Patrizia

Costantinopoli, 645d.c. - Napoli, 25 agosto 670
Profilo biografico

Secondo alcune fonti Patrizia, discendente del grande imperatore Costantino, nacque nel VII sec. (645d.c.) a Costantinopoli, dove visse al tempo di Costante II, il Monotelita (668-685), di cui era nipote e morì, all’età di 25 anni, il 25 agosto 670 nel castello di Lucullo (Castel dell’Ovo) a Napoli.
Educata a corte dalla nutrice Aglaia, emise i voti di verginità in giovane età e, per rimanere fedele a quel proposito, fuggì dalla città perché l’imperatore Costante II (668-685) suo congiunto le aveva imposto il matrimonio.
Arrivò a Roma insieme ad Aglaia e altre ancelle e, recatasi da papa Liberio, ricevette il velo verginale. Morto il padre, Patrizia ritornò a Costantinopoli: rinunciò a ogni pretesa sulla corona imperiale, distribuì i suoi beni ai poveri e andò in pellegrinaggio verso la Terra Santa. Ma una terribile tempesta la fece naufragare sulle coste di Napoli, precisamente sull’isoletta di Megaride (oggi Castel dell’Ovo). Nel piccolo eremo che vi sorgeva, morì dopo una brevissima malattia.
I funerali, per celeste rivelazione alla nutrice Aglaia, si tennero in modo solenne, con la partecipazione del vescovo, del duca della città e di tanta gente. Il carro col suo corpo, tirato da due torelli senza guida, si arrestò davanti al monastero di Caponapoli dei padri Basiliani, dedicato ai SS. Nicandro e Marciano: in quel luogo, Patrizia aveva profetizzato tempo addietro che sarebbe stata sepolta. I resti rimasero là, insieme alle compagne che l’avevano seguita e che da lei si chiamarono Patriziane o Suore di Santa Patrizia.
Il monastero, trasferiti i monaci Basiliani in quello di San Sebastiano, fu tenuto dalle suore e sotto la regola benedettina ebbe secoli di vita gloriosa.

Secondo quanto riporta la Biografia di S. Patrizia contenuta nella “Bibliotheca Sanctorum”, vol. X (pp. 392-394), il 13 settembre tra il 1198 e il 1214 il sangue di S. Patrizia sarebbe miracolosamente fuoriuscito dall’alveolo di un molare, che un cavaliere romano, per indiscreta devozione, strappò alla santa, morta da qualche secolo.
Tale notizia del miracolo è riportata anche in un articolo del quotidiano "Il Mattino" del 24 agosto 1933 che attesta che “circa cento anni dopo la morte di S. Patrizia: un Patrizio romano, guarito da una grave malattia, ottenne di trascorrere una notte con la salma di Patrizia e strappò al suo teschio un dente-molare che voleva conservare come reliquia. Dalla secca mandibola di Patrizia, scaturì un rivolo di sangue di cui le suore accorse riempirono 2 ampolle”.

Giovanni Alagine "Il martirologio del Monastero di S. Patrizia in Napoli" (estratto da «Asprenas» - Anno XIII, n. 1, 2, 3-4, 1966) parla di un atto notarile di Giovan Mattia Venezia del 29 novembre 1551 da cui si desumerebbe che il 29 novembre 1551 ci fu la traslazione del corpo di S. Patrizia dalla Cappella Capece all’altare maggiore della Chiesa di S. Patrizia (attigua all’Ospedale “Incurabili” di Napoli e oggi chiusa al pubblico).
Sempre secondo quanto riporta Giovanni Alagi,il 28 ottobre1625 S. Patrizia venne dichiarata compatrona di Napoli.

Carlo Celano in "Notizie della città di Napoli" (sec. MDCCXCII)scrisse che nel 1864le suore di S. Patrizia si traferirono nel Monastero S. Gregorio Armeno di Napoli portando con loro le reliquie delle ossa, del sangue, il dente e la manna di S. Patrizia.
Attualmente Santa Patrizia è compatrona della chiesa napoletana e la sua festa si celebra il 25 agosto.
La fama di Santa Patrizia è dovuta ai numerosi miracoli che gli vengono attribuiti.

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