“Napoli non può morire e non morirà “


«Napoli non può morire e non morirà perché ha ancora tante cose da dire ai suoi abitanti e al mondo intero». Lo dice il cardinale Sepe alla presentazione del libro Mille Napoli. La Comunità di Sant’Egidio e la città di don Gino Battaglia, edito da Guida (pagg. 314, euro 18). «Un testo – dice l’arcivescovo – nel quale emergono atti e fatti che indicano la grande mobilità di questa città che noi tutti possiamo rendere migliore». Nonostante le sue difficoltà: «Nonostante tutti i suoi problemi – aggiunge Marco Impagliazzo, presidente della Comunità – e nonostante ancora adesso a distanza di 35 anni per qualcuno sono attuali le parole di quel giovane che, nel 1973, si tolse la vita in via Toledo scrivendo “Ritengo sia impossibile vivere in una città come questa”». Il lavoro e l’impegno della Comunità di Sant’Egidio hanno evidenziato, come spiega Gennaro Matino, vicario episcopale per le Comunicazioni sociali: «Napoli non è solo la palla al piede dell’Italia intera, ma può e deve diventare esemplare». Grazie anche al lavoro spesso invisibile condotto dalla Comunità in ogni quartiere a rischio, a fianco degli ultimi e «degli anziani – che per il filosofo Aldo Masullo – sono i più poveri tra tutti perché privi del futuro e del presente. Poveri persino della speranza e verso i quali Sant’Egidio ha portato solidarietà e presenza». Come verso i bambini. «I duemila di Sant’Egidio – dice Francesco Paolo Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale – cercano di insegnare parole, di superare una realtà frammentata collegando esistenze individuali e puntando sulle nuove generazioni». Nel libro di don Gino Battaglia si legge tutto questo con lucidità». Alle spalle un sogno: una missione per la pace, un progetto comune su cui lavorare perché «Napoli possa diventare città del dialogo, superando l’intolleranza e l’indifferenza e quella sorta di indulgenza vesso se stessa che ne rallenta la ricerca di una sua ineguagliabile identità».
 
Rosanna Borzillo (Il Mattino)

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