“Nella Tua volontà è la mia gioia”

Le parole del Cardinale Sepe alla celebrazione esequiale del Vescovo Ausiliare Mons. Salvatore Angerami

Il nostro fratello Salvatore ieri è stato chiamato dal Dio per ricevere, dopo un calvario faticoso, il suo ristoro e la pace, per ricevere il premio che lui, il Signore della vita, dà ai suoi servi fedeli. Un calvario lungo, fatto veramente di tanta sofferenza, sopportata tuttavia con esemplare coraggio e forza d’animo, un calvario di cui era cosciente ma che, nello steso tempo, gli dava l’occasione di vivere la sua spiritualità, quella scritta nel suo stemma: “Nella tua volontà la mia gioia”.
Mi confessava le sofferenze, soprattutto nei periodi in cui è stato ricoverato nei vari ospedali per le diverse operazioni chirurgiche cui è stato sottoposto, ma con un volto rasserenante e tranquillo, di chi sa abbandonarsi alla volontà del Signore. Direi che è proprio in questo periodo di sofferenza che il nostro caro Vescovo Salvatore ha saputo, con incisività, predicare quel vangelo della sofferenza che, in qualche modo avevamo già visto incarnato nella sofferenza di Giovanni Paolo II, facendo trasparire il coraggio di rimanere sempre nella volontà di Dio, sintesi della sua vita.
Ormai già adulto nell’età e in qualche maniera, dopo aver percorso quello che sembrava fosse la sua strada naturale, con gli studi in ingegneria elettronica e alcuni lavori in questo campo, ecco la voce del Signore. Ricordo che mi ha raccontato come gli è nata la vocazione e come, un po’ alla volta, quello che era un seme ricevuto da fanciullo nella famiglia, ad un certo punto è maturato fino a fargli comprendere che la sua letizia, la sua gioia, la realizzazione della sua vita non poteva non compiersi che nell’accettazione della volontà del Signore attraverso la vocazione sacerdotale.
E così da prete, prima come animatore nel Seminario, poi come vicario parrocchiale e, infine, come parroco, ha sempre vissuto nell’obbedienza a ciò che i superiori gli chiedevano di fare. E proprio questo spirito fortemente sacerdotale, questa esemplarità a ricopiare Cristo nella sua vita, ha lasciato tanti frutti in tutti i luoghi in cui ha potuto esercitare il suo ministero sacerdotale. E ha fatto lo stesso come Vescovo. Chiamato ad essere Moderatore della Curia, con quanto equilibrio, con quanta serenità, ma anche con quanta fermezza – perché il suo era un carattere fermo, sincero e trasparente – ha esercitato il suo ruolo. Se c’è una particolarità di monsignor Salvatore Angerami la ritroviamo proprio nella coerenza della sua vita: ciò viveva interiormente, come sacerdote e come vescovo, si ritrovava tutta nell’applicazione del suo lavoro. Esemplare in tutto e per tutto, coerente fino in fondo anche quando questo gli poteva costare tanti sacrifici e qualche delusione.
Il gravoso impegno di Rettore del Seminario Maggiore era la sua passione: sentiva fortemente questa missione per i ragazzi.
Ci si incontrava molto spesso per discutere di ogni singolo caso a quella che era l’impostazione del cammino, consegnandomi il programma seminaristico per il prossimo anno da lui concepito e verificato, nonostante la malattia.
Viveva un amore di donazione per i nostri seminaristi in maniera veramente eccezionale, fino all’ultima ordinazione di tredici sacerdoti pochi giorni fa.
Qualcuno mi faceva notare che il Signore ha ascoltato il suo desiderio di vedere questi tredici sacerdoti e poter poi morire santamente.
Dopo l’ordinazione, diversi sacerdoti novelli sono andati a ringraziarlo e dal suo letto – ormai non riusciva più neanche a parlare
– ha lasciato una sorta di testamento spirituale, di amore a Cristo e alla Chiesa, mostrato il suo anello pastorale dove è raffigurato il pellicano esortando i novelli presbiteri ad essere come pellicani e se li è stretti al cuore, fino alla fine.
Certamente ci ha lasciato tante cose ben fatte, più di tutto la testimonianza di chi ha saputo incarnare il sacerdozio e il ministero episcopale nella concretezza della vita. Un esempio per tutti e, devo dire anche dalle testimonianze che ho ricevuto tra ieri e oggi, molti di voi hanno voluto manifestare la propria riconoscenza e la propria devozione verso il nostro Vescovo, facendo emergere una spiritualità incarnata e leggendo queste vostre testimonianze mi sono veramente commosso.
Non mi resta, pertanto, che ringraziare tutti quelli che, in qualche maniera, hanno voluto accompagnare don Salvatore nella salita al calvario. Quanti chiedevano di poterlo salutare ma non è stato possibile poiché si sarebbe stancato troppo.
Anzitutto un grazie ai cari Vescovi ausiliari, Lucio Lemmo e Gennaro Acampa: insieme abbiamo cercato di seguirlo in tutti i modi e in tutte le occasioni, standogli vicino e mostrandogli soprattutto tutta la nostra stima e la nostra amicizia.
Un grazie ai cari familiari che ho conosciuto in diverse occasioni e che lo hanno assistito fino alla fine. Un vivo ringraziamento al professor Mirone, il primo medico a cui lo avevo presentato per affrontare la grave malattia, e al professor Di Lorenzo, l’oncologo che lo ha seguito come neanche un fratello sa fare, di giorno e di notte: grazie professore per quello che ha fatto per il nostro Vescovo! E poi vorrei esprimere un ringraziamento particolare agli animatori del Seminario che sono stati di una dedizione, di una collaborazione, di una esemplarità uniche nello stare vicino, notte e giorno, al caro don Salvatore. È stata la testimonianza più bella che si potesse offrire ai Seminaristi, i quali diverse volte si sono raccolti in preghiera, fino a ieri sera anche oltre l’apertura della camera ardente con la preghiera della Compieta, per accompagnare il loro Rettore. Ringrazio anche i tanti gruppi di sacerdoti e le parrocchie che hanno voluto dedicare momenti di preghiera. In modo particolare un grazie all’Ufficio liturgico che ha preparato delle preghiere da recitare la domenica insieme al popolo di Dio.
Un ringraziamento a tutti e soprattutto seguiamo l’esempio di don Salvatore nella sua devozione alla Madonna. Non lo lasciava trasparire ma era devotissimo di Maria. Quando il Papa è ritornato a Napoli lo scorso 21 giugno, presentandogli la situazione del nostro Vescovo ausiliare, gli ho chiesto la grazia di dargli un saluto. Don Salvatore era molto commosso ed ho visto anche il Papa commuoversi perché quando ho chiesto di pregare, Francesco ha detto: «io prego per lei, soprattutto la Madonna che la benedica, perché, come dice il Cardinale: ‘a Madonna t’accumpagne!».
Prendiamo esempio dall’esercizio sacerdotale ed episcopale di questo nostro fratello che ci lascia un’eredità semplice ma incisiva di come si vive la vocazione cristiana e, quindi, di come si fa la volontà di Dio nel nostro cammino.
Dio lo benedica e da qui, dalla terra – perché adesso lui ci sta ascoltando e ci vede, noi non lo vediamo e non lo ascoltiamo ma lui ci vede e ci ascolta – gli diciamo: pure a te ‘a Madonna t’accumpagne!
* Arcivescovo Metropolita di Napoli
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