nella lettera pastorale in occasione della sua canonizzazione, non sfocia nel mero attivismo, ma è sempre sostenuto e alimentato dalla preghiera, dalla quale Giulia è intimamente e continuamente sostenuta.
“L’apostolato – ella scrive – produrrà gran frutto quando viene da un’anima di vita interiore. Gesù prima di operare, si raccoglieva nel silenzio e nella preghiera”. Così Ella pregava sempre, prima e dopo ogni azione. Diceva: “dopo la vostra giornata di lavoro, correte ai piedi di Gesù Sacramentato e trattenevi per pochi minuti in santi affetti, chiedetegli tutte le grazie di cui avete bisogno. Egli vi darà vigore e slancio nell’adempimento dei vostri doveri, vi sosterrà con la sua grazia e vi farà crescere nel suo santo amore”.
 
 
E la preghiera in Santa Giulia si esprime nella particolare devozione al Sacro Cuore di Gesù, al quale affida la sua identità di consacrata e di fondatrice. L’amore al Sacro Cuore diventa la strada che ha percorso per giungere alla vetta della santità. L’amore al Cuore di Gesù, l’offerta della propria vita a Lui, la fiducia sconfinata anche e soprattutto nelle prove e nelle difficoltà, costituiscono un grande insegnamento che la Santa ci ha lasciato. Usava ripetere: “Nelle difficoltà della vita quotidiana confidiamo nel Divin Cuore di  Gesù. Egli ci solleva e ci conforta”. “Ricorrete spesso a quella fonte piena di Amore, a quell’arca di pace, a quel ricettacolo di grazie che è il Cuore Sacratissimo di Gesù e da Lui attingete forza e coraggio per raggiungere la santità”.
È a questa fonte che Ella ha attinto per realizzare la sua opera profetica di catechista, di educatrice e di evangelizzatrice soprattutto dei bambini, dei giovani a di tutti coloro che avevano fame e sete di Dio. Ella seppe incarnare il Vangelo nel contesto sociale del suo tempo e della sua Casoria, trovando una risposta valida e coinvolgente, capace di intercettare le domande della gente e di offrire loro risposte di senso. Per questo la Santa, ispirata da Dio, fondò una Congregazione di sorelle che, pronte a dare ascolto alle grida di sofferenza, sapessero donarsi, come Lei, all’evangelizzazione dei poveri e dei sofferenti.
Quanta miseria materiale e spirituale esiste ancora oggi; quanti ci chiedono di andare in loro soccorso perché vogliono conoscere e amare Cristo e non vogliono arrendersi al male, alle ingiustizie e alle cattiverie degli uomini, che mortificano la loro dignità e negano anche i più elementari diritti ad una vita sana e giusta. “La buona catechista – Ella diceva – deve sentirsi sempre pronta, in tutte le ore, per istruire i piccoli e gli ignoranti, non deve misurare i sacrifici che richiede tale ministero, anzi dovrebbe desiderare di morire sulla breccia, se così piacesse a Dio”.
 
E la Santa morì sulla breccia, avendo il Signore accolto il suo desiderio: “Sento innanzi a Dio che finché mi resta un soffio di vita lo debbo impiegare per la gloria di Dio e per il bene dell’opera catechistica”. Morì, infatti, il 17 maggio 1929 dopo aver esaminato, il giorno prima, circa 100 ragazzi di prima Comunione.
Cari fratelli e sorelle, quanto sembrano lontani e distanti i temi dell’educazione e della formazione, così centrali nella vita della Santa, dalla realtà di oggi; lontani, direi,dai drammi e dalle tensioni sociali di oggi, dalle condizioni in cui, ancora una volta, la nostra Napoli – ma anche altre località dell’area metropolitana – si ritrova stretta nella morsa di quella che sembra un’ennesima emergenza, ma che, con un minimo di realismo, va piuttosto identificata come l’ennesima beffa.
I cumuli di immondizia sono ritornati a deturpare non solo il volto e il decoro  della Città, ma la dignità dei suoi abitanti, mentre a pochi chilometri di distanza esplode, in maniera violenta, la protesta di intere popolazioni preoccupate per l’utilizzazione  di nuove discariche sul proprio territorio.
Di fronte a ciò che sta accadendo, la Chiesa – e parlo anche a nome dei Vescovi della Campania – non ha titolo per parlare   di soluzioni tecniche: non c’è affatto bisogno di un’altra voce che si aggiunga alle altre, mentre ancora subiamo quella sorta di paralisi che impedisce di compiere anche il più piccolo passo in avanti.  Tuttavia, la Chiesa non può tacere, perché anche il silenzio sarebbe colpevole rispetto alla visione –  ancora più importante e decisiva – del futuro di questa nostra terra.
Viene  facile, soprattutto di fronte alle  nauseabondi  suggestioni del “dramma rifiuti”, accorciare il passo verso una deriva, anch’essa generalizzata, e  senza ritorno. L’orlo del precipizio, lo vediamo da molti segni, non  è forse lontano. Ma è proprio in momenti come questi che  la voce della Chiesa è chiamata a levarsi alta e forte per richiamare al coraggio.
C’è forse chi – come le forze del male e della violenza – appare pronto a dare l’ultima spallata o il colpo di grazia, perché tutto precipiti e il caos regni su tutto. E non mancano neppure, come sempre nei momenti delle crisi più acute, coloro che invitano a desistere, a considerare tutto il territorio come una specie di e abbandonarlo, andare a vivere oltre.
Napoli non è e non  sarà mai una . Nessuna emergenza può  arrivare a scalfire quel sentimento, allo stesso tempo ordinario ed estremo, come la speranza: una risorsa che questa nostra terra si è guadagnata attraverso secoli  e secoli  di sofferenze.
E’ in momenti  drammatici e cupi come questi che la speranza, a Napoli, prende lo spessore di una presenza reale e concreta, e non già di un sentimento vuoto e consolatorio che serve, semmai, a deprimere e non certo a far ritrovare il coraggio di guardare avanti.
Io stesso, pastore di questa Chiesa, ho parlato, nella solennità del nostro patrono, San Gennaro, di un punto di svolta.
 Il punto di svolta lo indicavo in un rischio. E affermavo che Napoli ha sempre vissuto di pane e speranza. Ora niente è più scontato, né il pane né la speranza. Un rischio: non ancora – e Dio non lo permetta mai –  un  dato di fatto.
La Chiesa non  può voltarsi dall’altra parte per non vedere; ma, soprattutto, non può voltare le spalle alla propria gente e alla propria terra, proprio nel momento in cui tutto sembra giocarle contro, mentre manca il lavoro e cresce la povertà. Con l’occupazione di questa stessa Cattedrale, l’emergenza è entrata – si può dire – fin dentro le sue mura. Questo è un luogo di preghiera e non di protesta.  Anche chi – in maniera non  appropriata – ha scelto la Cattedrale per manifestare, ritiene importante e necessario che il dramma del lavoro, che manca e che è all’origine di molti altri guasti,  entri  nel cuore della Chiesa. 
La vicinanza e la solidarietà per chi è in  cerca, per sé e per la propria famiglia, del pane quotidiano, non potrebbe essere più piena e totale. La speranza di tutta la Chiesa di Napoli  si fonda anche sulla certezza di quel loro pane.
Ma, oggi più che mai, abbiamo bisogno di guardare avanti, di non mortificare, sulla base delle emergenze sempre incombenti, le prospettive di più largo respiro: la di santa Giulia Salzano poteva sembrare, a quei tempi, non molto più di una .  Oggi la chiesa di Napoli ne raccoglie i frutti. 
Mi rivolgo, pertanto, soprattutto a voi, care sorelle catechiste, figlie di Santa Giulia Salzano, e a tutti i catechisti e catechiste della nostra Diocesi: abbiate sempre in voi una forte passione per la catechesi; accogliete con generosità l’invito di Cristo che vi manda per realizzare questa fondamentale opera missionaria; alimentate, con la preghiera, l’amore a Gesù e al suo Divin Cuore, affidatevi unicamente a Lui, che mai  ci lascerà soli.
Santa Giulia Salzano, Maestra e Madre dei catechisti, interceda per noi dal Cielo e assista la Chiesa di Napoli perché sappia imitare i gloriosi esempi che ci ha lasciati.
Maria, Madre della Chiesa, ci protegga e ci accompagni. ’A Maronna v’accumpagna!
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