Nel cuore di Napoli, la casa degli immigrati

Il viaggio della speranza può concludersi nel cuore del centro storico, a due passi dalla Curia arcivescovile di Napoli, dove famiglie, minori bambini immigrati troveranno un pasto caldo, un abito, un luogo dove poter telefonare ai propri parenti. Qui si è inaugurato un centro per immigrati, allestito dal Movimento cristiano lavoratori, grazie all’associazione Virtus Italia onlus e d’intesa con l’Arcidiocesi.
La struttura, in via Tribunali 192, è stata presentata martedì 14 ottobre alla stampa, nel salone arcivescovile dal Cardinale Crescenzio Sepe, dal presidente nazionale Carlo Costalli e dal presidente provinciale di Mcl, Michele Cutolo.
L’immobile di tre piani, utilizzato precedentemente dalle suore Maestre Pie Venerino, ristrutturato in tempi record può ospitare fino a cento posti posti letto e già offre cinquanta nuovi posti di lavoro. «Quasi un miracolo – dice Sepe – i lavori sono iniziati ad agosto quando c’è stata la grande emergenza degli sbarchi ed in un mese, grazie alla Provvidenza, ma soprattutto alla buona volontà degli uomini e ad un lavoro di rete si è giunti ad un risultato che ha del miracoloso». Sepe ha invitato ad evitare le inutili polemiche sulle possibili tensioni tra gli abitanti del quartiere e gli ospiti del centro, sottolineando che «mentre ci si ferma a discutere, si rischia che queste persone muoiano, e invece bisogna subito fare qualcosa per loro».
Ed, infatti, si sono mobilitati associazioni, istituzioni, Prefettura, Questura Inail, Inps, Ispettorato del Lavoro per fronteggiare numeri da capogiro. «Ai 1200 immigrati presenti dopo l’emergenza del 2012-2013 – ha detto il viceprefetto, Gabriella D’Orso – abbiamo aggiunto, quest’anno, gli altri mille che d’estate sono sbarcati a Napoli».
In via Tribunali ci si occupa di prima accoglienza: subito dopo lo sbarco i migranti sono accompagnati al centro, dove sono sottoposti alle prime visite e hanno a disposizione assistenza socio-psicologica, mediazione linguistica e culturale, assistenza sanitaria.
Ricevono, inoltre, pasti caldi, vestiario, un pocket money di due euro cinquanta a persona per sostenere le prime spese e una scheda telefonica di quindici euro per contattare i parenti.
Successivamente, sono trasferiti nelle strutture di secondo livello presenti sul territorio nazionale.
«Di immigrazione non si può solo parlare – interviene il presidente nazionale di Mcl, Carlo Costalli – bisogna costruire opere. Grazie al contributo della Curia abbiamo dato un primo segnale importante per una città che da sempre si mostra accogliente e abbiamo creato 50 posti di lavoro tra personale sanitario, mensa e vigilanza». Concorda il presidente provinciale di Mcl, Michele Cutolo che aggiunge: «È importante sottolineare che il nostro progetto non è legato all’emergenza, ma sarà una struttura permanente dove gli immigrati potranno socializzare tra loro e con il territorio circostante attraverso iniziative ludico-ricreative e culturali».
Accoglienza anche a Marechiaro, nella splendida struttura dei padri Dehoniani in via Marechiaro 42, per venticinque persone. Il progetto è partito il 5 ottobre scorso e la struttura dei padri Dehoniani è la prima ad accreditarsi alla Prefettura come casa di prima accoglienza: qui padre Massimo Bellillo, superiore provinciale, non ci ha pensato due volte a rendere la Casa provinciale struttura “aperta”.
Con lui gli infaticabili laici del Gruppo Ltm (Laici Terzo mondo) che, guidati da Nino Sabatino, diventano punto di riferimento per chi cerca una prima accoglienza. Vitto, alloggio, assistenza sanitaria e legale per tutte le etnie.
«Attualmente nella casa – spiega Sabatino – c’è anche una giovane donna in attesa di un bimbo». Una giovane nigeriana di 21 anni aspetta a Napoli una nuova vita. Un segnale di speranza anche questo.
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