Noi ti lodiamo, Dio

Omelia del Cardinale Sepe per il Te Deum

TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO

Liturgia di fine anno

 

31 dicembre 2020, ore 17.30, Chiesa Cattedrale

 

Distinte Autorità,

Cari fratelli e sorelle,

provo particolare gioia per questo incontro di profondo ringraziamento al Signore, al termine di quest’anno difficile, strano e sconvolgente, velato di tristezza.

Ho avvertito il desiderio, il bisogno di ritrovarmi, qui ed ora, con Voi tutti che state a rappresentare il popolo di Dio, l’intera Città, tutta la comunità territoriale della nostra Diocesi. E’ un incontro tradizionale, ma anche un bisogno del cuore.

Difatti, volevo ritrovare il calore dell’appartenenza e rivivere il senso profondo della famiglia che si riunisce per parlarsi, confrontarsi, capire le scelte da fare e gli strumenti da utilizzare, sapendo che in quest’anno c’è stato qualcosa di imprevedibile e di grave che, per tanti versi, ha cambiato il corso della storia dell’umanità, seminando malattia, sofferenza, dolore, morte e tanta nuova povertà.

Un anno da dimenticare? Per niente! Intanto, perché comunque è sempre un dono che ci è stato fatto; poi perché non possiamo, anzi non dobbiamo dimenticare i sacrifici fatti, in particolare,  da tutto il personale sanitario cui va ammirazione e riconoscenza, così come vogliamo ricordare lo strazio e il pianto di tantissime famiglie, le decine di migliaia di morti in solitudine.

Tutto questo deve portarci a riflettere per convincerci della fragilità della persona umana, della sua impotenza di fronte ad eventi gravi e imprevedibili.

E non basta domandarci il perché di una tragedia di così grandi proporzioni. In fondo, è come cercare una giustificazione, un alibi comodo, che ci esime dal ricercare una causa.

Ma non possiamo sfuggire alle nostre responsabilità. Siamo chiamati in causa noi stessi con i nostri comportamenti, le nostre ambizioni smodate, la nostra sete di potere e di danaro, il nostro egoismo ed arrivismo.

Da qui i soprusi commessi, le prevaricazioni, la mancanza di rispetto e di solidarietà verso i nostri fratelli, le offese e i danni arrecati alla natura e alle sue leggi..

Fermarci a questa presa di coscienza? No! Abbiamo il dovere di andare oltre perché il corso della storia del nostro tempo non è ineluttabile.

Siamo tenuti a guardare innanzi con fiducia e speranza. Un altro modo di essere e di vivere è possibile. Una società migliore e più giusta si può realizzare.

Tutto può cambiare, ma dobbiamo cambiare innanzitutto noi nella nostra mentalità, nelle nostre coscienze, nei nostri comportamenti, nell’esercizio corretto del ruolo che abbiamo nella società, nella nostra responsabilità morale e civica.

Sappiamo bene che al buio della notte succede sempre e comunque la luce gioiosa dell’alba e che all’uscita del tunnel veniamo accolti e piacevolmente abbagliati dal chiarore del giorno.

Partiamo da queste sofferenze tragicamente vissute e diciamo con convinzione, ancora una volta, per “crucem ad lucem”.

L’uomo nuovo per un mondo nuovo è possibile. Apriamo i nostri cuori alla speranza, apriamoli a Cristo che è nato al mondo per far ri-nascere l’uomo, per riscattarlo e vincere il male.

Facciamoci accompagnare e guidare da Cristo che continua a donarci quell’amore che, se fatto nostro, ci permetterà di costruire la civiltà dell’amore e la vera fraternità umana.

E allora contribuiremo a non avere  più guerre, a non avere epidemie, a non avere miseria e povertà, a non avere ingiustizie e illegalità, a non avere disoccupati e padri di famiglia in cerca di lavoro.

Pensiamo innanzitutto ai giovani, alle loro aspirazioni e ai loro diritti. Pensiamo agli ammalati che hanno bisogno di essere curati bene, in ambienti sani e attrezzati, con moderne tecniche e terapie adeguate.

Pensiamo agli anziani, perché possano vivere l’ultima stagione della loro vita nel calore della famiglia e non nella solitudine di un ospizio.

Pensiamo ai bambini, che hanno diritto a crescere in salute, con l’amore dei genitori e con l’accompagnamento necessario sul piano educativo e sociale.

Se tutti, ciascuno per la propria parte, facciamo nostri questi pensieri e li facciamo diventare obiettivi del nostro impegno civile e cristiano, allora la speranza non sarà cosa astratta ma la ragione del nostro agire con concretezza e giustizia.

Capiremo che un sano modello di società è realizzabile, perché nulla è impossibile se ci conformiamo e operiamo secondo la volontà e l’insegnamento di Cristo.

Con questo auspicio, che non è affatto un sogno, chiudiamo questo anno doloroso, ma anche di grazia, e apriamoci al nuovo anno che sarà diverso e migliore se diversi e migliori sapremo essere anche noi.

A tutti voi e alle vostre famiglie rivolgo un caro augurio intriso di amore, di riconoscenza e di affetto.

Coraggio, non perdete la speranza, Dio è con Voi!

 

Dio Vi benedica

e  ‘A Maronna V’accumpagna!

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