Signor Sindaco, Distinte Autorità, In questo stesso momento, che ci vede riuniti in questa splendida piazza per omaggiare la Vergine Immacolata, il Papa si appresta a varcare la Porta santa della Basilica di San Pietro, dando così inizio al Giubileo straordinario della Misericordia. Non si tratta di una semplice coincidenza di orari, ma di una sintonia forte che si manifesta sull’onda della misericordia, tema centrale dell’Anno santo indetto da Papa Francesco e orizzonte aperto anche della nostra Chiesa e della nostra Città. Mentre ci apprestiamo ad aprire anche la Porta santa della nostra Diocesi, in Cattedrale, sabato 12 dicembre prossimo, sentiamo ancora più vivo il legame con la Chiesa universale e con il suo Pastore che mai si e’ stancato, in questi due anni e mezzo di Pontificato, di invocare misericordia per gli uomini e le donne di questo nostro tempo. Questa invocazione la sentiamo più viva che mai nella nostra terra. Nella Bolla di indizione del Giubileo, Papa Francesco parla della misericordia come di un amore non astratto ma concreto, di un amore “viscerale”. Potremmo dire, rapportando tutto al nostro territorio, di un amore “impastato” del ventre di Napoli, di tutte le contraddizioni più acute di una Città estrema in ogni sua espressione: terra di Santi come nessun’altra al mondo per numero di cause in corso, ma anche terra dove la spirale di violenza e di odio non sembra mai placarsi e, anzi, finisce per trovare sempre nuovi approdi. E’ la terribile esplosione, in particolare, delle baby-gang a mettere a fuoco, ora, il comparto della più infame delle violenze: quella che prende di mira e stringe in una terribile morsa per prima i suoi protagonisti attivi: giovani, adolescenti e, in qualche caso, addirittura bambini, ai quali la vita comincia col presentare il conto amaro dell’infanzia rubata, di un’età dell’esistenza azzerata dalla vigliaccheria di chi non riesce neppure ad attendere i tempi di reclutamento per ingrossare le file del crimine e della malavita organizzata. Uno scellerato arruolamento per il quale sembra scontato che una delle vie per “crescere”, a Napoli e nel circondario, passa attraverso questa orribile trafila. Non si tratta di un “semplice” problema sociale, ma del futuro di questa Città, che la proliferazione delle baby-gang può strozzare e uccidere senza appello. L’allarme che il vostro Vescovo e la Chiesa di Napoli si sente di lanciare é grave come non mai, mentre è altrettanto grave quello che l’ondata di violenza terroristica sta spargendo nel mondo. L’arruolamento dei ragazzi nelle file della malavita organizzata è la “guerra” di casa nostra, è la sconfitta della nostra comunità locale, è la bandiera a mezz’asta costantemente abbassata sulla nostra storia e sulle nostre conquiste. Ma non dobbiamo, non vogliamo cedere alla rassegnazione. Ce lo chiede anche il Papa, invitandoci a vivere il vero spirito del Giubileo. Il Giubileo é un evento che qui abbiamo intensamente vissuto nel 2011 nel ricordo di quello dell’Anno 2000. Ma il centro di tutto e’ la misericordia, quell’amore profondo che nessuno più di Napoli ha mai sperimentato. Tra le sue innumerevoli contraddizioni, per Napoli la misericordia é la più plateale. E se non lo è, lo deve diventare: perché dove non sembra placarsi la sete di violenza e di odio non deve, ancora di più, placarsi quella sete di misericordia che non dia requie, che scuota le coscienze e le inquieti fino a diventare inestinguibile. Ma proprio perché devessere qualcosa di concreto e reale, la misericordia ha bisogno di entrare nel vivo della realtà di Napoli e di incidervi su molti fronti, primi fra tutti quelli educativi, come il lavoro,la legalità, la famiglia e la scuola. E’ soprattutto nei disagi e nelle difficoltà delle famiglie e nelle criticità della scuola, che si ingigantisce e diventa dramma la frattura sociale di ragazzi che, non riuscendo a vivere il senso della propria vita, arrivano a insidiare quella degli altri, considerata di nessun valore. Le baby- gang, le formazioni giovanili della delinquenza nascono innanzitutto dal disagio precoce che inizia ad aggredire le loro giovani esistenze: è come se la vita presentasse ad essi un conto che non sono in grado di pagare. Ma questo conto siamo noi tutti, noi comunità, noi società, noi istituzioni, noi classe dirigente, a doverlo pagare, rendendo loro conto della nostra responsabilità, del nostro dire e soprattutto del nostro non fare. E alle formazioni giovanili, sì anche a quelle che delinquono, che dobbiamo spiegare qual è il loro futuro, quale domani riserviamo loro, quale tipo di società consegniamo loro. Dobbiamo spiegare loro quale educazione, formazione e orientamento abbiamo garantito a loro. Quale inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni abbiamo approntato per loro. Dobbiamo dire loro perché li mettiamo in condizioni di sprecare, nellattesa e nella sfiducia se non nella disperazione, la parte più bella della loro vita, gli anni dellentusiasmo, della inventiva, della voglia di fare. Dobbiamo giustificarci e scusarci con loro se li abbiamo tenuti in parcheggio a leccarsi le ferite del non fare niente, dellillusione, della speranza tradita, dei diritti negati. E dopo questo dialogo doveroso con loro, abbiamo il dovere di rimboccarci le maniche perché le cose cambino, perché si sentano ancora figli e protagonisti di una società più giusta, perché si apra anche per loro un orizzonte di impegno produttivo, sano e costruttivo, se non vogliamo che finiscano tra gli arruolati della delinquenza. Non cè più tempo da perdere! Allapertura della Porta santa del Giubileo, qui a Napoli il pomeriggio di sabato 12 dicembre, manifesteremo essenzialmente il valore di un impegno: quello di spalancare ogni via a una misericordia capace di entrare, come linfa nuova, nelle viscere della città. La Chiesa ha più che mai la missione di mostrarne il volto, di renderla viva e visibile nel suo impegno verso i più disagiati e gli ultimi della fila. Come Chiesa dobbiamo essere in grado di coniugare e praticare per la Città, una a una, tutte le sette le opere di misericordia. Dobbiamo farci servi di misericordia. Solo cosi ci é dato di poter servire la Città, di assicurarle un futuro. Di non dare per scontato che debba essere la violenza ad avere l’ultima parola. Da Vescovo di questa Chiesa locale, mi rivolgo a tutti i Responsabili della vita sociale della nostra Città: facciamo sistema, facciamo squadra per salvare i nostri giovani. E a voi, che praticate violenza e procurate morte, dico: lAnno della misericordia arriva anche e soprattutto per voi; abbandonate la strada che porta sangue, lutti e sofferenze; ritornate a Cristo che è Dio di amore, giustizia e pace. Il manto della Vergine Immacolata può coprire la vostra tragica esistenza e dare pace a voi e alle vostre famiglie. Basta volerlo per cambiare vita, per trovare misericordia e perdono. Alzate gli occhi verso lImmacolata e scoprirete di essere figli di Dio e fratelli degli altri uomini. Noi pregheremo con voi e per voi, per la vostra salvezza, per il vostro futuro. Dio vi benedica e ” A Maronna v’accumpagne! “