Il Vescovo Ausiliare di Napoli e Vicario Generale della Diocesi, Antonio Di Donna, 61 anni, è il nuovo Vescovo di Acerra. Lo ha reso noto il Cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, nel corso di una conferenza stampa convocata nella sede della Curia arcivescovile partenopea mercoledì 18 settembre.
Sostituisce il vescovo Giovanni Rinaldi, 76 anni, che lascia quella diocesi per raggiunti limiti di età.
Ecco le prime parole pronunciate da monsignor Di Donna.
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«Provo a manifestare i sentimenti che in questo momento affollano il mio cuore. Il primo sentimento che provo è un misto di”gioia e timore”, espressione con cui i vangeli indicano la reazione dei discepoli di fronte ad una manifestazione del Signore, come ad esempio, le donne al sepolcro. È la prima volta che sono chiamato a guidare una Diocesi. Quando ero bambino e succedeva qualcosa, io pensavo “ci sono ‘i miei genitori”; poi, in Seminario, pensavo “ci sono i superiori”; poi, diventato sacerdote e Vescovo ausiliare pensavo “c’è il Cardinale”. Adesso però “sono allo scoperto” e non ho nessuno a cui appellarmi se non il Signore.
Inizia una nuova tappa della mia vita, un “nuovo inizio”. E ogni volta che iniziamo daccapo, sentiamo di essere sproporzionati.
Da chi comincia tutti si aspettano un'”abilità” particolare. È richiesta da subito un’esperienza senza che ci sia il tempo di farla: “manca il libretto delle istruzioni”, possiamo dire. E questo nuovo inizio avviene nella mia vita a sessantuno anni di età.
L’altro sentimento che provo è la sofferenza del distacco. Si compie per me letteralmente, la parola detta ad Abramo: “Esci dalla tua terra e va’ in un paese che io ti indicherò”; come anche la parola della sequela:”Ed essi, lasciati il padre e la barca, lo seguirono”.
Lascio la Chiesa di Napoli, che è la Chiesa madre. Qui sono stato generato nella fede, qui sono stato educato, qui il Signore mi ha chiamato a seguirlo, qui ho esercitato il mio ministero sacerdotale, qui ho ricevuto la grazia dell’episcopato. La Chiesa di Napoli è una bella Chiesa; il suo presbiterio è buono, generoso, lavora in condizioni eroiche e nel nascondimento.
Sono stato edificato da tante esperienze di servizio gratuito.
A Napoli sono stato bene, circondato dalla stima e dall’affetto dei vescovi, dei sacerdoti, dei diaconi e delle comunità parrocchiali. Sono stato talmente bene che in questi mesi mi sono chiesto più volte se fosse più opportuno servire la Chiesa di Napoli oppure accettare l’ufficio di Vescovo di una Diocesi. Ma (uso il linguaggio dei vangeli dell’infanzia)… L’angelo del Signore mi è apparso e mi ha detto: “Non temere di prendere con te la tua sposa”… Ho sperimentato quanto dice uno scrittore a me caro, Chesterton: “Dio scrive diritto sulle righe storte degli uomini”. E, parafrasando S.Alfonso, anch’io dico: “Iddio mi vuole Vescovo di Acerra e io voglio essere Vescovo di Acerra”.
Un altro sentimento è quello della gratitudine.
Al Papa che mi ha ritenuto idoneo di affidarmi la guida di una Chiesa. Al Cardinale, padre del mio episcopato, da cui ho imparato a fare il Vescovo e che mi ha voluto bene come fratello ed amico. A Mons.Lucio, il fratello con il quale ho vissuto una forte esperienza di comunione costante. A tutti voi, fratelli presbiteri e diaconi, ai religiosi alle religiose, ai laici e alle laiche, in particolare agli amici della curia e al popolo numeroso delle comunità parrocchiali.
Agli amici dico: io ci sarò sempre per voi; chiedo al Signore di donarmi un cuore grande, capace di fare spazio ai nuovi amici, senza togliere i vecchi.
Nella Bolla di nomina, a vescovo ausiliare, il Papa si rivolgeva a me con queste parole:”Diletto figlio, considera quali speranze e attese ripongono in te il pastore di Napoli e i suoi fedeli”: chiedo scusa se non sempre dato compimento a tali attese.
Confido nell’aiuto del Signore, per intercessione della Madonna e del nostro patrono S. Gennaro, nella vigilia della cui festa ho voluto che la mia nomina fosse annunciata ufficialmente. So di trovare ad Acerra un grande amico, familiare al mio spirito:S. Alfonso Maria dei Liguori, “il più santo dei napoletani e il più napoletano dei santi”.
Anche in quella terra dove vado S. Alfonso ha lasciato tracce della sua santità e della sua scienza; infatti, egli pose la sua residenza in Arienzo, che allora faceva parte della Diocesi di S. Agata dei Goti; qui nel palazzo vescovile egli passò nove dei tredici anni del suo episcopato».